Salta al contenuto
Insegnante precaria alla lavagna Fonte foto: iStock

Stipendi degli insegnanti precari, Italia deferita alla Corte Ue

La Commissione Europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia per il caso degli insegnanti precari: sarebbero troppi e troppo discriminati

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

La Commissione dell’Unione Europea ha ufficialmente deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE, per una questione che riguarda gli insegnanti precari della scuola italiana e i loro stipendi. Già in passato il nostro Paese aveva ricevuto degli avvisi. La Commissione aveva avviato una procedura di infrazione a luglio 2019, con una lettera di costituzione in mora alle autorità italiane. Sono seguiti l’invio di un’altra lettera a dicembre 2020 e di un parere motivato ad aprile 2023. Si è arrivati, infine, alla decisione di deferire il caso alla Corte di giustizia, perché l’Italia non ha fatto nulla in tutti questi anni.

Perché la Commissione Europea ha deferito l’Italia

La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Il motivo? L’uso considerato abusivo di contratti a tempo determinato e le condizioni di lavoro discriminatorie nella scuola.

Secondo la Commissione il nostro Paese non avrebbe adottato le giuste misure per evitare discriminazioni in merito alle condizioni di lavoro e agli stipendi dei cosiddetti precari, secondo quanto, invece, previsto dalla direttiva del Consiglio 1999/70/CE.

La questione degli stipendi degli insegnanti

La Commissione Europea ha deferito l’Italia perché ritiene che la legislazione che stabilisce lo stipendio degli insegnanti a tempo determinato nella scuola pubblica non prevede una progressione salariale incrementale basata sui precedenti periodi di servizio. Si tratta di un vero e proprio atto discriminatorio, nei confronti di quel piccolo “esercito” di docenti assunti a tempo determinato, dal momento che il trattamento è diverso rispetto ai colleghi che, invece, hanno un contratto a tempo indeterminato e hanno diritto alla progressione salariale.

Il diritto dell’UE prevede una regolamentazione del ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato successivi di personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali. L’Italia non è riuscita a prevedere misure che seguano le indicazioni date dall’Unione Europea, violando di fatto le norme comunitarie inerenti al lavoro a tempo determinato. “La Commissione ritiene che gli sforzi delle autorità siano stati, finora, insufficienti e pertanto sta deferendo l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea”, questo quanto riportato nel testo in cui si annuncia la decisione di deferire il nostro Paese alla Corte di giustizia UE.

Quanti sono i precari della scuola

Secondo fonti sindacali, i precari nella scuola sarebbero circa 250mila nell’anno scolastico 2024/2025. Per il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, invece, si tratta di numeri esagerati: sarebbero “solo” 160mila i docenti a tempo. Al momento ci sono in Italia sedici bandi di concorso, già in atto o che partiranno a breve. Nove sono destinati ai docenti, due ai dirigenti scolastici, due ai dirigenti amministrativi, tre agli amministrativi (Ata). In ballo, però, c’è ancora la situazione dei precari dei concorsi 2016, 2018 e 2020 e gli idonei del 2023-2024.

La Corte di Cassazione già nel 2016 ha stabilito che i precari storici devono avere un risarcimento variabile tra 2 e 12 mensilità, in base agli anni di precariato. Con il decreto salva-infrazioni del 4 settembre 2024, l’indennizzo dovrebbe salire, variando da 4 a 24 mensilità. Considerando quanti precari storici ci sono in Italia, lo Stato potrebbe dover pagare più di mezzo miliardo di euro di risarcimenti a questa schiera di professori.