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Gustav Klimt, vita e opere del pittore austriaco

Fondatore e massimo esponente della Secessione Viennese, ha dipinto figure femminili indimenticabili e ha trovato nell’oro il suo tratto distintivo, animando l’Art Nouveau

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Gustav Klimt è stato uno dei più grandi animatori dell’Art Noveau. Fondatore e massimo esponente della Secessione Viennese, con la sua arte estremamente versatile affrontò i temi più svariati: figure, soggetti allegorici, paesaggi, nudi femminili, temi religiosi e ritratti. Fu anche decoratore, disegnatore, musicista, ceramista e litografo. Artista polemico e provocatorio, viene apprezzato e ricordato per l’eleganza e la sensualità delle sue figure femminili e per l’uso dell’oro, che ne caratterizzerà la fase più esaltante della sua produzione.

La vita di Klimt

Gustav Klimt nasce a Baumgarten, un sobborgo di Vienna, in Austria, il 14 luglio del 1862. Figlio di Ernst, modesto orefice di origine boema, che gli lasciò in eredità l’amore per l’artigianato e la preziosità dei materiali, e di Anna, casalinga, che gli lasciò in dote la passione per la musica, fu il secondo di sette fratelli e crebbe in condizioni di povertà, mostrando però sin da piccolissimo un’innata propensione per l’arte. Terminati gli studi primari e nonostante le ristrettezze economiche della famiglia, riuscì a soli 14 anni a frequentare la Scuola d’Arte e Mestieri dell’Austria, l’avanguardista Kunstgewerbeschule, rispondendo all’urgenza di confrontarsi con un’arte maggiormente connessa al concreto e ad un uso immediato rispetto all’Accademia delle Belle Arti. E’ qui che studia disegno ornamentale e disegno di figura, prima di iniziare la specializzazione in pittura decorativa. Durante il suo percorso accademico, il giovanissimo e talentuoso Klimt sperimentò varie tecniche artistiche, tra cui la ceramica e il mosaico e fu considerato il naturale erede dell’opera di Hans Markt, uno dei più importanti artisti austriaci del tempo.

Il legame con il fratello Ernst

A 18 anni entrò a far parte della sua prima compagnia di artisti, la Künstlerhaus, e dipinse le quattro allegorie di Palazzo Sturany a Vienna e il soffitto della Kurhaus di Karlsbad. Tre anni più tardi, insieme a Franz Matsch e al fratello Ernst, anche lui decoratore e intagliatore, mise su un gruppo di lavoro destinato a durare a lungo. Le commissioni piovevano e i tre si dedicarono alla decorazione del soffitto del famosissimo Burgtheatre, riscuotendo un grande successo anche a livello di pubblico e acquisendo una certa notorietà negli ambienti artistici. Klimt è in rampa di lancio e nel 1888 viene insignito della Croce d’oro al merito artistico dall’imperatore Francesco Giuseppe I. Nel 1892 però arriva l’episodio spartiacque della vita e dell’opera del maestro austriaco; nel corso dello stesso anno muoiono prima il padre e poi il fratello Ernst, cui Gustav era legatissimo, gettandolo nel totale sconforto. Un periodo di depressione e di crisi creativa durante il quale maturerà il grande cambiamento che vedrà la luce nel 1897, quando creò la Secessione Viennese, gruppo di artisti controversi e controcorrente, il cui scopo comune era quello di liberarsi del conformismo viennese contemporaneo.

La Wiener Sezession e la Primavera Sacra

La Secessione Viennese, Wiener Sezession, era formata da 19 persone, tra cui architetti e artisti di vario genere, con la finalità di rielaborare un’opera d’arte totale, Gesammtkunstwerk, che andasse ad unire architettura, scultura, pittura e design per dar vita ad una nuova espressione artistica, capace di affiancarsi alla tradizione. Il loro programma si basava su due punti cardine: la diffusione di una rinnovata sensibilità artistica in tutti gli ambiti della vita quotidiana e l’apertura verso le novità provenienti dall’estero. Atto fondativo dell’associazione fu la rivista Primavera Sacra, Ver Sacrum, che divenne l’organo ufficiale della secessione viennese e che nonostante la breve vita, durò in tutto 5 anni, ebbe un grande impatto sul mondo dell’arte, ridefinendo nuovi stili per la grafica editoriale e la composizione tipografica e andando a gettare il seme per il successivo sviluppo dell’Art Nouveau e dello Jugendstil.

Scandalo all’Università di Vienna

E’ nei primi anni della Secessione che Klimt si trovò al centro di un caso che fece scalpore. Incaricato dall’ex socio Franz Matsch di realizzare una serie di decorazioni per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna, ispirate al tema “La vittoria della luce sulle tenebre”, creò un vero e proprio scandalo per l’eccessiva sensualità delle figure femminili e l’estetica anticlassicista. Venne chiesta la sospensione dei lavori, ma Wilhelm von Hartel, allora Ministro dell’Istruzione, respinse le critiche, consentendo all’artista di completare una delle opere che a tutt’oggi è considerata uno dei suoi più grandi capolavori.

“Ne ho abbastanza della censura, adesso faccio da me. Desidero liberarmene. Desidero liberarmi di tutte queste stupidaggini che mi ostacolano e mi impediscono di lavorare”.

I mosaici di Ravenna e l’età dell’oro

E’ nel 1903 che Klimt visita per ben due volte l’Italia, restando incantato dalla straordinaria luminosità dei mosaici bizantini di Ravenna. Da questo viaggio il pittore austriaco trae ispirazione per spingersi a sperimentare un nuovo modo di trasfigurare la realtà ed entrando definitivamente nel “periodo dorato” della sua produzione artistica, contraddistinto dal massiccio utilizzo dell’oro, che diventa il colore predominante dei suoi quadri. E’ durante questi anni che il maestro realizza le sue opere più importanti, come Giuditta I, Le Tre Età della Donna, il Ritratto di Adele Bloch-Bauer e Il Bacio.

La secessione dalla Secessione: periodo “fiorito”

L’ultima fase della vita e delle opere di Klimt si apre nel 1909 con la creazione di Giuditta II ed è caratterizzata da una nuova “secessione”: l’artista, desideroso di aprirsi a nuove esperienze e influenzato da Van Gogh, Matisse, Toulouse-Loutrec e dagli impressionisti viennesi, si evolve in quello che viene definito come il “periodo fiorito”, nel quale si allontana dall’eleganza compositiva delle opere più famose per passare a una linea più marcata e più grezza e abbandona l’oro per abbracciare il colore, utilizzandone le possibilità espressive. La pennellata diventa più libera e improvvisata e i mosaici vengono sostituiti da variopinti tappeti di fiori e motivi orientaleggianti all’insegna di un cromatismo più acceso. La Vergine e il ritratto di Elisabeth Bachofen-Echt sono tra i più celebri esempi del periodo fiorito, La Sposa invece è il suo ultimo lavoro prima della morte, sopraggiunta il 6 febbraio 1918 per le conseguenze dell’influenza spagnola.

Lo stile e le opere

Eleganza decorativa, linee dolci e sinuose, soggetti ispirati alla natura o a mondi lontani e mitologici, vagamente onirici: sono questi i caposaldi dell’Art Nouveau, che Klimt abbraccia e rielabora con il suo inconfondibile tocco. Il tratto morbido e le geometrie fluide dei suoi soggetti sono una combinazione di astrazione, eleganza e decorazione.

Nel corso della sua attività, Klimt sperimentò diverse tecniche artistiche. Nel corso degli studi si dedicò principalmente a riprodurre l’arte italiana rinascimentale, studiando il nudo e l’ornato, prima di specializzarsi nell’utilizzo della linea curva e sinuosa. Dopo la crisi esistenziale dovuta alla scomparsa del padre e del fratello, abbandonò lo stile accademico per uno stile di rottura, d’avanguardia e controcorrente, che sfociò nella creazione della Wiener Sezession.

Dopo i viaggi in Italia, Klimt si evolve ancora: nelle sue opere inserisce mosaici dorati che ricordano quelli bizantini di Ravenna. Il bacio e Giuditta I ne sono la più fulgida rappresentazione, mentre è con Giuditta II che il pittore mette nuovamente in discussione la sua arte, per entrare nell’ultima fase della sua produzione, il “periodo fiorito”, liberando definitivamente il colore e la sua forza espressiva.

Le donne e il nudo

Klimt è passato alla storia anche come il più grande pittore dell’universo femminile: le sue donne sono ispirate alla “Femme Fatale”, consapevoli della propria sensualità, talvolta addirittura lussuriose come la Danae, altre volte androgine e spietate giustiziere del mondo maschile come Giuditta. Caratteristiche che all’epoca fecero scandalo, giudicate eccessive se non addirittura scandalose, soprattutto nel caso dei dipinti di nudo, cui Klimt faceva ricorso convinto che fosse il miglior mezzo attraverso il quale è possibile esprimere al meglio l’andamento delle linee naturali applicate alla natura umana. D’altro canto la leggenda vuole che lil maestro pretendesse che nel suo studio ci fossero sempre due o tre modelle completamente nude, così da poter trarre ispirazione. E’ invece provato che Klimt ebbe almeno 14 figli riconosciuti, frutto di diversi flirt con donne di ogni classe sociale. Le sue muse preferite furono Adele Bloch-Bauer, protagonista delle due Giuditta e del Bacio, Mizzi Zimmermann, Emilie Flöge e Alma Mahler.

Giuditta I

E’ il primo dipinto del momento aureo di Klimt, in cui appare già evidente il fascino per i mosaici bizantini. E’ l’oro l’elemento centrale dell’opera, mentre le forme piatte e bidimensionali rimandano alle figure umane nella cultura bizantina. Il soggetto dell’opera è Giuditta, ritratta con la testa di Olofrene tra le mani, emblema della “Femme Fatale”, una donna forte, seducente e dominatrice.

Il bacio

Il bacio è l’opera più conosciuta di Klimt e appartiene anch’essa al periodo dorato dell’artista. Nel dipinto la donna si lascia completamente abbandonare tra le braccia dell’uomo, mentre lui la sorregge baciandola teneramente sulla guancia. La figura femminile in questo caso viene contrapposta e al tempo stesso assimilata a quella maschile in una sintesi che rappresenta e celebra la potenza dell’eros capace di unire nonostante le differenze tra sessi, rimarcate con le mani scure e nodose di lui attorno al volto lucente di lei e dagli elementi geometrici sul drappo dorato che unisce i due amanti, squadrati e rigidi nella tonalità del nero dal lato dell’uomo, circolari sinuosi e variopinti dal lato della donna. Anche in quest’opera è presente il ricorso alla bidimensionalità delle figure e l’uso dell’oro.

Giuditta II

Questo dipinto rappresenta invece l’addio al momento aureo di Klimt. L’oro resta defilato a delimitare l’opera, lasciando la scena al soggetto, ritratto rispetto alla prima versione in tutta la sua altezza per conferirgli eleganza e sinuosità. In evidenza il volto di Giuditta è stavolta ritratto di profilo, mentre quello di Olofrene resta in basso e solo accennato. La veste, che lascia scoperto il seno, è fittamente decorata anziché dorata.

Le Tre Età della Donna

Tra le opere più apprezzate del periodo maturo di Klimt, Le Tre Età della Donna è il primo dell’ultima fase di Klimt. L’oro è ormai un ricordo e l’autore sembra propendere per una pittura meno vistosa e più immediata. Le tre protagoniste rappresentano l’infanzia, la maternità e la vecchiaia: la bambina ha la pelle bianca e luminosa, le guance rosa e dorme appoggiata alla giovane donna con capelli lunghi e ricci cosparsi di fiori e circondata da elementi decorativi e colorati; quasi sullo sfondo, la donna anziana ha grigi capelli a coprirle il volto, ritratta nuda in tutta la sua interezza e imperfezione, immersa in colori dalle tonalità scure, tendenti al nero, quasi a simboleggiare la sua imminente dipartita.