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Henri Toulouse Lautrec, biografia e opere del pittore francese

Anima di Montmartre, preferiva i bordelli ai caffè degli artisti. Ballerine e prostitute le sue muse. La locandina del Moulin Rouge il suo colpo di genio

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

La fama delle opere di Henri de Toulouse Lautrec è pari a quella del personaggio. L’artista francese è celebre per essere un cultore di quei luoghi dove s’incrociano miseria, vizio e malavita. Ai salotti borghesi che gli spettano per lignaggio, preferisce i bordelli parigini, i caffè dove si ritrovano gli artisti e i locali di Montmartre. Sentendosi vicino all’umanità che transita da tutti questi luoghi, la immortala nei suoi lavori. Il motivo della sua notorietà è da ricercarsi, essenzialmente, nella sua produzione. Essa rappresenta il passaggio dalla corrente dell’Impressionismo all’Espressionismo. Per questo il pittore è definito un autore post-impressionista. Sarcastico, profondo e sensibile, è anche tra i pionieri nel saper fondere arte e pubblicità con i suoi iconici manifesti, realizza anche incisioni e litografie per produrre affiche in grande quantità, così da poter tappezzare la città.

Una vita breve ma intensa

Lautrec nasce il 24 novembre 1864 nel palazzo di famiglia ad Albi, una cittadina non lontana da Tolosa. E’ il primogenito del conte Alphonse Charles Marie de Toulouse Lautrec Montfa e di Adele Zoe Marie Marquette Tapié de Celeyran, libertino lui, morigerata e bigotta lei, figli di due sorelle e quindi cugini di primo grado che, come spesso accadeva tra i nobili, si erano sposati per non disperdere titolo nobiliare e proprietà. Un particolare, questo della parentela, che segnerà il destino del piccolo Henri, nato con una malattia genetica tipica degli eredi di consanguinei, la picnodisostosi, che da lui in poi prenderà il nome di sindrome di Toulouse Lautrec.

Alphonse e Adele, come accennato, erano però due persone molto diverse, tanto che si separano quando Henri aveva appena quattro anni. Delicato e di salute cagionevole, il piccolo Lautrec per molti anni si sottopone continuamente a cicli di cure termali, ma la situazione si aggrava durante l’adolescenza: prima si frattura la gamba sinistra scivolando sul pavimento di casa, poi, un anno dopo, ancora convalescente per il primo incidente, cade rovinosamente in una buca, rompendosi anche la destra. La sindrome di cui soffre fa il resto e i suoi arti inferiori si torcono verso l’interno, non cresceranno più: Lautrec arriverà al metro e mezzo, sviluppandosi normalmente con il resto del corpo. Un destino segnato, ma comunque migliore di quello spettato al fratello minore, Richard, che muore a causa della stessa malattia genetica quando aveva solo un anno.

Durante i lunghi periodi di convalescenza che lo costringono a casa, il giovane Henri inizia a dedicarsi alla pittura, per la quale dimostra un vero e proprio talento naturale e che lo porta a seguire le lezioni di René Princeteau, un pittore specializzato nella rappresentazione di animali, amico del padre, e di Léon Bonnat, artista molto conosciuto negli ambienti accademici parigini, che vanterà tra i suoi allievi anche Edvard Munch.

E’ in quel periodo che il giovane Henri inizia a frequentare Montmartre, il famoso quartiere parigino della Belle Epoque, dove stringe amicizia con Degas e Van Gogh. Il tormentato pittore olandese è accolto come un fratello a casa di Lautrec, che lo venera e che per difenderne l’arte arriva a sfidare a duello un uomo che aveva criticato i Girasoli.

I genitori, che pure avevano sempre appoggiato la scelta artistica del figlio, si irrigidiscono davanti al trasferimento definitivo di Henri a Montmartre, quartiere popolare e dalla pessima reputazione, arrivando a chiedergli di usare almeno uno pseudonimo per firmare le proprie opere. Così, quando nel 1885 espone al Salon des arts incoherents, Lautrec si firma Toulav-Segroeg e in altre occasioni usato gli pseudonimi Monfa o Trecleau. Fino a quando, stufo di assecondare i genitori, inizia a usare il proprio nome.

Montmartre, simbolo di vita, vivacità e spensieratezza. Durante il giorno è frequentato da artisti, ma la notte è territorio di ballerine, prostitute, emarginati, derelitti e anche nobili in incognito alla ricerca di piaceri inconfessabili. Un ambiente così edonistico non può che diventare una cornucopia d’ispirazione per Lautrec, che con i suoi oltre settecento dipinti e quattromila disegni si ritaglia un posto di primo piano anche nella storia del costume francese. Immortala clienti e prostitute, descrive i baccanali notturni, i costumi scintillanti delle ballerine, la ricerca esasperata del piacere e le sue opere, soprattutto quelle ambientate all’interno dei bordelli, suscitano enorme scandalo. Paradossalmente è però proprio il Moulin Rouge a renderlo famoso anche tra i benpensanti: nel 1881, anno della sua inaugurazione, ne produce un manifesto pubblicitario su commissione dei proprietari e da quel momento diventa richiestissimo per realizzare la cartellonistica dei locali parigini e altre immagini pubblicitarie per importanti giornali come Le Rire o Le Figaro Illustré. Inventa anche le affiches, una sorta di ritratto autografato degli artisti del varietà.

Il Toulouse Lautrec privato è però molto diverso dall’animale sociale che anima le notti e la vita culturale di Montmartre. Se la società della Belle Epoque a suon di can-can e coppe di Champagne ha deciso di ignorare i turbamenti sociali che stanno per portare alla guerra, Lautrec fa altrettanto, ribellandosi a una natura schiva e solitaria a causa delle sue patologie, immergendosi tra la varietà umana di Montmartre. Frequenta tutti i locali notturni e inizia a sviluppare una dipendenza dall’assenzio, che lo porterà a soffrire di allucinazioni: una volta si autoconvince che qualcuno lo vuole aggredire e brandisce il suo bastone da passeggio come un’arma, un’altra volta, pensando di essere inseguito dalla polizia, si chiude in casa di un amico. Ma è nei rarissimi momenti in cui è sobrio che Henri manifesta tutta la sua fragilità, altalenando tra momenti di forte malinconia e improvvisi e violenti scoppi di rabbia. Viene ricoverato in una clinica per malattie mentali poco fuori Parigi, dove riesce a disintossicarsi, e una volta dimesso, torna ad Albi, a casa della madre, che gli è sempre rimasta accanto e che ingaggia un vecchio amico di famiglia con il compito di evitare che riprenda a bere. Tentativo inutile, perché Lautrec elude la sorveglianza e ricade nella dipendenza dall’alcool, che stavolta gli è fatale: nel marzo del 1901 viene colpito da un ictus che lo paralizza dalla vita in giù, a luglio ha un colpo apoplettico che lo debilita ulteriormente e il 9 settembre si spegne nel castello di Malromé a soli trentasei anni.

Stile “Lautrec”

Impossibile, se non scorretto tentare di incasellare Toulouse-Lautrec in uno stile o in un movimento ben precisi. Lo si può considerare come uno degli ultimi impressionisti, un post impressionista o per certi versi un espressionista, in ogni caso, probabilmente, facendogli comunque torto. Uomo e artista assolutamente libero, curioso, in grado di confrontarsi con stili e idee di ogni tipo, è però sempre rimasto fedele a se stesso, nel bene come nel male.

Definito a buon titolo “l’anima di Montmartre”, il quartiere parigino dove abitava e del quale ritraeva la vita, aveva una particolare predilezione per le “maisons closes”, dove spesso fissava anche la sua dimora-studio, nonostante fosse vietato dalla legge. Estimatore e collezionista della stampa giapponese, resa popolare da Théodore Duret, ne trae spunto per la semplificazione della linea e la stesura del colore in modo piatto ed omogeneo. Sebbene a prima vista, le opere mature di Toulouse Lautrec sembrino create di getto, sono in realtà frutto di studi preparatori al carboncino che si basano spesso su fotografie.

I soggetti prediletti dall’artista sono bar, locali e caffè-concerto di Montmartre, ma contrariamente ai pittori suoi contemporanei che tendevano a popolare quegli ambienti, decide di rappresentare nei suoi quadri la gente e non il luogo, raffigurando il proletariato e i suoi divertimenti, trasformando le ballerine in “vedette” e rappresentando le prostitute delle case chiuse sia nelle ore del lavoro che nel loro ambiente domestico.

“Al Moulin rouge”

Si tratta di una delle opere più famose di Toulouse Lautrec, che immortala una tipica serata all’interno del Moulin Rouge. Al centro della composizione vi è un gruppo di tre uomini e due donne seduti attorno a un tavolo. La donna dai capelli rossi, ritratta di spalle, è la ballerina Jane Avrile, musa ispiratrice del pittore per un lungo periodo. In primo piano sulla destra si scorge la ballerina inglese May Milton, il cui volto appare illuminato da una luce verdastra. Sullo sfondo a destra c’è la Lousie Weber, in arte “La Goulue”, intenta a sistemarsi l’acconciatura, mentre sullo sfondo a sinistra il pittore rappresenta sé stesso, riconoscibile per la bassa statura, accanto all’amico Gabriel Tapié de Celeyran.

“La toilette”

L’opera è conosciuta anche come “Rousse” e rappresenta una giovane donna seduta di spalle sul pavimento di un bordello, subito prima o subito dopo aver fatto il bagno. E’ un momento di vita quotidiana di una delle prostitute dei locali parigini e non vi è presente alcuna connotazione erotica. L’opera ricorda un dipinto simile di Renoir, artista molto apprezzato da Toulouse-Lautrec. Una curiosità, le donne con i capelli rossi erano le predilette del pittore francese, che ne ritrasse in grande quantità.

Il successo da cartellonista

Lautrec raggiunge la fama soprattutto come cartellonista per i locali alla moda in cui si esibivano le più grandi soubrette dell’epoca, assiduamente frequentati da artisti e intellettuali. Come raccontato la svolta avviene nel 1891, quando i proprietari del Moulin Rouge gli propongono la realizzazione di un manifesto pubblicitario con cui viene tappezzata tutta Parigi, garantendogli nuove commissioni e un lungo periodo di notorietà, durante il quale produce ben 31 manifesti, tra cui spiccano quelli per Jane Avril, Aristide Bruant, la ballerina May Milton e per i locali Le Divan Japonais e Le Jardin de Paris. Con questi manifesti Toulouse Lautrec rivoluziona la tecnica della litografia, elevando il genere dell’affiche, ossia del manifesto pubblicitario, a una vera e propria forma d’arte.

La Gouloue

Nel più celebre dei cartelloni di Lautrec, quello dedicato al Moulin Rouge, sono ritratti in primo piano le due star dello spettacolo: la ballerina di can-can “La Goulue”, che mandava in delirio le folle con un movimento fortemente erotico detto “la mossa”, e il ballerino contorsionista Valentin “Le Desossé”.

Divan Japonais

Tra le opere più iconiche di Toulouse Lautrec, viene realizzata per un locale ispirato all’Oriente. L’artista vi rappresenta la cantante Yvette Guilbert, riconoscibile per i caratteristici guanti neri, ma in primo piano colloca la sua musa del Moulin Rouge, Jane Avril, fasciata in un elegante abito nero al fianco del giornalista e scrittore Edouard Dujardin.