Rodri Pallone d'Oro 2024: aneddoto del calciatore sull'università
Rodrigo Hernández Cascante, per tutti Rodri, ha vinto il Pallone d'Oro 2024: l'aneddoto del calciatore sull'università quando era già professionista
Rodrigo Hernández Cascante, meglio conosciuto come Rodri, ha vinto il Pallone d’Oro 2024, riconoscimento assegnato da France Football al miglior calciatore dell’anno. Forse non tutti sanno che il centrocampista spagnolo del Manchester City è laureato. In un’intervista ha raccontato un aneddoto molto particolare di quando studiava all’università e giocava nel Villarreal da professionista. Ecco cosa è successo.
- Rodri è Pallone d'Oro 2024
- Rodri tra calcio e università
- L'aneddoto di quando era studente (e già professionista)
Rodri è Pallone d’Oro 2024
Rodrigo Hernández Cascante, per tutti Rodri, è il vincitore del Pallone d’Oro 2024. I suoi successi con il Manchester City e la nazionale spagnola, inclusa la vittoria del campionato europeo e il gol decisivo nella finale di Champions League contro l’Inter, lo hanno consacrato come uno dei migliori calciatori al mondo, portandolo a conquistare il prestigioso trofeo individuale di France Football.
Rodri, oltre ad essere un giocatore di grande successo, si è fatto conoscere come un ragazzo ‘normale’. “Per tutta la vita ho vissuto tra questi due mondi: uno il calcio, l’altro il ‘mondo reale'”, ha raccontato in un’intervista rilasciata lo scorso settembre a ‘The players tribune’.
“A volte i ragazzi mi prendono in giro perché sono ‘normale’ – ha proseguito -. È divertente, perché se lo chiedessi a mia moglie o anche a mia madre direbbero che sono la cosa più lontana dalla normalità. Quando si tratta di calcio, infatti, sono un drogato”. E ha aggiunto: “Se sono normale è probabilmente nel senso che non mi interessano i social media o le scarpe da ginnastica da 400 sterline“.
Rodri tra calcio e università
L’amore per il pallone gli ha comunque permesso di laurearsi in Management e Business Administration. “Per me il calcio era quasi come una droga fin da piccolo – ha raccontato Rodri -. Per questo ho stretto un patto con i miei genitori: se volevo perseguire il mio sogno calcistico, allora dovevo anche andare all’università. Così, quando avevo 17 anni, mi sono trasferito da Madrid al Villarreal e mi sono anche iscritto alla Jaume I University“.
Il Pallone d’Oro ha proseguito: “Il primo anno vivevo nelle residenze della Villarreal Academy con i miei compagni di squadra. Ma poi, quando compi 18 anni, sei considerato ‘vecchio’ e devi trovarti un appartamento tutto tuo. Fu mia madre ad avere l’idea: ‘Perché non ti trasferisci direttamente negli alloggi per studenti dell’università?’. E così ho fatto”.
Della sua routine ai tempi dell’università ha detto: “La mattina andavo ad allenarmi al Villarreal, poi nel pomeriggio andavo a lezione e la sera… Beh, la notte era divertente perché ovviamente era l’università. Il venerdì sera tutti andavano in discoteca. Ma prima stavano assieme in stanze minuscole a suonare musica e a bere qualche birra. C’erano circa 20 persone in una stanza, con gente seduta sul letto, sul pavimento, dappertutto. Ero come qualsiasi altro studente, non sapevano nemmeno che giocassi davvero a calcio, quindi mi presentavo con la mia acqua frizzante e restavo lì per un po’ finché non era ora di andare in discoteca. Poi sparivo”.
L’aneddoto di quando era studente (e già professionista)
Durante l’intervista, Rodri ha anche raccontato un aneddoto davvero particolare di quando era studente e già giocatore professionista. L’episodio risale ai tempi in cui il centrocampista militava nel Villarreal, ne LaLiga spagnola.
“Un giorno, quando ero all’università, stavo studiando per un esame e avevo il telefono in modalità silenzioso. In quei momenti mi concentravo così tanto su quello che stavo facendo che potevo letteralmente dimenticarmi di tutto il resto. Quando mi sono preso una pausa, mi sono accorto di avere 20 messaggi, 50 WhatsApp e 10 chiamate perse. Ho pensato: ‘Oh mio Dio, è morto qualcuno? Cosa è successo?’ Poi il telefono inizia a squillare, era un mio compagno di squadra: ‘Rodri dove sei?’. E io: ‘Sono all’università’. E lui: ‘Tutti ti stanno cercando, giochiamo contro il Valencia, siamo tutti sull’autobus'”.
Ha continuato: “Sapete quando avete un incubo e sognate di essere tornati a scuola e di esservi dimenticati di avere un esame? A me è successo, solo che era reale. E non era la scuola, era LaLiga. Mi sono vestito il più velocemente possibile e sono corso alla macchina: nella mia Opel per le strade ero come James Bond . Quando sono arrivato in hotel a Valencia, la squadra stava facendo la riunione tecnica. Quel giorno sono stato distrutto, ma me lo meritavo. Ho imparato che dovevo gestire meglio il mio doppio impegno”.
Raccontando l’aneddoto, Rodri ha concluso: “In ogni fase del mio percorso ho imparato attraverso i fallimenti e ho aggiunto qualcosa di nuovo, un nuovo pezzo del puzzle. Al Villarreal ho imparato cosa significa essere non solo un calciatore, ma un professionista”.