Scuola, prof precario fa causa al Ministero: risarcimento record
Un insegnante di religione ha deciso di far causa al Ministero dell'Istruzione dopo 25 anni di lavoro precario: cosa ha deciso il tribunale sul caso
Sono tantissimi gli insegnanti precari che lavorano nel sistema scolastico con contratti a termine che vengono rinnovati di volta in volta. Un professore di religione, dopo 25 anni da supplente e arrivato sulla soglia dei sessanta anni, ha deciso di fare causa al Ministero dell’Istruzione e ha vinto la causa ottenendo un risarcimento da record.
La causa del prof precario di religione al Ministero dell’Istruzione
Un professore di religione ha lavorato per un quarto di secolo come precario. Nel 2024 si è infine rivolto all’Anief, il sindacato nazionale degli insegnanti, e a novembre 2023 ha presentato ricorso al tribunale del lavoro. Nella causa l’insegnante ha messo sotto accusa “la reiterazione di contratti a termine su cattedre vacanti e quindi in palese contrasto rispetto alle direttive europee e le indicazioni nazionali e sovranazionali, compresa la Costituzione, che combattono le mancate e ingiustificate immissioni in ruolo dopo un periodo di precariato di 36 mesi”.
L’avvocato dell’insegnante ha poi ricordato al giudice del lavoro la mancata applicazione della Direttiva dell’Unione europea del 1999 e le tante sentenze che hanno già condannato l’amministrazione scolastica italiana, fino al recente deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia Europea per l’eccesso di supplenze e mancate stabilizzazioni.
La sentenza del Tribunale
A fine dicembre 2024 è arrivata la sentenza del tribunale che ha dato ragione al professore di religione accordando all’insegnante un risarcimento record per il settore. Si tratta della cifra di 73.711,44 euro, tutti recuperati dal prof, come ha spiegato l’Anief, per il “perdurare del suo stato di precarietà malgrado ci fossero tutte le condizioni per assumerlo in ruolo”.
Il legale dell’insegnante ha sottolineato che, alla fine, il giudice “non ha fatto altro che applicare il nuovo regime sanzionatorio, contenuto nella legge 166 del 2024″, pubblicata in Gazzetta ufficiale verso la fine del 2024 per rispondere al deferimento della Ue. L’avvocato ha precisato che “nella sentenza si spiega, infatti, che il Ministero dell’Istruzione è stato condannato al massimo della sanzione, pari a 24 mensilità“.
La sentenza è stata giudicata positivamente sia dal professore di religione che dal legale che l’ha ritenuta “davvero un bel regalo di Natale per il nostro ricorrente, dopo tantissimi anni di ingiustizia subita a causa della mancata stabilizzazione nei ruoli dello Stato italiano”.
Il commento del presidente Anief sugli insegnanti precari
Sul caso è intervenuto anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, associazione nazionale insegnanti e formatori, con un commento a livello più ampio sulla precarietà all’interno delle scuole. “La verità è che il nostro Paese – ha detto – deve adeguarsi in fretta alle richieste che arrivano dall’Unione europea sulla stabilizzazione del personale della pubblica amministrazione. A partire da quello che lavora nella scuola: considerando le 250mila supplenze annuali che si ripetono ormai da anni, 1 insegnante su 4 non solo non è di ruolo ma rischia di andare in pensione da precario”.
Quanto affermato da Pacifico è proprio ciò che stava per accadere al prof di religione che ha fatto causa al Ministero raggiunti i 60 anni perciò quasi al termine della sua carriera. Per il presidente dell’Anief perciò “non è più tollerabile l’abuso dei contratti a termine che penalizza i supplenti della scuola”.