Umberto Saba nasce a Trieste il 9 marzo 1883. Figlio di un agente di commercio e di una donna ebrea triestina di famiglia benestante, il suo vero nome è Umberto Poli. Il padre abbandona la famiglia quando la moglie è incinta: poco incline ai legami familiari, la sua fuga avviene anche per sfuggire all’arresto per le sue simpatie con il patriota Guglielmo Oberdan. L’uso dello pseudonimo Saba ha un’origine incerta: potrebbe derivare dal nome della sua balia, Gioseffa Schobar, detta Peppa Sabaz, o essere un omaggio al nonno, in quanto in ebraico “saba” significa proprio nonno.
L’infanzia è molto complicata per Saba: soffre l’assenza del padre ed è costretto a passare da una casa all’altra, dapprima affidato alle cure di una balia, poi a quelle di alcuni parenti per poi tornare da sua madre verso i 10 anni. Il percorso di studi di Umberto è abbastanza scarno: è iscritto al ginnasio, ma con scarsi risultati. Frequenta l’università ma non completa gli studi. È di fatto un autodidatta: legge Petrarca, Alfieri, Parini, oltre ad autori come D’Annunzio e Carducci.
Nel 1905 si trasferisce a Firenze, dove entra in contatto con gli intellettuali de La Voce. È di questo periodo la pubblicazione della prima poesia, Il Borgo. Nel 1907 parte per il servizio militare: nonostante sia nato a Trieste, sotto l’Impero Asburgico, è cittadino italiano. Da quest’esperienza nascono i Versi Militari. Nel 1910 pubblica un interessante articolo, dal titolo Quel che resta da fare ai poeti. In questo articolo troviamo tutta la poetica di Saba. Compito del poeta è esprimere la condizione esistenziale dell’uomo, la sua realtà quotidiana. Si pone dunque in contrasto con l’ideologia del poeta-vate e con un tipo di poesia troppo estetica.
Nel 1921 pubblica Il Canzoniere, una delle sue opere più importanti, in cui raccoglie gran parte della sua produzione poetica. Nel 1938, alla promulgazione delle leggi razziali, si rifugia in Francia. Ritorna in Italia un anno dopo e durante la Guerra vive a Firenze. Stringe una forte amicizia con Eugenio Montale e Carlo Levi, che si lega sentimentalmente a sua figlia Linuccia. Nel dopoguerra riceve numerosi riconoscimenti e premi letterari, e nel 1953, la laurea honoris causa conferitagli dalla Sapienza di Roma. Dopo la scomparsa della moglie nel 1956, le sue condizioni di salute peggiorano: Umberto Saba muore il 25 agosto 1957. Lascia un’opera incompiuta: il romanzo Ernesto, pubblicato ovviamente postumo, con una ispirazione in parte autobiografica.