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Università, perché Bernini ha fermato il "ddl precari"
La ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha fermato l'esame del disegno di legge 1240, ribattezzato 'ddl precari': ecco perché
Anna Maria Bernini ha fermato il disegno di legge 1240, provvedimento che dalle opposizioni e dai ricercatori è stato ribattezzato ‘ddl precari‘. Ecco perché la ministra dell’Università e della Ricerca ha deciso di fare dietro-front.
- La ministra Bernini ferma il 'ddl precari': il motivo
- L'esposto dell'Associazione dottorandi alla Commissione europea
- Il commento della Flc Cgil
La ministra Bernini ferma il ‘ddl precari’: il motivo
Il 20 febbraio, di fronte alla Conferenza dei rettori (Crui), la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha annunciato la sospensione dell’esame del ddl 1240, che reca le ‘Disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca’. A darne notizia è La Repubblica.
Il disegno di legge, da lei stessa presentato, di fatto resta così arenato in settima commissione del Senato, dove era in corso di esame.
Ma perché Bernini ha deciso di fermare la norma? “Alla luce delle veementi proteste di sindacati e associazioni di dottorandi che si sono rivolti alla Commissione europea per bloccarne l’iter parlamentare, non posso che fermare il decreto”, ha detto alla Crui, come riportato da La Repubblica.
La Conferenza dei rettori, da parte sua, ha ribadito il suo favore al ddl: “Riteniamo che il decreto proposto dal ministero dell’Università individui le figure di pre-ruolo utili e necessarie al reclutamento di giovani studiose e studiosi nazionali e internazionali. Auspichiamo, pertanto, che l’iter parlamentare di approvazione del disegno di legge prosegua e si perfezioni nel breve”.
L’esposto dell’Associazione dottorandi alla Commissione europea
Il 4 febbraio l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia (Adi) ha annunciato di aver “formalmente presentato un esposto alla Commissione europea, richiamando l’attenzione sulle criticità nell’attuazione della riforma delle carriere dei ricercatori prevista dalla Missione 4, Componente 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.
L’Adi ha spiegato: “Il dossier evidenzia come la riforma, introdotta con la legge 79/2022 (nota come “Pnrr-bis”) voluta dall’allora governo Draghi, abbia abolito il precedente istituto degli assegni di ricerca sostituendolo con il contratto di ricerca, un vero e proprio contratto di lavoro con diritti e tutele. Tuttavia, nonostante la firma della sequenza contrattuale da parte dell’Aran lo scorso ottobre 2024, l’adozione effettiva del contratto resta bloccata a causa di ritardi tecnici nella certificazione di compatibilità economica da parte della Ragioneria generale dello Stato”.
Oltre a questo, l’Adi “ha segnalato come la presentazione del disegno di legge 1240/2024 rappresenti un rischio significativo per l’intero comparto universitario, introducendo figure para-contrattuali prive di adeguate garanzie“. Nel ddl si parla di “contratti a tempo determinato post-doc”, di “borse di assistenti all’attività di ricerca” junior e senior e di “contratti di professore aggiunto”.
Questo, secondo l’associazione, “potrebbe compromettere gravemente la dignità, le prospettive di carriera della comunità accademica e costituire possibile reversal degli impegni assunti dall’Italia nell’ambito del Pnrr”.
Il commento della Flc Cgil
Il disegno di legge 1240, che “vorrebbe introdurre molteplici figure precarie con nessuna tutela e nessun diritto” è stato “per ora bloccato in Parlamento per l’assoluta incoerenza con gli impegni presi dal nostro Paese in sede europea. Il suo blocco è un primo e significativo risultato della mobilitazione di questi mesi e anche dell’azione di questo sindacato, che rivendichiamo pienamente”. È quanto si legge in un comunicato stampa della Flc Cgil.
Il sindacato ha proseguito puntando il dito contro la Conferenza dei rettori: “La Crui, rispondendo alle ripetute e pressanti richieste pubbliche della ministra, ha oggi dichiarato il proprio sostengo alla necessità di nuove flessibilità nel pre-ruolo universitario e specificamente nella proposta del ddl 1240. La chiamano flessibilità anche i rettori (sic!). Gli stati di confusione di questo organismo non solo proseguono, ma oggi si piegano alle richieste e alle volontà del governo (alla faccia di ogni difesa dell’autonomia del sistema universitario italiano)”.