Cesare Pavese nasce a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, il 9 settembre 1908. Suo padre Eugenio è cancelliere presso il Tribunale di Torino, mentre la madre è figlia di una famiglia di benestanti commercianti alessandrini. Passa l’infanzia e l’adolescenza a Torino, dove consegue la laurea in lettere nel 1932, con una tesi su Whitman. Si fa notare come traduttore di narratori americani (Melville, Dos Passos, Faulkner), attività che lo accompagnerà per diversi anni. Svolge anche la professione di insegnante in diverse scuole pubbliche piemontesi: per farlo, tuttavia, è costretto ad iscriversi al partito nazionale fascista.
Collaboratore della casa editrice Einaudi fin dalla sua fondazione, nel maggio del 1935 viene arrestato e condannato al confino in Calabria, a causa del suo impegno politico contro il regime fascista. Torna a Torino nel marzo del 1936, dopo essere stato graziato, ed è proprio in quell’anno che pubblica il suo primo lavoro di rilievo, Lavorare Stanca. Si tratta di una raccolta di poesie, che non riscuote però il successo sperato. Nel corso del 1940 conosce una giovane universitaria, Fernanda Pivano, già sua allieva al liceo d’Azeglio, della quale si innamora. Arriva anche a chiederle di sposarla: lei rifiuta, pur restando amici.
Nel 1941 pubblica il suo primo romanzo Paesi Tuoi: è l’esordio nella narrativa e fino al 1950 pubblicherà alcuni romanzi rimasti nella storia della letteratura italiana, come La spiaggia, Feria d’Agosto, Dialoghi con Leucò, Il compagno, La casa in collina, La bella estate, La luna e i falò. Nel 1945, mandato a Roma su incarico della Einaudi per lavorare alla sede romana della casa editrice, si iscrive al Partito Comunista e inizia a collaborare all’Unità. Qui conosce Italo Calvino, che lo segue alla Einaudi.
Gli ultimi anni di vita di Cesare Pavese sono profondamente tormentati. Lo scrittore è attraversato da un intenso disagio esistenziale e da una profonda depressione. Nonostante la vittoria nel 1950 del premio Strega, grazie al romanzo La bella estate, Pavese non riesce a superare i suoi problemi. Le delusioni amorose (l’ultima con Constance Dowling, alla quale dedica la poesia Verrà la morte e avrà i tuoi occhi) e la profonda sfiducia maturata sul ruolo degli intellettuali nella società dell’epoca sono troppo forti. Il 27 agosto 1950 viene trovato morto all’Albergo Roma di Torino, suicida dopo aver ingerito una fortissima dose di sonnifero.