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Cacciari ANSA

Cacciari contro il ministero dell'Istruzione: "È una sciagura"

Il filosofo Massimo Cacciari sbotta contro il ministero dell'Istruzione e del Merito: cosa è "una sciagura" secondo il professore (e perché)

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il filosofo Massimo Cacciari non ha mai esitato a esprimere posizioni nette e critiche sulle questioni che riguardano la società. Il suo sguardo si è spesso posato sul mondo dell’istruzione, un ambito che, a suo dire, versa in una crisi profonda. In occasione della presentazione del FestivalFilosofia 2025, Cacciari ha rivolto un attacco al ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) guidato da Giuseppe Valditara. Le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni: per lui l’approccio ministeriale è “una sciagura“.

Cacciari attacca il MIM: cos’è “una sciagura”

Per Massimo Cacciari, l’attuale gestione del ministero dell’Istruzione e del Merito rappresenta una vera e propria “sciagura”. Lo ha detto, come riportato da La Repubblica, durante la presentazione del FestivalFilosofia 2025. La manifestazione, che si svolgerà a Modena, Carpi e Sassuolo dal 19 al 21 settembre, quest’anno sarà dedicata alla ‘paideia’, ovvero al tema dell’educazione, della trasmissione del sapere e della scuola.

Ci sono qualche saggio e i pedagogisti in viale Trastevere (dove ha sede il MIM a Roma) che pensano a dare regolette ai giovani. Una sciagura“, ha affermato il filosofo.

Cacciari ha poi richiamato il concetto greco di “pais”, che significa giovane, per sottolineare come, nell’antica Grecia, fosse inteso come “un soggetto attivo” che “agisce sul magister”, ovvero sull’insegnante. Questa visione contrasta con l’idea di un’educazione che si limita a impartire “regolette” o a “informare” passivamente, come quella che, secondo il professore, sta promuovendo il ministero guidato da Giuseppe Valditara.

Secondo Cacciari, “educare non è niente di meccanico e non si risolve nell’informare“. L’atto educativo è per lui un processo dinamico, interattivo, in cui lo studente non è solo una figura passiva che riceve nozioni, ma un protagonista attivo che influenza e modella il proprio percorso di apprendimento.

Perché “la scuola italiana è in crisi” secondo Massimo Cacciari

La critica di Massimo Cacciari al ministero dell’Istruzione si inserisce in una visione più ampia sullo stato della scuola italiana, che, a suo dire, “versa in una situazione di crisi radicale, profondissima“, come ha spiegato nella puntata del 21 gennaio scorso della trasmissione di Rai 3 Lo stato delle cose, condotta da Massimo Giletti. Pochi giorni prima, il ministro Giuseppe Valditara aveva annunciato le nuove Indicazioni nazionali per la scuola (ex programmi scolastici), adesso al vaglio del Consiglio di Stato dopo la pubblicazione del testo definitivo.

In quell’occasione, Cacciari ha elencato una serie di problematiche che a suo avviso hanno messo in ginocchio il sistema scolastico italiano: “Frustrazione, demotivazione di un corpo insegnante, che a volte è anche buono. Processi formativi per il corpo insegnante che sono una vergogna. Scuole sovraccaricate di pesi burocratici, amministrativi. La didattica è all’ultimo posto“.

Il filosofo ha proseguito: “Che di fronte a una situazione di questo genere si parli di latino sì, latino no, è semplicemente indecente“, riferendosi qui alle Indicazioni nazionali, che tra le novità hanno introdotto l’insegnamento (opzionale) del latino alle scuole medie.

Per Cacciari, nel ministero dell’Istruzione ci sono “persone che non sanno ciò che dicono, ciò di cui parlano, che non sanno che cos’è la scuola. Che non sanno come versa la scuola italiana oggi, e pure l’università. Che non sanno quali riforme radicali andrebbero fatte per la formazione dei docenti, per la loro selezione, per l’organizzazione all’interno della scuola, per liberare gli insegnanti da compiti che non hanno nulla a che fare con la didattica e con la loro preparazione”.