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Personaggi del Purgatorio di Dante: analisi e significato

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Purgatorio, seconda cantica della Divina Commedia, è il regno della speranza e della purificazione, popolato da anime che, pur essendo state peccatrici in vita, sono destinate alla salvezza eterna. A differenza dell’Inferno, dove le anime sono condannate senza appello, qui le anime soffrono per espiare le colpe, ma con la certezza del perdono divino. I personaggi che Dante incontra lungo il cammino purgatoriale sono figure umane e complesse, spesso profondamente toccanti, capaci di insegnare qualcosa sulla natura del peccato, sul pentimento e sulla redenzione.

Le anime che Dante incontra nell’Antipurgatorio

L’Antipurgatorio è la zona che precede l’ingresso effettivo nel monte del Purgatorio. Qui si trovano le anime scomunicate, negligenti, morti in contumacia o pentiti in punto di morte, costrette ad attendere un tempo prima di iniziare il vero processo di purificazione. I personaggi dell’Antipurgatorio sono segnati da una forte umanità, dal rimpianto e da un sincero desiderio di salvezza.

Manfredi di Svevia, figlio dell’imperatore Federico II, è tra le figure più memorabili. Ucciso in battaglia e scomunicato dalla Chiesa, rivela a Dante di essere stato salvato dalla misericordia divina, poiché si pentì sinceramente prima di morire. La sua presenza sottolinea la potenza del pentimento autentico, capace di superare anche la condanna ecclesiastica.

Belacqua, pigro cronico, rappresenta le anime che, pur sapendo cosa fosse giusto fare, rimandarono sempre il momento del pentimento. Il suo tono ironico e dimesso è emblematico della leggerezza spirituale che lo ha contraddistinto in vita, ma è anche segno di una nuova consapevolezza.

Buonconte da Montefeltro, morto in battaglia e salvato da un istante di fede, incarna l’idea che il destino eterno può cambiare anche all’ultimo respiro, se il cuore si apre alla grazia. Il contrasto tra la sua fine e quella del padre (nel canto XXVII dell’Inferno) rafforza l’idea dantesca della libertà morale e della giustizia divina che va oltre le apparenze.

I custodi e le guide del Purgatorio

Il viaggio di Dante è accompagnato da figure guida che rappresentano la sapienza, la giustizia e la misericordia. Alcune sono allegoriche, altre storiche, tutte dotate di forte autorità spirituale.

Catone l’Uticense è il guardiano dell’ingresso del Purgatorio. Nonostante si sia suicidato, Dante lo colloca in questo luogo perché simbolo di libertà morale e integrità civica. La sua presenza è un’anomalia che rivela come i criteri del giudizio divino non siano sempre comprensibili secondo la logica umana.

Sordello, poeta mantovano, accoglie Dante e Virgilio tra le anime dell’Antipurgatorio. La sua figura serve anche per una riflessione politica sulla disunione dell’Italia, tema ricorrente in tutta l’opera. È esempio di dignità e senso civico, qualità che Dante contrappone al degrado morale dei suoi contemporanei.

Infine, Stazio, poeta latino convertito al cristianesimo, accompagna Dante nel tratto finale del Purgatorio. È il simbolo di un’anima redenta e consapevole, che ha concluso la propria purificazione e che ora può accedere al Paradiso. La sua umiltà e gratitudine nei confronti di Virgilio sono toccanti: rappresenta l’allievo che riconosce il valore del maestro anche quando questo non ha coscienza del bene che ha generato.

Le anime nei sette cornici del Purgatorio

Il monte del Purgatorio è diviso in sette cornici, ciascuna dedicata all’espiazione di uno dei sette peccati capitali. In ogni cornice, Dante incontra anime che riflettono l’essenza del peccato e insieme la bellezza del riscatto.

Superbi (I cornice)

Le anime procedono piegate sotto il peso di massicci macigni, in segno di umiliazione. Tra loro spicca Oderisi da Gubbio, miniaturista celebre, che riflette sulla vanità della gloria terrena. È un personaggio che condivide con Dante il mondo dell’arte, ma che ha imparato a distaccarsi dall’orgoglio dell’artefice, riconoscendo la superiorità del talento altrui.

Invidiosi (II cornice)

Con gli occhi cuciti da filo di ferro, le anime invidiose non possono più guardare con malizia. La loro penitenza riflette la necessità di purificare lo sguardo, reso corrotto dall’odio verso il bene altrui. Qui Dante incontra Sapia Senese, nobile che gioì della sconfitta della propria patria. Il suo pentimento è sincero e mostra l’assurdità del rancore portato all’estremo.

Iracondi (III cornice)

Immersi in un fumo denso che rappresenta l’accecante furia dell’ira, gli iracondi imparano a controllare le passioni. Qui Dante incontra Marco Lombardo, figura saggia che parla con il poeta del libero arbitrio e della corruzione morale del mondo. Il suo discorso è uno dei momenti più alti di riflessione etico-politica dell’intera cantica.

Accidiosi (IV cornice)

Qui le anime corrono incessantemente, espiando il torpore spirituale con l’azione continua. Non ci sono personaggi celebri, ma le voci corali richiamano l’esigenza di non sprecare la vita nel sonno morale e nel rimando del bene.

Avari e prodighi (V cornice)

Prostrati a terra, gli avari e i prodighi espiano il loro attaccamento eccessivo ai beni materiali. Dante incontra Papa Adriano V, che confessa di aver compreso troppo tardi l’inutilità della ricchezza. La sua presenza è un monito forte contro la corruzione della Chiesa.

Golosi (VI cornice)

Dimagrite dalla fame, le anime desiderano un cibo che non arriverà. Tra loro spicca Forese Donati, amico dantesco, che dialoga con l’autore in un momento intimo e affettuoso, colmo di ricordi e speranze. La sua presenza serve anche a introdurre la figura di sua sorella, Piccarda, che Dante incontrerà nel Paradiso.

Lussuriosi (VII cornice)

Le anime passano attraverso una fiamma purificatrice. Qui Dante incontra Arnaldo Daniello, poeta provenzale, e Guido Guinizelli, considerato il padre della poesia d’amore stilnovista. Quest’ultimo rappresenta l’ideale poetico e morale che Dante riconosce come fondamento della propria arte, e l’incontro ha valore sia spirituale che letterario.

Beatrice: la figura attesa

Alla fine del Purgatorio, Dante incontra finalmente Beatrice, colei che ha voluto la sua salvezza e che lo condurrà nel Paradiso. Il suo arrivo è preceduto da una scena solenne e carica di significato: Beatrice appare come giudice severo ma giusto, e rimprovera Dante per gli errori passati, per essersi allontanato dalla via del bene. Il suo discorso è insieme doloroso e redentivo: la sofferenza è necessaria per la purificazione dell’anima.

Beatrice incarna la Grazia divina, la Sapienza e l’Amore, e il suo ruolo non è solo affettivo, ma pienamente teologico: è attraverso di lei che Dante potrà ascendere ai cieli, perché ella rappresenta la mediazione tra umano e divino.

Un cammino fatto di umanità e di speranza

I personaggi del Purgatorio sono profondamente diversi da quelli dell’Inferno: non gridano, non maledicono, non si compiacciono del male. Sono anime sofferenti ma serene, che accettano la propria pena perché vedono la luce alla fine del cammino. In ognuno di loro c’è una storia, una lezione morale, un frammento di verità che Dante raccoglie e trasmette al lettore. L’intero percorso è una rappresentazione dell’uomo che, riconoscendo i propri errori, si risolleva, grazie alla giustizia, al pentimento e all’amore.

In questo, il Purgatorio si distingue per la sua umanità profonda: non solo perché racconta il dolore, ma perché mostra che il dolore può diventare salvezza, se vissuto nella luce della fede e della ragione. E ogni personaggio, nella sua unicità, contribuisce a rendere questo viaggio una straordinaria allegoria della possibilità del bene.