Michelangelo Buonarroti, vita e opere del genio italiano
È stato il più grande scultore di tutti i tempi. Genio artistico per eccellenza, ha vissuto la Firenze dei Medici e quella di Savonarola e lavorato per la Roma dei papi
Genio artistico per eccellenza, Michelangelo Buonarroti è stato il più grande scultore di tutti i tempi, segnando uno spartiacque fondamentale tra le sue opere e i tanti artisti che dopo di lui avrebbero cercato di imitarlo senza neanche avvicinarsi alla sua magnificenza. Testimone privilegiato del suo tempo ha goduto di una vita insolitamente molto lunga per il suo tempo, andandosene a ottantanove anni, dopo un’esistenza intensa e ricca di esperienze diverse. Dalla Firenze dei Medici a quella di Savonarola, dalla difesa della Repubblica Fiorentina alla Roma dei papi, dalla rivalità con Raffaello e con Leonardo da Vinci, agli scontri con i suoi committenti, spesso provocate dal suo carattere solitario e irascibile, ma anche traboccante sensibilità. Il suo genio è stato multiforme, scultore, pittore, architetto o poeta, le sue opere non hanno pari per forza ed energia, ma anche per complessità e raffinatezza dei contenuti, oltre che per la loro percepibile tensione, figlia dei tormenti interiori di Michelangelo. Perennemente insoddisfatto dei propri risultati, ha condotto una vita modesta, nonostante le ricchezze accumulate, impiegate soprattutto per investimenti fondiari.
“Il mondo ha molti re, ed un solo Michelangelo”. (Pietro Aretino)
La vita
Michelangelo nasce nell’aretino, a Caprese, il 6 marzo del 1475 da Ludovico Buonarroti e Francesca Neri. Il padre è di discendenza nobile, ma la sua famiglia nel corso dei secoli ha perso di prestigio, ricopre comunque la carica di podestà di Caprese in qualità di funzionario mediceo. Sin da bambino mostra grande interesse per l’arte e nel 1487 entra come apprendista nella bottega di Domenico del Ghirlanda, ma frequenta anche la scuola del giardino di San Marco, una specie di accademia artistica finanziata da Lorenzo il Magnifico, dove diventa allievo di Bertoldo Giovanni e si immerge nell’arte dell’antichità classica, studiando a fondo la collezione medicea di sculture romane.
Il primo incarico di Michelangelo è figlio di una tentata truffa, ordita dallo stesso artista, ai danni del cardinale Raffaele Riario. Il giovane scultore realizza un Cupido da rivendere all’alto prelato spacciandolo per un pezzo originale dell’antica Roma, quando Riario scopre l’inganno, prima va su tutte le furie, poi però chiede di conoscere il talentuoso artista, al quale affida il celebre Bacco, oggi esposto al Museo del Bargello.
Nel 1496 viene chiamato a Roma dal cardinale Jean Bilheres, che gli commissiona la Pietà del Vaticano. Per scolpire l’opera, Michelangelo si reca a Carrara per scegliere personalmente i marmi da utilizzare e nel 1499 la consegna a tempo di record, consacrandosi, appena ventiquattrenne, nuovo genio dell’arte.
Nei primi anni del ‘500 realizza il David per la Repubblica di Firenze, quindi torna a Roma per servire papa Giulio II, che gli commissiona il proprio monumento funebre e, nel 1508, di eseguire gli affreschi della volta della Cappella Sistina, che lasceranno ammirati i contemporanei, uno su tutti Raffaello.
Nel 1520, il cardinale Giulio de’ Medici gli affida la realizzazione della Sagrestia Nuova di San Lorenzo, uno dei suoi maggiori capolavori, terminato circa quindici anni più tardi. Nel 1534, dopo anni di spola, si stabilisce definitivamente a Roma, dove due anni più tardi inizia a lavorare al Giudizio Universale, terminato nel 1541, giusto in tempo per ricevere da papa Paolo III la richiesta di eseguire la Conversione di San Paolo nella Cappella Paolina. Nel 1545, a quarant’anni dall’incarico, Michelangelo termina finalmente il monumento funebre di Giulio II, anche se in maniera radicalmente diversa rispetto al progetto originale. Nel 1547 l’artista viene nominato architetto di San Pietro e nello stesso periodo realizza uno dei suoi capolavori tardi, la Pietà Bandini. Nel 1561 finisce di realizzare il modello della cupola di San Pietro, che verrà realizzata sul finire del secolo da Giacomo della Porta, seguendo il disegno originario. Il 18 febbraio del 1564 Michelangelo muore a Roma, e dopo esequie solenni, viene sepolto a Firenze, come da lui richiesto.
Le opere
La carriera di Michelangelo è lunga quasi come la sua longeva vita. L’artista ha infatti avuto modo di esordire molto giovane, studiando nella cerchia di Lorenzo il Magnifico e ammirando le opere dei più grandi artisti, da Giotto a Donatello, cui si ispira per le sue prime opere Madonna della Scala e Battaglia dei centauri. E’ però con la Pietà vaticana che la grandezza del Buonarroti inizia a palesarsi grazie alla stupefacente umanità che i suoi personaggi sprigionano.
David
Quando si pensa a un modello di perfezione e di bellezza maschile, non è possibile non fare riferimento al David di Michelangelo. Si tratta di un’opera imponente, è alta quattro metri, e di inarrivabile bellezza, apparentemente di impostazione classica e invece di concezione molto moderna, sia nella resa anatomica di ogni singola parte del corpo, sia nel messaggio che l’artista vuole trasmettere. Così, nel corpo del David, i muscoli sono in rilievo, le dita rese con un’altissima precisione, così come i tendini del collo, mentre la fronte corrugata, la nudità e l’assenza di altri motivi tipici del mito, come la testa di Golia o la spada servono a Michelangelo per trasmetterne la forza morale. La metafora è riferita alla resistenza dell’amata Repubblica Fiorentina, simbolo per l’artista di libertà e ribellione alla tirannia.
Tondo Doni
Il Tondo Doni è l’unico dei dipinti su tavola esistenti con certezza attribuibile a Michelangelo. Si tratta di un’opera unica e originale, a partire dalla figura della Madonna, inginocchiata e in torsione, con lo sguardo rivolto all’indietro mentre prende sulla spalla Gesù Bambino. Le figure della Sacra Famiglia sono scultoree, contraddistinte da un forte chiaroscuro e un contorno nettissimo che le fa risaltare dal fondo del dipinto, sul quale si stagliano dei nudi maschili, sul significato dei quali ancora oggi si interrogano gli studiosi.
Cappella Sistina
Il capolavoro pittorico di Michelangelo è però senza alcun dubbio la volta della Cappella Sistina. Commissionato da papa Giulio II, l’affresco avrebbe dovuto raffigurare solo gli apostoli, ma l’artista convincerà il pontefice a lasciargli mano libera nella decorazione. Nella parte centrale sono rappresentate nove scene tratte dal vecchio testamento, tra le quali spicca la creazione di Adamo, nelle vele e nelle lunette gli antenati di Gesù e ai lati delle storie, in una commistione tra cristianesimo e mitologia greco-romana, le sibille e i profeti. Le figure della volta michelangiolesca sono caratterizzate da colori cangianti che contribuiscono a esaltare il vigore e la forza dei personaggi.
Pietà Bandini
Come accennato nella biografia, la Pietà Bandini è uno degli ultimi capolavori di Michelangelo, tutt’ora avvolto nel mistero. L’opera è lasciata “non finita”, ma che indubbiamente riflette i tormenti dell’autore, che preda di un raptus colpisce la statua, mandando in pezzi il ginocchio sinistro, il braccio destro e la clavicola del Gesù e che poi ne ricompone solamente alcune parti. Una scelta che si presta a diverse interpretazioni, dalla frustrazione artistica suscitata dall’impossibilità di riprodurre in modo perfetto la natura, alla convinzione che l’uomo possa aspirare a raggiungere solo l’immagine e non l’idea.