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Lupo Fonte foto: iStock

Una scuola ha permesso a un bambino di identificarsi in un lupo

In Scozia una scuola ha permesso a un bambino di identificarsi come un lupo ed è scoppiata la polemica: il caso e cos'è la disforia di specie

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

In Scozia una scuola ha permesso a un bambino di identificarsi come un lupo. L’alunno in questione ha affermato di essere affetto dalla disforia di specie. Ecco cos’è.

Il caso: cos’è la disforia di genere

Il bambino si sente un lupo, e gli insegnanti lo sostengono. Il caso, che ha generato numerose polemiche, è scoppiato in Scozia, come riportato dal quotidiano britannico ‘Daily Mail’. Lo studente ha detto di soffrire di disforia di specie, condizione vissuta da coloro che non si riconoscono nella specie di nascita. In questo caso, sentirsi lupo nonostante si sia nati umani.

Come spiegato dal neuropsicologo Tommy MacKay, intervistato dal giornale, “non esiste una condizione clinica denominata disforia di specie“. Secondo l’esperto, però, il caso dell’alunno che si identifica in un lupo “non è sorprendente”, visto che viviamo “un’epoca in cui molte persone vogliono identificarsi in qualcosa di diverso da quello che sono”.

A sorprendere lo psicologo è la reazione della scuola: “Ora abbiamo un consiglio d’istituto che sembra accettare il fatto che un bambino si identifichi come un lupo invece di dirgli di uscirne fuori da questa situazione e di prendere coscienza di se stesso, che sarebbe l’approccio di buon senso”.

Sostenendo il bambino, la scuola avrebbe scelto di osservare le linee guida del governo scozzese denominate GIRFEC (Getting it right for every child), che mirano a supportare gli alunni indipendentemente dagli ostacoli all’apprendimento o dalle sfide che devono affrontare, nonché di rispettare la cosiddetta ‘ruota del benessere’. Si tratta di uno schema riportato nelle linee guida GIRFEC che sottolinea l’importanza di aiutare i bambini a “superare le disuguaglianze” e di garantire che vengano ascoltati nelle “decisioni che riguardano la loro vita, con adeguato supporto dove ritenuto opportuno”.

La comunità furry

L’autorità locale scozzese ha affermato che l’alunno apparteneva a un gruppo che si definisce ‘furry‘ e si identificava con la ‘persona animale’. La comunità furry nasce dal fandom incentrato su personaggi che sono animali antropomorfi, con personalità e caratteristiche umane come la capacità di parlare, il bipedismo e il modo di vestirsi. Esempi di questi personaggi sono sia i lupi mannari dei film fantasy che i protagonisti di alcuni cartoni animati e fumetti come Bugs Bunny e Robin Hood.

Attualmente ne fanno parte circa 1,8 milioni di persone provenienti principalmente da Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna e Germania. Non esiste una vera e propria organizzazione che riunisce la comunità furry, bensì diversi club e gruppi (sia online che offline) nei quali ritrovarsi. Gli appartenenti scelgono la propria ‘fursona’, l’alter ego della propria persona umana.

Altri casi simili

Quello del bambino che si sente un lupo non è un caso isolato nel Regno Unito. Nel novembre dello scorso anno, una scuola del Galles ha dovuto smentire la notizia di aver fornito delle lettiere ad alcuni bambini che si identificavano come gatti.

In quella occasione, la vicepreside della scuola aveva dichiarato, come riportato dal quotidiano inglese ‘The Telegraph’: “Siamo venuti a conoscenza di una serie di preoccupazioni sollevate all’interno della comunità riguardo all’uso di lettiere nella scuola. Vorrei cogliere l’occasione per assicurarvi che non abbiamo e non avremo intenzione di fornire alcuna lettiera. Pur essendo una scuola inclusiva e accogliente, non prendiamo provvedimenti per gli alunni che si riconoscono in un animale di qualsiasi tipo. Questo tipo di comportamento non è accettabile a scuola”, aveva concluso.