L’antico proverbio “Gran giustizia, grande offesa” affonda le sue radici nel mondo latino ma è molto utilizzato ancora al giorno d’oggi in Italia. Si tratta di un aforisma giuridico, che fa riferimento all’utilizzo del diritto e alle possibili distorsioni collegate alle sue varie applicazioni.
La spiegazione del proverbio
Il detto “Gran giustizia, grande offesa” sta a significare che l’applicazione rigida, rigorosa e indiscriminata della legge può rivelarsi anche un’ingiustizia. Secondo l’inventore di questo proverbio, quindi, il diritto non va utilizzato in maniera acritica, senza cioè tenere conto delle circostanze specifiche del singolo caso, perché in questo modo si rischia di non fare realmente giustizia.
La versione originaria
Come già accennato, il proverbio “Gran giustizia, grande offesa” trae la sua origine dal mondo latino (o, per meglio dire, è già citato nel mondo latino). Per esempio, Cicerone ha utilizzato la locuzione “Summum ius, summa iniuria” (tradotta come “somma giustizia, somma ingiustizia” oppure come “il massimo del diritto, il massimo dell’ingiustizia“) nel suo ‘De Officiis’, citandola come espressione proverbiale. Già in precedenza, Terenzio ha usato un’espressione analoga (“Ius summum saepe summa est malitia“, cioè “somma giustizia equivale spesso a somma malizia“) in ‘Heautontimorumenos’.
A questo punto è opportuno precisare che il termine italiano “giustizia” deriva dal latino “iustitia”, che a sua volta deriva da “ius” (diritto) e “iustus” (“giusto”, “equo”.
Altri proverbi simili
Il proverbio “Gran giustizia, grande offesa” è ancora oggi utilizzato in Italia, specialmente in alcune aree del Paese. In Sicilia, per esempio, è noto nella sua versione dialettale “Summa giustizia, summa ‘nciuria“. In Toscana, invece, è diffuso nella versione “Gran giustizia, gran offesa“, molto simile all'”originale”.
Al tema della giustizia sono dedicati poi diversi altri proverbi italiani che, seppur differenti nella forma, hanno un significato assimilabile a quello di “Gran giustizia, grande offesa”. A questo proposito, per esempio, è possibile citare “Meglio assolvere un reo che condannare un innocente“, anche noto nella sua versione alternativa “Meglio assolvere un peccatore, che dannare un giusto“. Altri detti che pongono l’accento sulle possibili distorsioni della legge sono “I poveri mantengono la giustizia” e “Quattrini e amicizia rompon le braccia alla giustizia“.
Significato
Il proverbio "Gran giustizia, grande offesa" sta a significare che l'applicazione acritica, indiscriminata e fin troppo rigorosa della legge rischia di rivelarsi ingiusta, dal momento che il diritto, secondo la tesi veicolata da questo modo di dire, dovrebbe tenere conto delle specifiche circostanze che contraddistinguono ogni singolo caso. Solo in questo modo, secondo chi ha inventato questo detto (e, evidentemente, anche per chi lo utilizza), è possibile applicare la legge in maniera corretta e fare davvero giustizia.
Origine
Nel mondo latino esistono diversi riferimenti al modo di dire oggi noto come "Gran giustizia, grande offesa". Per esempio, Cicerone lo ha citato nel suo 'De Officiis' ("Summum ius, summa iniuria") e, ancora prima, Terenzio ha utilizzato l'espressione "Ius summum saepe summa est malitia" in 'Heautontimorumenos'. Nel corso degli anni, il proverbio si è tramandato in varie zone d'Italia. In Toscana è noto nella versione "Gran giustizia, gran offesa", mentre in Sicilia si è soliti dire: "Summa giustizia, summa 'nciuria".
Varianti
- Toscana: Gran giustizia, gran offesa
- Sicilia: Summa giustizia, summa 'nciuria