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Violenza sulle donne Fonte foto: ANSA

Violenza sulle donne, cosa deve fare la scuola per gli italiani

Secondo 9 italiani su 10, la violenza sulle donne si contrasta a partire dai banchi di scuola: i dati del report 'Prima che sia troppo tardi'

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Oggi, 25 novembre, ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una piaga sociale che preoccupa 8 italiani su 10, che la ritengono grave e urgente da affrontare, e che può essere contrastata a partire dai banchi di scuola. È quanto emerge da ‘Prima che sia troppo tardi’, il nuovo report di Inc No Profit Lab, che quest’anno ha deciso di dedicare alla violenza e alle diseguaglianze di genere. Lo studio, condotto in collaborazione con AstraRicerche, aveva l’obiettivo di indagare l’opinione degli italiani sul fenomeno. “Noi avevamo la nostra idea e la ricerca ha confermato che si tratta anche dell’idea degli italiani”, hanno spiegato gli autori. Ma cosa deve fare la scuola per invertire la rotta? Ecco i risultati dell’indagine.

Violenza sulle donne e scuola: l’opinione degli italiani

La violenza di genere contro le donne è percepita come molto o abbastanza diffusa dall’80,8% degli italiani ed è un problema grave e urgente da affrontare prima di tanti altri per il 68%. A rilevarlo è ‘Prima che sia troppo tardi‘, il nuovo report di Inc No Profit Lab, pubblicato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Come mostrano i risultati della ricerca, la percezione tra i maschi è costantemente inferiore, e la differenza più marcata in negativo (25 punti in meno) si registra fra i maschi e le femmine della Generazione Z. I più giovani sono anche coloro che, a prescindere dal sesso biologico, mostra meno interesse per interventi urgenti per contrastare il fenomeno (solo il 40% degli intervistati).

Lo studio sottolinea anche che gli italiani parlano molto di violenza di genere, soprattutto in famiglia: quasi 8 su 10 lo fanno con i figli che hanno tra i 14 ed i 18 anni, 7 su 10 con il partner e i bambini dai 10 anni in su, ma meno di 4 su 10 ne parlano con i figli più piccoli (5-9 anni).

È però fortemente diffusa la convinzione che la famiglia non basti: più di 9 italiani su 10 vorrebbero campagne di sensibilizzazione sulla violenza di genere nelle scuole. Un plebiscito con numeri quasi totalitari tra le donne (94%), ma assai elevati anche tra gli uomini (89%). Come sempre, sottolineano ancora gli autori dell’indagine, i meno sensibili al tema si confermano i maschi della Gen Z: meno di 4 su 5.

Educazione affettiva a scuola: lo chiede l’80% degli italiani

Per 8 italiani su 10 è opportuno far diventare l’educazione all’affettività una materia di studio nel corso scolastico di bambini e adolescenti (79,7%). Un’azione che, a loro avviso, farebbe davvero la differenza nel contrasto della violenza di genere.

Nel dettaglio, secondo gli italiani il grosso dell’attenzione sul tema a scuola dovrebbe concentrarsi sui bambini tra i 5 ed i 9 anni (39,6%) e su coloro che hanno tra i 10 ed 14 anni (46,9%). Oltre da molti è considerato già troppo tardi: solo il 13,6% pensa che sarebbero necessarie campagne di sensibilizzazione in ambiente scolastico indirizzate agli adolescenti tra i 15 ed 18 anni.

Secondo gli italiani, gli argomenti prioritari di educazione sentimentale da affrontare nelle scuole sono 4:

  • come riconoscere i segnali della violenza di genere (72,6%);
  • come superare gli stereotipi di genere (48,1%);
  • come affrontare il tema della rabbia (45,6%);
  • come gestire al meglio i rapporti sentimentali e amorosi (40,1%).

In ogni caso, il compito di trasferire educazione su questo tema resta per il 65,5% del campione anche in capo alla famiglia. Ma per il 61% degli italiani dovrebbero essere demandata ai docenti e, con percentuali minori, alle istituzioni (43,2%), a figure professionali specialistiche (medico, psicologo, sessuologo per il 39,9%) e alle organizzazioni non profit attive sul territorio.