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Latino, congiuntivi indipendenti: come si traducono ed esercizi

I congiuntivi indipendenti nella lingua latina: come si traduce in italiano e quali sono? Ecco una spiegazione dettagliata con un compendio si esercizi per testare la propria preparazione

Manuela Ferroni

Manuela Ferroni

INSEGNANTE DI LATINO

Dopo la laurea in lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore si è perfezionata perfezionata in paleografia latina e diplomatica presso l’Archivio di Stato di Milano. Insegna italiano, latino e storia alle superiori da quasi quindici anni. Si occupa anche di ricerca archivistica e di epistolografia pontificia.

In italiano il congiuntivo viene usato di solito nelle subordinate. Il congiuntivo può trovarsi anche nelle frasi principali (indipendenti); serve a dare una particolare sfumatura di significato al verbo. Qual è il suo valore nelle proposizioni indipendenti e come si traduce dal latino all’italiano? Ecco una spiegazione dettagliata e una serie di esercizi per testare la propria preparazione.

Il congiuntivo nelle proposizioni indipendenti

Nelle proposizioni indipendenti, il congiuntivo può avere valore:

DUBITATIVO (nelle interrogative)→dubbio, incertezza

Che sia successo qualcosa?

Che sia un ladro?

OTTATIVO→ desideri, speranze

Magari vincessi alla lotteria!

Fosse vero!

ESORTATIVO → esortazione a fare qualcosa

Che vada al diavolo!

La smetta!

CONCESSIVO→ concessione, permesso di fare qualcosa

Dicano pure quel che vogliono.

Venga pure a spiegarmi le sue ragioni.

Il congiuntivo indipendente esiste anche in latino, con funzioni simili a quelle dell’italiano.

Il congiuntivo esortativo

L’imperativo latino è difettivo: il presente ha solo la 2a persona (singolare e plurale) e il futuro, che si usa solo nei testi delle leggi, ha solo la 2a e la 3a (singolare e plurale). Come si può esprimere un ordine o un’esortazione in una delle persone mancanti? Con il congiuntivo esortativo.

Imperativo Congiuntivo esortativo
1a ps [che] io ami!
2a ps Ama (tu)!
3a ps [che] egli ami!
1a pp [che] noi amiamo!
2a pp Amate (voi)!
3a pp [che] essi amino!

Si utilizza nella forma affermativa il congiuntivo presente; in quella negativa (proibizione) il congiuntivo perfetto preceduto dalla preposizione ne.

In forma negativa si può usare anche il congiuntivo presente preceduto da ne: in questo caso non si esprime una proibizione, ma un invito a non fare qualcosa.

1a ps Che io ami i fratelli! Amem fratres!
2a ps Ama i fratelli! (imperativo) Ama fratres!
3a ps Che egli ami i fratelli! Amet fratres!
1a pp Che noi amiamo i fratelli! Amemus fratres!
2a pp Amate i fratelli! (imperativo) Amate fratres!
3a pp Che essi amino i fratelli!

1a ps [che io] non ami i fratelli! Ne amaverim fratres!
2a ps Non amare i fratelli! Ne amaveris fratres!
3a ps [che lui] non ami i fratelli! Ne amaverit fratres!
1a pp Non amiamo i fratelli! Ne amaverimus fratres!
2a pp Non amate i fratelli! Ne amaveritis fratres!
3a pp Non amino i fratelli! Ne amaverint fratres!

1a ps [che io] Non scelga cose difficili! Ne optem difficilia!
2a ps [che tu] Non scelga cose difficili! Ne optes difficilia!
3a ps [che lui] Non scelga cose difficili! Ne optet difficilia!
1a pp Non scegliamo cose difficili! Ne optemus difficilia!
2a pp Non scegliate cose difficili! Ne optetis difficilia!
3a pp Non scelgano cose difficili! Ne optent difficilia!

Coordinazione tra congiuntivi esortativi

Se il primo è positivo, il secondo è introdotto da neque / nec. Se il primo è negativo, il secondo è introdotto da neve / neu.

Ne amemus fratres, neve difficilia optemus! => Non amiamo i fratelli e non scegliamo cose difficili!

Amemus fratres nec difficilia optemus! => Amiamo i fratelli e non scegliamo cose difficili!

Nella prima frase due esortazioni negative vengono coordinate con neve; nella seconda un’esortazione negativa viene coordinata a una positiva con nec.

Il congiuntivo concessivo

Esprime una concessione o il permesso di fare qualcosa (ammettiamo che… concediamo che… sia pure che… facciano pure… vada pure… ecc).

Viene introdotto da particelle come sane, licet, age, ecc.

  • Il congiuntivo presente = esprime una concessione / permesso nel presente.
  • Il congiuntivo perfetto = esprime una concessione / permesso nel passato.
  • La negazione è ne.

Ametis sane fratres… => Amate pure i fratelli…

Amaveritis sane fratres… => Sia pure che avete amato i fratelli…

Licet haec ne sint falsa… => Ammettiamo che queste cose non siano false…

Il congiuntivo ottativo (o desiderativo)

Esprime il desiderio che qualcosa accada o il rimpianto per qualcosa che non è accaduto (es. Magari piovesse! Oh, se avesse piovuto!).

È introdotto da utĭnam; la negazione è ne.

I tempi del congiuntivo si usano come segue:

  • presente = desiderio realizzabile nel presente
  • perfetto = desiderio realizzabile nel passato
  • imperfetto = rimpianto irrealizzabile nel presente
  • piuccheperfetto = rimpianto irrealizzabile nel passato

Utĭnam veritatem scrībam => Possa io scrivere la verità!

scrībam è congiuntivo presente; indica un desiderio realizzabile nel presente.

Utĭnam veritatem scrīpserim => Mi auguro di aver scritto la verità!

scrīpserim è congiuntivo perfetto; indica un desiderio del quale si spera che si sia realizzato nel passato.

Utĭnam veritatem scrīberem => Magari scrivessi la verità! (ma non la scrivo)

scrīberem è congiuntivo imperfetto; indica un rimpianto presente.

Utĭnam veritatem scrīpsissem => Magari avessi scritto la verità! (ma non l’ho scritta)

scrīpsissem è congiuntivo piuccheperfetto; indica un rimpianto nel passato.

  • Il congiuntivo ottativo può essere introdotto anche dai verbi volo, nolo e malo:
  • velim, nolim, malim + congiuntivo presente = desiderio realizzabile nel presente
  • velim, nolim, malim + congiuntivo perfetto = desiderio realizzabile nel passato
  • vellem, nollem, mallem + congiuntivo imperfetto = rimpianto irrealizzabile nel presente
  • vellem, nollem, mallem + congiuntivo piuccheperfetto = rimpianto irrealizzabile nel passato

Velim veritatem scrības => Vorrei che tu scriva la verità.

Velim veritatem scrīpseris => Mi auguro che tu abbia scritto la verità!

Vellem veritatem scrīberes => Magari scrivessi la verità! (ma non la scrivi)

Vellem veritatem scrīpsisses => Magari avessi scritto la verità! (ma non l’hai scritta)

Se c’è identità di soggetto tra volo, nolo, malo e il verbo che indica l’azione, questo viene lasciato all’infinito (presente o perfetto).

Velim succēdere => Vorrei riuscirci. (realizzabile, presente)

Velim successisse => Mi auguro di esserci riuscito. (realizzabile passato)

Vellem succēdere => Magari riuscissi! (ma non ce la faccio)

Vellem successisse => Magari ci fossi riuscito! (ma non ce l’ho fatta)

Dopo volo, nolo, malo è possibile trovare anche un’infinitiva

Velim Marcum succēdere => Mi auguro che Marco ci riesca (realizzabile, presente)

Velim Marcum successisse => Spero che Marco ci sia riuscito (realizzabile, passato)

Vellem Marcum succēdere => Avrei voluto che Marco ci riuscisse (ma non ce la fa)

Vellem Marcum successisse => Avrei voluto che Marco ci fosse riuscito (ma non ce l’ha fatta)

Il congiuntivo dubitativo

Esprime un dubbio in un’interrogativa diretta.

Di solito è usato solo alla 1a persona (sing/plu), più raramente alla 3a persona (sing/plu). Del resto il dubbio, di norma, lo esprime chi parla o scrive.

Per quanto riguarda i tempi del congiuntivo,

  • congiuntivo presente = dubbio nel presente
  • congiuntivo imperfetto = dubbio nel passato
  • La negazione è non.
  • Si traduce con il futuro, con i verbi servili potere/dovere al condizionale seguiti dal verbo della reggente, con un infinito o con qualunque altro modo utile a esprimere la sfumatura di dubbio.

Quid agam? => Cosa farò? ‒ Cosa dovrei/potrei fare? ‒ Cosa fare?

Quid agerem? => Cosa avrei dovuto/potuto fare?

Il congiuntivo potenziale

  • Esprime qualcosa che potrebbe accadere o sarebbe potuto accadere.
  • Per quanto riguarda i tempi del congiuntivo,
    • congiuntivo presente/perfetto = fatto che potrebbe accadere nel presente
    • congiuntivo imperfetto = fatto che sarebbe potuto accadere nel passato
  • Spesso il soggetto è indeterminato e viene espresso
    • con un pronome indefinito + verbo alla 3a persona oppure
    • con un "tu" generico + verbo alla 2a persona
  • La negazione è non.
  • Si traduce con il condizionale, con il futuro, con potere + infinito o con qualunque altro modo utile a esprimere la potenzialità dell’azione.

Quis dicat? => Chi direbbe / potrebbe dire / dirà?

Aliquis dicat. => Qualcuno direbbe / potrebbe dire / dirà.

[Tu] dicas. => Tu diresti / potresti dire / dirai. / Si direbbe / di potrebbe dire / si dirà.

Quis dixerit? => Chi direbbe / potrebbe dire / dirà?

Aliquis dixerit. => Qualcuno direbbe / potrebbe dire / dirà.

[Tu] dixeris. => Tu diresti / potresti dire / dirai. / Si direbbe / si potrebbe dire / si dirà.

Quis diceret? => Chi avrebbe detto? / avrebbe potuto dire?

Aliquis diceret. => Qualcuno avrebbe detto / avrebbe potuto dire.

[Tu] diceres. => Tu avresti detto / avresti potuto dire. / Si sarebbe detto / Si sarebbe potuto dire.

Il congiuntivo di modestia

  • È una forma di congiuntivo potenziale usata per attenuare un’affermazione.
  • Si trova solo alla 1a persona singolare e plurale (io – noi).
  • Per quanto riguarda i tempi del congiuntivo, di solito si usa il perfetto; più raramente il presente, senza differenza di significato.
Hoc dixerim. => Direi questo / oserei dire questo.

Il congiuntivo irreale

  • Esprime un’azione considerata irreale da chi parla o scrive.
    • congiuntivo imperfetto = indica irrealtà nel presente
    • congiuntivo piuccheperfetto = indica irrealtà nel passato
  • La negazione è non.
  • In italiano si rende con un condizionale presente o passato.

Cupĕrem tecum loqui. => Vorrei parlare con te (ma la cosa non è considerata possibile)

Cupivīssem tecum loqui. => Avrei voluto parlare con te (ma la cosa non era considerata possibile)

Il congiuntivo suppositivo

  • Esprime un’ipotesi realizzabile o irrealizzabile.
    • Il congiuntivo presente = indica un’ipotesi realizzabile
    • Il congiuntivo imperfetto o piuccheperfetto = indicano un’ipotesi irrealizzabile
  • Si rende con le espressioni "poniamo il caso che", "supponi che"

Des Marco pecunias… => Supponiamo che tu dia il denaro a Marco (e potrebbe succedere)

Dares/Dedisses Marco pecunias… => Supponiamo che tu avessi dato il denaro a Marco (ma non l’hai fatto)

Congiuntivi indipendenti latini e traduzione in italiano: esercizi

Prova a tradurre le seguenti frasi dal latino all’italiano.

  1. Verberat nos et lacerat fortuna? Patiamur
  2. Haec prima lex amicitiae sanciat, ut ab amicis honesta petamus
  3. Sit fur, sit sacrilegus, sit flagitiorum omnium vitiorumque princeps; at est bonus imperator
  4. Dicat quod quisque vult; de hac sententia non demovebor
  5. Vivant cives mei, valeant! Sint incolumes, sint florentes, sint beati!
  6. Utĭnam ad senectutem perveniatis! Che voi possiate giungere fino alla vecchiaia!
  7. Quid igitur faciam? Non eam?
  8. Tune impune hoc legas?
  9. Ecquis id dixerit? Certe nemo
  10. Putares Sullam in Italiam venisse non belli vindicem, sed pacis auctorem

Traduzione

  1. La sorte ci colpisce e ci rovina. Sopportiamo!
  2. La prima regola dell’amicizia stabilisca ciò, che richiediamo dagli amici l’onestà.
  3. Sia pure ladro, empio, principe di tutti i crimini e di tutti i vizi, ma è un buon generale.
  4. Ciascuno dica pure ciò che vuole; io non mi smuoverò da questa convinzione.
  5. Vivano i miei concittadini e stiano bene! Siano salvi, siano prosperi, siano felici!
  6. Che voi possiate giungere fino alla vecchiaia!
  7. Quindi cosa dovrei fare? Non dovrei andare?
  8. Tu leggeresti ciò senza punizione?
  9. Forse qualcuno direbbe ciò? Di certo nessuno.
  10. Si sarebbe potuto credere che Silla era venuto in Italia non come difensore di una guerra, ma come autore di pace.