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Donatello, vita e opere del pittore rinascimentale

Ha rivoluzionato la scultura, caratterizzandosi per una continua innovazione e sperimentazione e donando ai suoi personaggi un’espressività senza precedenti

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Donatello è passato alla storia come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi, capace di cogliere in pieno nelle sue opere l’essenza del Rinascimento. Grande appassionato di arte classica, studiando l’uomo sia nel suo aspetto fisico che nel suo aspetto interiore, ha rivoluzionato la scultura, donando ai suoi soggetti un’espressività senza precedenti. Nel corso della sua lunga vita, anche la sua arte ha attraversato diverse fasi, caratterizzandosi per una continua innovazione, la sperimentazione di nuove forme e la riscoperta della natura e dell’antico.

La vita

Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto “Donatello” per la sua esile corporatura, ma anche per la sua eleganza, nasce nel 1386 a Firenze da Niccolò di Betto Bardi, un umile cardatore di lana e Orsa. Poco si conosce dei suoi primi anni di vita, ma di certo, incredibilmente, si sa che nel 1401 viene citato in giudizio a Pistoia per aver picchiato un tedesco, tale Anichinus Pieri, procurandogli ferite piuttosto serie. Ne segue una sorta di ammonizione che, in caso di reiterazione del reato, avrebbe portato a una salata multa in denaro. Nel 1403, insieme all’amico Filippo Brunelleschi, si reca a Roma per studiare l’antichità classica e nel 1405 lavora come collaboratore di Lorenzo Ghiberti, presso il quale si forma come scultore, nel cantiere della Porta Nord del Battistero di Firenze.

Nel 1408, Donatello realizza la sua prima opera autonoma, il David in marmo, commissionatogli dall’Opera del Duomo di Firenze, che gli affida anche il San Giovanni Evangelista. Sempre per il Duomo, intorno al 1416, inizia a lavorare alle statue per il campanile e nello stesso anno realizza il San Giorgio per la chiesa di Orsanmichele.

E’ invece tra il 1418 e il 1420 che dà vita al Marzocco di piazza della Signoria, simbolo della Repubblica fiorentina, eseguito in pietra serena. Dal 1422 al 1425 si dedica alla sua prima opera in bronzo, il San Ludovico, ancora per la chiesa di Orsanmichele. Risale proprio a questo periodo il sodalizio tra Donatello e il grande architetto Michelozzo, che aprono una bottega insieme e collaboreranno per una decina di anni, realizzando capolavori come il monumento funebre del cardinale Rainaldo Brancaccio nella chiesa di Sant’Angelo a Nilo di Napoli e il pulpito del Duomo di Prato.

Nel 1427 Donatello realizza il Banchetto di Erode, formella per il Fonte Battesimale del Battistero di Siena, subentrando a Jacopo della Quercia, rimosso dall’incarico a causa dei continui ritardi sui lavori.

Tornato a Roma, questa volta in compagnia di Michelozzo, lavora al servizio dello Stato Pontificio fino al 1435, quando è nuovamente a Firenze, dove resta fino al 1443, dedicandosi alla Sagrestia Vecchia di San Lorenzo e realizzando il celeberrimo David di bronzo, voluto da Cosimo il Vecchio. Proprio nel 1443 viene chiamato a Padova per eseguire il monumento a Erasmo da Narni, detto il Gattamelata. Nella città veneta resterà per dieci anni, diffondendo l’arte rinascimentale anche nel Nord Italia. Dieci anni dopo, nel 1453, terminato il monumento equestre dedicato al Gattamelata, fa ritorno a Firenze per realizzare la Maddalena per il Battistero di Firenze e occuparsi della Giuditta di Palazzo Vecchio. Attorno al 1465 esegue i pulpiti bronzei per la basilica di San Lorenzo, la sua ultima opera nota. Donatello scompare a Firenze il 13 dicembre 1466.

I David

La prima opera importante di Donatello è il David marmoreo del 1408, eseguito quando lo scultore aveva appena ventidue anni. In questa precoce scultura è percepibile il passaggio dai retaggi scolastici del tardogotico ad una nuova sensibilità classica, che contraddistinguerà in seguito tutta la produzione di Donatello. Così se il volto del David marmoreo sembra quasi privo di espressività e la sua figura, nelle proporzioni allungate e snelle, e le vesti rimandano ancora a una cultura tipicamente gotica, i tratti rinascimentali si esprimono nella posa della gamba destra, che viene portata in avanti in modo tale da scaricare il peso sulla gamba sinistra, e nel senso di grandiosità e forza morale che l’opera emana.

Il successivo David in bronzo, realizzato intorno al 1430, si caratterizza invece come un’opera molto originale, frutto esclusivamente dell’estro di Donatello, che non trae ispirazione da modelli precedenti, fornendo alla sua scultura un’impostazione unica. Con questo David, l’artista offre una prova di grande realismo, denotando un’estrema cura per lo studio dell’anatomia nelle fattezze del personaggio e una particolare attenzione ai dettagli nelle decorazioni, come in quelle dell’elmo. Rispetto a quello marmoreo, il fisico del David bronzeo appare più minuto, proprio per sottolineare che è con l’arguzia e non con la forza che ha la meglio sull’avversario, ma la statua mostra anche una maggiore vitalità rispetto all’opera giovanile.

Battistero di Siena

Nel 1427, Donatello realizza il rilievo del Banchetto di Erode per il fonte battesimale del Battistero di Siena, riuscendo a comunicare in modo magistrale i sentimenti e gli stati d’animo dei propri personaggi, donando loro una nuova espressività. Ciascuna figura viene studiata con cura e attenzione affinché abbia una propria personalità. Opera pienamente rinascimentale per la concezione dello spazio e il largo impiego della tecnica dello stiacciato, “schiacciato” in toscano, per garantire il senso della profondità, ottenuto attraverso una graduale diminuzione del rilievo delle figure man mano che si allontanano.

Gattamelata

Durante il suo soggiorno a Padova, Donatello esegue il monumento a Erasmo da Narni, detto il Gattamelata. Si tratta di un’opera inedita, è infatti il primo monumento equestre dopo l’antichità classica a non essere concepito per ornare una tomba, ma con l’unico scopo di onorare la memoria del condottiero e celebrarne la gloria. Rispetto ai monumenti equestri “funebri”, connotati da una certa rigidità, il monumento al Gattamelata si distingue per il suo plasticismo e lo studio accurato delle proporzioni e dei volumi. Probabilmente ispiratosi al Marco Aurelio del Campidoglio, anch’esso in bronzo, e ai cavalli che ornano la Basilica di San Marco, portati a Venezia da Costantinopoli, Donatello non imita semplicemente l’arte classica, ma riesce a dare alle sue opere ispirate all’antichità un significato nuovo e originale, adattandole alla realtà.

Maddalena e Giuditta

Le opere degli ultimi anni sono caratterizzate da un sentimento religioso piuttosto acceso che accresce la carica drammatica ed emotiva delle opere di Donatello. Elementi che si ritrovano nella Maddalena eseguita per il Battistero e soprattutto nella teatrale Giuditta, con la santa che con una mano tiene ferma la testa di Oloferne, che è ai suoi piedi, e con l’altra si appresta a colpirlo. Quest’opera è la prova che fino alla fine della sua carriera Donatello continuerà ad innovare: i personaggi, resi come sempre in modo molto naturalistico, vengono liberati nello spazio, portando lo spettatore a osservare la statua da più punti di vista, per godere appieno dei particolari della scultura, impossibili da cogliere da una sola angolazione.