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Compiti Fonte foto: iStock

18 studenti su 23 fanno i compiti con ChatGpt: il caso a Cremona

In una classe di una scuola media 18 studenti su 23 hanno svolto i compiti a casa sfruttando l'aiuto di ChatGpt: a Cremona è esploso il caso

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

In una scuola media di Cremona 18 studenti su 23 hanno fatto i compiti a casa con ChatGpt ed è scoppiato il caso. Ecco cosa è successo.

Compiti a casa con ChatGpt: il caso a Cremona

Il compito a casa per il weekend doveva essere un tema. Ovviamente da svolgere in completa autonomia, per permettere all’insegnante di valutare le competenze degli studenti. Ma quando il professore si è trovato davanti gli elaborati consegnati dai suoi alunni, si è subito reso conto che c’era qualcosa che non andava. Dopo varie richieste, gli studenti hanno confessato: 18 su 23 hanno svolto il tema con l’aiuto di ChatGpt.

La vicenda, riportata da ‘Cremona Sera’, ha visto protagonista una classe di terza media di una scuola cremonese. I ragazzi, probabilmente per risparmiare tempo e fatica e consegnare il tema in tempo al docente, non si sono neanche preoccupati di rileggere il testo prodotto dall’intelligenza artificiale. I temi non presentavano errori grammaticali ed erano caratterizzati da una costruzione del testo di livello superiore a quello richiesto a degli studenti di terza media. Il docente ha così deciso di far rileggere in classe i testi ai suoi alunni, ma loro non sarebbero stati in grado di capirne i contenuti, ammettendo di aver utilizzato ChatGpt.

Scuola e intelligenza artificiale: la parola agli esperti

L’intelligenza artificiale è una realtà che sta cambiando le regole anche nel mondo della scuola. Sulla questione è intervenuto Cristiano Villaschi, docente di Lingua e Letteratura italiana e di Storia all’Istituto Torriani di Cremona: “Il fenomeno è parecchio esteso – ha spiegato il professore a ‘Cremona Sera’ -. Sulle versioni di latino ormai si trova di tutto, già confezionato. Per l’italiano, soprattutto quando ci sono compiti assegnati a casa senza il controllo diretto del docente, accade spessissimo”.

Come accorgersi se uno studente utilizza l’intelligenza artificiale per svolgere i compiti a casa? “Di solito ce ne accorgiamo perché il lavoro cambia proprio del tutto – ha detto il docente -. Se uno studente scrive benissimo il testo e poi, interrogato verbalmente, non riesce a mettere soggetto predicato e complemento in fila, si coglie subito”.

“Il fenomeno è parecchio diffuso, ciascuno di noi docenti l’ha già incontrato almeno una manciata di volte – ha ribadito Villaschi, consigliando agli insegnanti di utilizzare “le armi” che possiedono, come “il sequestro del telefono durante le verifiche in classe. Se invece il testo prodotto per compito sembra scritto da qualcun altro, verifichiamo oralmente la comprensione di quel testo. Io per esempio non do mai compiti con valutazione a casa, in modo da evitare queste situazioni. In ogni caso, l’IA è ormai una realtà da affrontare”, ha concluso il professor Villanschi.

Secondo Paolo Ferri, professore ordinario di Tecnologie della formazione all’Università Milano-Bicocca intervistato da ‘Il Giorno’, la soluzione alla sfida lanciata da ChatGpt al mondo della scuola può essere affrontata “provando a trasformarla da minaccia in risorsa”. Dunque provando “a usarla in classe e valutare non tanto le risposte che fornisce, quanto piuttosto le domande che le vengono poste”, per poterla utilizzare “in modo produttivo, facendo le domande giuste”.

Non si hanno dubbi che “questa tecnologia è già ampiamente usata dai ragazzi e nel futuro lo sarà sempre di più – conclude Ferri -. Serviranno anzi persone e figure professionali in grado di usarla e ‘governarla’. L’atteggiamento di chiusura o il far finta di niente è inutile. La scuola deve farci conti”.