La Grande Depressione e la crisi del 1929
La Grande Depressione del 1929 rappresenta una delle crisi economiche più profonde e pervasive del XX secolo, con ripercussioni che si estesero ben oltre i confini degli Stati Uniti, influenzando l’economia globale e determinando cambiamenti significativi nelle politiche economiche e sociali dei paesi coinvolti.
- Le cause della Grande Depressione
- Il crollo di Wall Street e l'inizio della crisi
- Conseguenze economiche e sociali negli Stati Uniti
- Ripercussioni internazionali della crisi
- Il New Deal di Roosevelt: la strada per la ripresa
Le cause della Grande Depressione
Durante gli anni Venti, gli Stati Uniti conobbero una crescita economica significativa, spesso definita come “ruggenti anni Venti". Tuttavia, questa prosperità era disomogenea. Il settore industriale registrava profitti elevati, ma i salari dei lavoratori non aumentavano in modo proporzionale, limitando il potere d’acquisto e creando un divario crescente tra produzione e consumo. Inoltre, il settore agricolo affrontava una crisi dovuta alla sovrapproduzione e al calo dei prezzi dei prodotti agricoli, riducendo i redditi degli agricoltori e aumentando l’indebitamento rurale.
La borsa valori divenne un terreno fertile per la speculazione. Molti investitori acquistavano azioni non per il loro valore intrinseco, ma con l’aspettativa di rivenderle a prezzi più alti, alimentando una bolla speculativa. Le banche, spesso con regolamentazioni insufficienti, concedevano prestiti facili per l’acquisto di azioni, aumentando l’esposizione al rischio sia per gli istituti finanziari che per gli investitori privati.
Il sistema del gold standard, che legava la valuta nazionale alle riserve auree, limitava la flessibilità delle politiche monetarie. In risposta ai segnali di surriscaldamento dell’economia e all’inflazione, la Federal Reserve adottò politiche monetarie restrittive, aumentando i tassi di interesse. Questa stretta monetaria ridusse la disponibilità di credito, frenando gli investimenti e i consumi.
La concentrazione della ricchezza in una piccola percentuale della popolazione limitava la capacità di consumo della maggioranza, creando un mercato interno fragile e incapace di sostenere una domanda adeguata alla crescente offerta di beni e servizi.
Il crollo di Wall Street e l’inizio della crisi
Il 24 ottobre 1929, noto come “giovedì nero", segnò l’inizio del crollo della borsa di Wall Street. In quella giornata, milioni di azioni furono vendute in massa, causando un drastico calo dei prezzi. Il panico si intensificò nei giorni successivi, culminando nel “martedì nero" del 29 ottobre, quando il mercato azionario subì perdite ancora più gravi. Questo crollo non fu solo un evento isolato, ma rappresentò il punto di rottura di un sistema economico già compromesso da squilibri strutturali e pratiche finanziarie rischiose.
Conseguenze economiche e sociali negli Stati Uniti
Il tasso di disoccupazione raggiunse il 25%, con milioni di americani che persero il lavoro. La mancanza di occupazione portò a una crisi sociale senza precedenti, con famiglie intere costrette a vivere in condizioni di estrema povertà.
Migliaia di banche fallirono a causa dell’incapacità di recuperare i prestiti concessi e del panico finanziario che portò i risparmiatori a ritirare in massa i propri depositi. Questo fenomeno aggravò ulteriormente la crisi, riducendo la disponibilità di credito e paralizzando l’economia.
Gli agricoltori, già in difficoltà, furono ulteriormente penalizzati dalla caduta dei prezzi agricoli e da disastri ambientali come il Dust Bowl, una serie di tempeste di polvere che devastarono le coltivazioni nelle Grandi Pianure.
La povertà dilagante portò alla nascita delle “Hoovervilles“, baraccopoli costruite da senzatetto, e a un aumento dei tassi di suicidio e malnutrizione. La fiducia nelle istituzioni crollò, alimentando tensioni sociali e proteste.
Ripercussioni internazionali della crisi
I paesi europei, molti dei quali dipendevano dai prestiti americani per la ricostruzione post-bellica, furono gravemente colpiti. La Germania, in particolare, vide crollare la propria economia, con un aumento vertiginoso della disoccupazione e dell’inflazione, creando terreno fertile per l’ascesa di movimenti estremisti come il nazismo. Anche il Regno Unito e la Francia subirono una drastica contrazione della produzione industriale e del commercio internazionale.
Paesi esportatori di materie prime, come il Cile e il Brasile, soffrirono a causa del calo della domanda globale, con conseguenti crisi economiche interne e instabilità politica.
Il New Deal di Roosevelt: la strada per la ripresa
L’elezione di Franklin D. Roosevelt nel 1932 segnò una svolta decisiva per gli Stati Uniti. Il suo programma di riforme, noto come New Deal, mirava a stimolare l’economia e sostenere i cittadini più colpiti dalla crisi.
Furono istituite agenzie come la SEC (Securities and Exchange Commission) per regolamentare il mercato finanziario e prevenire nuove bolle speculative. Inoltre, il Glass-Steagall Act separò le banche commerciali da quelle di investimento, riducendo i rischi sistemici.
Attraverso programmi come il WPA (Works Progress Administration), furono creati milioni di posti di lavoro in opere pubbliche, infrastrutture e progetti artistici, dando sollievo a migliaia di famiglie. Vennero introdotti strumenti di protezione come la Social Security Act, che garantiva pensioni e sussidi di disoccupazione, segnando l’inizio di un sistema di welfare negli Stati Uniti.
La Grande Depressione del 1929 non fu soltanto una crisi economica, ma un evento che trasformò profondamente la società e le istituzioni politiche a livello globale. Se da un lato evidenziò le debolezze del capitalismo non regolamentato, dall’altro stimolò l’adozione di riforme volte a garantire maggiore stabilità economica e giustizia sociale, aprendo la strada a un nuovo modo di concepire l’intervento dello Stato nell’economia.
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