Salta al contenuto
Social pericolosi come le sigarette: la nuova etichetta Fonte foto: iStock

"I social nuocciono gravemente alla salute": arriva l'etichetta?

Una nuova proposta di legge arriva negli Usa: un'etichetta che avverta i giovani utenti del web sulla pericolosità dei social, come per le sigarette.

Francesca Pasini

Francesca Pasini

SEO CONTENT WRITER

Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

I social nuocciono gravemente alla salute“, è una possibile etichetta che indicherebbe la pericolosità dei social, proprio come si fa sulle confezioni delle sigarette e sulle bottiglie di alcolici. Trattasi della proposta avanzata dal capo della sanità Usa, il Surgeon general Vivek H. Murthy, e appoggiata da ben 42 Stati americani che ne chiedono l’attuazione, ritenendo le piattaforme social come “pericolose” per la crescita di giovani e adolescenti. Anche l’Australia, parallelamente, si sta muovendo per arginare la disinformazione veicolata tramite i social.

Etichetta come per sigarette e alcool: la proposta sui social network

Quella di Vivek Murthy è una proposta avanzata a giugno, pubblicata in un editoriale del “New York Times”: l’idea è quella di inserire nelle home page delle piattaforme social delle etichette di avvertenza simili a quelle che si trovano sui pacchetti di sigarette, che siamo abituati a vedere corredati da immagini forti che mostrano malattie e gravi conseguenze per la salute di chi le consuma. Lo scopo è quello di “ricordare regolarmente ai genitori che i social media non si sono dimostrati sicuri”, come dichiarato dal capo della sanità americano, ma anche quello di arginare l’impatto negativo sui giovani di tali strumenti.

Murthy si rivolge quindi a Capitol Hill per esortare l’approvazione di questa legge, in modo da avvertire gli utenti “che i social media sono associati a significativi danni alla salute mentale degli adolescenti”. I giovani che trascorrono più di tre ore al giorno sui social correrebbero infatti il “doppio dei rischi” di soffrire di sintomi di ansia e depressione, secondo quanto affermato dal capo della sanità americano.

Come riportato dal “Washington Post”, sono 42 gli Stati Usa che hanno deciso di appoggiare tale proposta, tra i quali New York, California, Colorado, Kentucky, Mississippi, New Jersey, Oregon e Tennessee. In una lettera al congresso, i 42 procuratori generali hanno sottolineato che tale misura rappresenterebbe “un passo significativo verso la limitazione dei rischi per i giovani”, per tutelare quindi gli adolescenti americani dalle gravi conseguenze sulla salute mentale provocate dall’utilizzo dei social.

L’Australia contro la disinformazione sui social

Anche l’Australia si sta impegnando per rendere i social un posto più sicuro. Come riportato da “Reuters”, dopo aver stabilito un’età minima per poter utilizzare i social (tra i 14 e i 16 anni), l’Australia ha avviato il percorso burocratico per l’approvazione di una legge contro la disinformazione dilagante sui social. Guerra ai contenuti falsi e alle fake news che circolano sulle piattaforme, quindi, con multe che, si prevede, arriveranno fino al 5% dei ricavi globali delle aziende che infrangeranno tali regole.

Sono due gli obiettivi di questa legge: garantire elezioni federali trasparenti (che sono previste nel 2025) ed arginare i problemi sulla salute dei cittadini. “La disinformazione e la cattiva informazione rappresentano una seria minaccia per la sicurezza e il benessere degli australiani, nonché per la nostra democrazia, società ed economia”, ha spiegato in una nota il ministro delle Comunicazioni Michelle Rowland.

Una legge che era già stata proposta nel 2023, ma poi bloccata perché l’Australian Communications and Media Authority avrebbe avuto troppo potere nel determinare cosa rientrasse in disinformazione e cosa in un’informazione errata. La nuova versione, ha spiegato Michelle Rowland a “Reuters”, è migliorata e proteggerà i contenuti professionali, artistici e religiosi.

La reazione delle piattaforme social

Al momento, le principali piattaforme social non hanno ancora commentato ufficialmente la notizia della nuova proposta di legge australiana, mentre Mark Zuckerberg si è recentemente espresso in merito alle accuse di disinformazione su Meta. Il fondatore della piattaforma, durante un’intervista in un podcast americano, ha dichiarato di “non voler più chiedere scusa”. Un commento che riporta ai casi che hanno fatto discutere negli anni scorsi, come quelli di Cambridge Analytica o della campagna elettorale di Donald Trump nel 2016.