
Quanto conta il voto alla Maturità e cosa cercano le aziende
In Italia il voto alla Maturità serve solo in pochi casi, diverso è il discorso se si pensa d'iscriversi in un'università all'estero: cosa considerare
Durante la Maturità 2024/2025 hanno generato diverse polemiche i casi degli studenti che si sono rifiutati di sostenere la prova orale dell’esame di Stato venendo comunque promossi con il minimo grazie ai voti ottenuti agli scritti. Se avessero completato tutte le fasi per ottenere il diploma, è molto probabile che questi ragazzi sarebbero usciti con una valutazione ben più alta. Ma, guardando a una prospettiva futura, uscire dalla scuola superiore con 60/100 può creare difficoltà per l’iscrizione all’università o l’ingresso nel mondo del lavoro?
Voto alla Maturità e università: come funziona in Italia e all’estero
Se lo studente ha intenzione d’iscriversi, dopo la scuola superiore, in un’università, difficilmente gli servirà una valutazione alta alla Maturità.
Negli atenei italiani, infatti, la maggior parte dei corsi di laurea è senza limiti di iscrizioni e non richiedono alcun tipo di voto minimo per l’ammissione. Nel caso di quelli a numero chiuso, solitamente si tiene conto solo del superamento della o delle prove e non del voto della Maturità, quindi anche in questo caso non c’è alcuna differenza tra chi ha preso 60/100 e chi 100/100.
Sul sito, del prestigioso ateneo della Normale di Pisa, per esempio, si legge che “ai fini dell’ammissione valgono esclusivamente i risultati delle prove di concorso: non conta né il voto di maturità né il precedente curriculum scolastico o universitario”.
Ma se si sta pensando di iscriversi a un’università all’estero? In questo caso il discorso cambia nettamente, in particolare gli atenei più importanti o privati richiedono voti di diploma particolarmente elevati. L’accesso all’università di Oxford, per esempio, è quasi impossibile per chi non ha ottenuto almeno 95 su 100 alla Maturità.
C’è poi la questione borse di studio. Anche in Italia, se si vuole ottenere un’agevolazione economica, conta il voto della Maturità. Diverse università italiane come la Sapienza di Roma, la Bocconi, il Politecnico, la IULM, la Cattolica di Milano, la Ca’ Foscari e lo IUAV di Venezia, la Federico II e l’Orientale di Napoli, l’Università di Bologna, ma anche quelle di Catania, Ferrara, Padova, Perugia, Roma Tre, Trieste e Tor Vergata, prevedono la riduzione delle tasse per il primo anno a chi ha ottenuto voti particolarmente alti alla Maturità.
Voto alla Maturità e lavoro: cosa cercano le aziende
Il Post ha chiesto ad alcuni esperti delle risorse umane quanto conta il voto della Maturità per l’ingresso nel mondo del lavoro. Una dipendente di MAW, un’agenzia che si occupa di mettere in contatto le aziende con potenziali lavoratori, ha spiegato che “quando le aziende private italiane, che tendenzialmente sono medio-piccole, mi sottopongono i criteri di selezione per cominciare a cercare candidati, questo punto non c’è praticamente mai“.
Durante il colloqui è però possibile che venga chiesto perché “non ci sono tante altre grandi cose che si possono chiedere a un ragazzo neodiplomato”.
Fabiana Andreani, esperta di mondo del lavoro e prima influencer sul tema, ha confermato che negli anni “nel settore privato l’interesse per il voto di maturità sta sostanzialmente sparendo: l’indicazione è piuttosto di portare certe competenze trasversali, come la gestione dello stress e della complessità, la conoscenza delle lingue oltre a eventuali skill tecniche”.
Andreani ha specificato che “tendenzialmente il voto valuta una serie di competenze ristrette, ovvero se sei bravo a studiare e a performare in una specifica materia, ma magari poi non sei capace di lavorare in gruppo, di negoziare o di gestire le relazioni”.
Quanto conta il voto della Maturità nei concorsi pubblici
Se si punta a lavorare nel settore pubblico, invece, il voto alla Maturità conta per ottenere dei punti in più. Dal 2015, infatti, una legge ha abolito la soglia di sbarramento, ovvero di non poter partecipare al concorso se ci si era diplomati con meno di 70/100 o 80/100.
Oggi i bandi sono aperti a tutte le persone diplomate alle scuole superiori, anche con il minimo dei voti, ma in alcuni casi vengono assegnati dei punti bonus ai candidati che hanno ottenuto determinati voti alla Maturità.
In alcune aziende private a partecipazione pubblica permane invece il voto minimo, per esempio alle Poste italiane i portalettere o gli operatori di sportello devono aver ottenuto un voto di almeno 70 al diploma o almeno 102 all’università.