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ChatGpt Fonte foto: iStock

Studenti che usano ChatGpt: un nuovo studio svela i rischi

Sono sempre di più i giovani che adoperano ChatGpt per studiare: ecco cosa è stato scoperto in uno studio sugli studenti che usano il chatbot

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Ormai ChatGpt è diventato uno strumento di utilizzo comune. Sono molti gli studenti che adoperano il chatbot per studiare e fare i compiti, e questo ha messo in guardia numerosi esperti sulle possibili conseguenze negative dell’Intelligenza artificiale (IA) sui giovani. Ecco cosa è stato scoperto in uno studio condotto sugli studenti che usano ChatGpt.

Lo studio su studenti e ChatGpt

Perché gli studenti utilizzano ChatGpt e quali sono le conseguenze? Una ricerca pubblicata sull’International Journal of Educational Technology condotta da un gruppo di studiosi provenienti dalla FAST School of Management di Islamabad, dall’Università di Haripur e dall’Università di Malaya di Kuala Lumpur, ha cercato di rispondere a queste domande.

Nella prima parte dello studio i ricercatori hanno interrogato 165 universitari provenienti da diversi atenei pakistani riguardo al loro utilizzo di ChatGpt. Dopo di che hanno esteso il campione di riferimento ad altri 494 studenti per raccogliere dati di confronto e valutare “gli effetti dell’uso di ChatGpt sui livelli di procrastinazione, sulla perdita di memoria e sul rendimento scolastico”.

Le conseguenze di ChatGpt sugli studenti

I risultati della ricerca hanno mostrato che un uso eccessivo di ChatGpt può avere effetti dannosi per gli studenti. In particolare, i giovani che utilizzano frequentemente ChatGpt per i loro studi sono più propensi a procrastinare rispetto a coloro che se ne servono raramente. Non solo, i ricercatori hanno riscontrato che gli universitari che sfruttano spesso il chatbot hanno meno memoria di chi non lo utilizza, oltre ad avere uno scarso CGPA (Cumulative Grade Point Average), ovvero performance scolastiche peggiori.

“Il carico di lavoro accademico e la pressione del tempo – hanno spiegato gli esperti – hanno probabilmente promosso la procrastinazione e la perdita di memoria tra gli studenti attraverso l’uso di ChatGpt. Inoltre, questi fattori di stress hanno ridotto il loro rendimento accademico”. “Coerentemente – hanno proseguito -, i risultati della ricerca hanno suggerito che una maggiore sensibilità alla valutazione ha scoraggiato gli studenti a servirsi di ChatGpt per svolgere i loro compiti accademici. Il minor uso di ChatGpt, a sua volta, ha aiutato gli studenti a sperimentare livelli inferiori di procrastinazione e perdita di memoria”.

Lo studio ha dunque evidenziato che gli studenti che fanno molto affidamento su ChatGpt per studiare mostrano:

  • maggiore procrastinazione;
  • perdita di memoria;
  • rendimento scolastico peggiore.

I consigli degli esperti su ChatGpt

“L’indagine – hanno sottolineato i ricercatori – fornisce importanti implicazioni per le università, i policy maker, gli insegnanti e gli studenti. I nostri risultati suggeriscono che sia un carico di lavoro pesante che la pressione del tempo sono fattori influenti che spingono gli studenti ad utilizzare ChatGpt per studiare”. Pertanto, “le università dovrebbero sottolineare l’importanza di una gestione efficiente del tempo e della distribuzione del carico di lavoro”. Se da un lato, infatti, ChatGpt “può aiutare a gestire carichi di lavoro pesanti in tempi ristretti, dall’altro gli studenti devono essere tenuti al corrente delle conseguenze negative di un uso eccessivo del chatbot”. Gli studenti “potrebbero essere incoraggiati ad utilizzare ChatGpt come risorsa complementare per l’apprendimento, invece che come strumento per completare i compiti senza sforzi”.

Per scoraggiare l’uso improprio di ChatGpt, hanno consigliato gli autori della ricerca, i docenti “dovrebbero progettare programmi di studio e strategie di insegnamento che siano in grado di coinvolgere la naturale curiosità e passione degli studenti per favorire l’apprendimento”. Per questo è “importante promuovere un ambiente in cui gli studenti traggano soddisfazione dal padroneggiare concetti impegnativi in modo indipendente piuttosto che affidarsi esclusivamente agli strumenti di Intelligenza artificiale generativa”.