Elsa Morante nasce a Roma il 18 agosto del 1912. È una poetessa, scrittrice, saggista e traduttrice italiana. Una delle voci narranti del secondo dopoguerra più apprezzabili. È anche la prima donna a vincere il Premio Strega con il suo celebre romanzo L’isola di Arturo (poi diventato un film). Inoltre, La storia è fra i cento migliori libri di sempre, lo attesta una lista del 2002 a cura del Club norvegese del libro.
Figlia naturale di una maestra ebrea modenese e di un impiegato postale di origini siciliane (Francesco Lo Monaco), viene riconosciuta da Augusto Morante (il marito di Irma Poggibonsi, la madre). Cresce con i suoi fratelli minori – Aldo, Marcello e Maria – mentre il primogenito muore prima della sua nascita. A narrare la storia di famiglia ci pensa Marcello Morante, anche lui scrittore, in Maledetta Benedetta. Il padre naturale di Elsa muore suicida nel 1943.
L’inizio della sua produzione letteraria risale alla sua giovinezza, con favole e filastrocche per bambini. Scrive anche racconti brevi che trovano spazio in una serie di periodici dell’epoca, uno fra tutti il Corriere dei piccoli. Elsa scrive anche con pseudonimi maschili, tra cui Antonio Carrera e – forse – Renzo o Lorenzo Diodati.
Collabora anche con la rivista L’Eroica, dove scrive poesie decadentistiche e racconti. Il suo primo libro è proprio una raccolta, riunita sotto il titolo Il gioco segreto. Nel 1936 conosce lo scrittore Alberto Moravia, che sposa cinque anni dopo. Insieme frequentano pensatori del calibro di Pier Paolo Pasolini e Umberto Saba.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, lasciano Roma per sfuggire ai nazisti e si trasferiscono in provincia, vicino al mare. Luoghi che appaiono spesso nelle opere letterarie di entrambi. In questo periodo Elsa Morante inizia a scrivere Menzogna e sortilegio (che vincerà il Premio Viareggio) e a tradurre il diario di Katherine Mansfield.
Dopo la guerra i coniugi incontrano il traduttore americano William Weaver, che li introduce al pubblico internazionale. La scrittrice si interessa sempre di più al cinema. Con Alberto Lattuada, scrive il trattamento del film Miss Italia. Nel 1952 lavora con Franco Zeffirelli a Verranno a te sull’aure… Nessuna delle due pellicole, però, ha mai visto la luce (Miss Italia, diretto da Duilio Coletti, è frutto di un altro progetto).
Tra il 1951 e il 1952 Elsa Morante cura una rubrica radiofonica di critica cinematografica. Le dimissioni arrivano dopo un episodio di censura da parte della Rai. La passione per il grande schermo cresce e partecipa a un breve cameo nel ruolo di una detenuta. Il film è Accattone di Pasolini. Si cimenta, come aiuto-regista, in Il Vangelo secondo Matteo. Collabora anche alla stesura di colonne sonore, ma in anonimato. Di Elsa Morante sono le parole della ballata di un giullare in Romeo e Giulietta, diretto dal grande Zeffirelli.
Durante i primi anni Sessanta si dedica a una seconda raccolta di racconti, Lo scialle andaluso. Nel 1965 pubblica la conferenza Pro o contro la bomba atomica, che tiene in precedenza a Torino, Milano e Roma. Un breve saggio con cui esprime chiaramente la sua poetica: la poesia per lei è uno strumento per manterere viva la realtà e per sconfiggere l’irrealtà.
Elsa Morante e Alberto Moravia si separano nel 1961, ma non divorziano. Di qualche anno prima è la relazione burrascosa fra la scrittrice e il regista Luchino Visconti. In quegli anni si lega al pittore americano Bill Morrow, che muore precipitando da un grattacielo. Nonostante il grave lutto, non smette di scrivere. Sono gli anni di Senza i conforti della religione, romanzo che non viene mai pubblicato. Il mondo salvato dai ragazzini (1968) unisce poesia tradizionale, canzoni, un atto unico teatrale – La commedia chimica, ispirata alle sue sperimentazioni con LSD e psichedelici – e favolette morali.
L’ultimo romanzo è Aracoeli (1982), con cui vince il riconoscimento francese, Prix Médicis. Poco prima della fine della stesura, cade e si frattura il femore. Per questo motivo rimane a lungo a letto. Dopo l’uscita del libro, invece, scopre di essere molto malata e – nel 1983 – tenta il suicidio. A salvarla è la governante. Viene ricoverata in clinica dove viene operata, ma i risultati sono scarsi. Muore il 25 novembre 1985, a Roma, a causa di un infarto.
Alcuni suoi testi sono pubblicati postumi. Fra questi, il diario onirico Diario 1938, Racconti dimenticati e Aneddoti infantili. Nel 2012 esce una raccolta di 596 lettere di e a Elsa Morante dal titolo L’amata, curata del nipote Daniele Morante, in collaborazione con Giuliana Zagra.
Fra le sue citazioni più significative, “Il potere e la violenza sono un tutt’uno” e “La peggiore violenza contro l’uomo e la degradazione dell’intelletto”, tratti da La storia; “Il sacrificio è la sola, vera perversione umana”, da L’isola di Arturo.