Il principale nemico dello studio è la distrazione. Lasciamo di colpo vagare la nostra mente altrove, con il chiaro intento di provare una generale sensazione di relax, allontanando da noi il pensiero di dover completare tutto ciò che rientra nel nostro assegno quotidiano.
Sappiamo benissimo quanto lavoro vi sia ancora da fare, eppure la procrastinazione risulta così vantaggiosa e comoda nell’immediato. Assecondare la voglia di riposare, fare altro e, in generale, rilassarsi, ha spesso la meglio.
Occorre sottolineare come vi siano soggetti maggiormente predisposti a tutto ciò, che purtroppo sono costretti a lavorare molto più duramente di altri per realizzare quanto si sono prefigurati, che si tratti di impegni scolastici o lavorativi. Ogni studente vorrebbe scoprire il segreto per concentrarsi nello studio, risparmiando quindi fatica e tempo, evitando di ritrovarsi costantemente sulla propria bacheca di Instagram o TikTok, guardando video POV e altro ancora.
La magia non esiste in questo mondo, purtroppo, quindi una maggiore attenzione è ottenibile solo attraverso un certo tipo di lavoro, declinabile in maniera differente a seconda dei soggetti. Da comprendere come distrarsi faccia parte della propria natura. Non siamo sbagliati se siamo costretti a lottare contro il nostro cervello in certe circostanze.
Difficoltà a concentrarsi: regola degli 8 secondi
Un dato fornito da una ricerca condotta da Microsoft nel 2013 può spiegare un po’ meglio di cosa stiamo parlando. Di una persona con poca memoria si tende a dire che sia un po’ come un pesce rosso. Il motivo è perché la loro soglia d’attenzione è in media di 9 secondi. Un costante distrarsi che di certo non rende facile alcuna memorizzazione. Vi stupirà sapere, però, che la natura umana ci ha donati una soglia d’attenzione media di 8 secondi.
Al di là di ciò che si sta facendo, anche se si è semplicemente impegnati a parlare con un amico, si subirà a livello cerebrale una sorta di mini e istantaneo blackout, per così dire, dopo circa 8 secondi. Trascorsi pochi millesimi di secondo, avviene la riconnessione a una data situazione. Il processo non ha fine, il che può rendere estenuante la fase di "ritorno alla realtà", se quest’ultima è noiosa, stancante o magari stressante.
Andiamo quindi a contrastare quell’immagine "venduta" un po’ da chiunque, famigliari e professori. Non è vero che chi non riesce a concentrarsi nello studio, distraendosi costantemente, ha poca voglia di mettersi a lavoro. Occorre operare dei distinguo. Vi è chi non ha la minima intenzione di provare, che non rientra nella nostra analisi, e chi invece fatica e lotta ogni giorno contro una certa predisposizione, magari più accentuata che in altri.
Occorre quindi trovare una soluzione per rendere meno traumatici questi blackout, consentendo al cervello di riconnettersi alla situazione affrontata fino a pochi millesimi di secondo prima, anche quando il proprio livello d’interesse (uno dei grandi nemici dello studio) rasenta la soglia dello zero.
Facile mostrare come il piacere percepito nello svolgere un’attività renda innocua quella pausa del cervello. Basti pensare a quando guardiamo una serie TV. Quale Gen Z aveva voglia di fare altro durante l’ormai famosa scena di ballo di Mercoledì Addams nella serie Netflix. La regola degli 8 secondi è stata ininfluente in quel caso. Preparare un esame, invece, è decisamente noioso e così il cervello suggerisce vie di fuga in quel micro lasso di tempo di stop.
Si potrebbe forzare la mano, per così dire, costringendosi a restare seduti e studiare per un’intera giornata. Ciò, però, non la renderà necessariamente produttiva. Si corre infatti il rischio di non comprendere e memorizzare davvero un testo, se di fatto si è in modalità standby. I risultati sono così un brutto voto o una bocciatura. Ci si ritrova così a dover ripreparare l’esame o lavorare per far meglio alla prossima interrogazione, così da alzare la media.
Considerando come le pause del cervello non siano evitabili, tutto ciò che è in nostro potere fare è concentrarsi nello studio seguendo un preciso metodo, generando le giuste premesse per approcciare alla materia, qualunque essa sia, in maniera corretta e produttiva. Lavorando alla base del problema, il suo effetto finale sarà meno devastante.
Come concentrarsi nello studio
I consigli per riuscire a concentrarsi nello studio non sono una scienza esatta che si adatta allo stesso modo per tutti. Ognuno di noi ha sfumature differenti e le proprie inclinazioni conducono a risposte non del tutto prevedibili. In termini generali, però, seguire le indicazioni che proponiamo di seguito può fare una gran differenza o, almeno, indirizzare sul giusto percorso.
Addio distrazioni
Prima di iniziare a studiare sarebbe buona abitudine agire su ciò che ci circonda e potrebbe generare distrazioni. Scontato dire come lo smartphone rappresenti uno dei maggiori "pericoli" in tal senso. Sarebbe quindi preferibile silenziare le notifiche. Ciò vuol dire non lasciare attiva neanche la funzione vibrazione.
Buona abitudine avvisare la propria famiglia d’aver bisogno di tranquillità. Si riuscirà così a trasformare la camera scelta in un’area soggetta a divieto d’accesso, dove regna il silenzio. Non è affatto una cattiva idea tentare di bloccare i disturbi esterni, provenienti dal resto della casa o dall’esterno, sfruttando delle cuffie con cancellazione del rumore, magari ascoltando della musica rilassante che aumenti la concentrazione.
L’importanza dell’ambiente
Dove decidiamo di studiare è molto importante. Bisogna creare il proprio "luogo sicuro" o cercarlo. Ciò vuol dire adattare la propria camera, ad esempio, o recarsi in ambienti come una biblioteca. Da prediligere una buona illuminazione, così da non affaticare eccessivamente gli occhi.
Un buon trucco mentale è quello d’avere di fianco altre persone che studiano. Per questo le biblioteche rappresentano sempre un’ottima idea. Si tratta di un modo per essere ispirati, approfittando del "mood" generato. Sarà così più difficile distrarsi e lasciarsi travolgere dal desiderio di fare altro.
Conviene preparare l’intero materiale di studio necessario in anticipo, così da non doversi distrarre dallo studio costantemente. Per entrare nel giusto stato mentale, infine, si può anche trasformare l’ambiente con della musica ambientale, magari trasmessa in cuffia per isolarsi del tutto.
Pianificare lo studio
Creare un buon piano di studio vuol dire seguire una strada precisa. Non si sprecherà quindi tempo nel capire a che punti si è e cosa fare dopo. Si genera così un flusso che non viene mai interrotto.
Sarebbe preferibile non tentare di guardare al lungo periodo. Pianificare due interi mesi di studio, ad esempio, aumenta le possibilità di non rispettare quanto prefissato. Gli eventi non prevedibili, infatti, in un arco temporale così ampio, possono essere svariati. Sarebbe meglio ragionare di settimana in settimana, dandosi un numero di pagine o capitoli da studiare, ad esempio. All’interno di questo frammento di calendario, però, occorre anche mettere nero su bianco il da farsi per ogni singolo giorno, nel dettaglio.
Importante concedersi circa cinque minuti dopo ogni mezz’ora di studio. Una frazione da spendere in piedi, mettendo in movimento il corpo dopo essere stati così tanto seduti. Si potrebbero fare due passi, bere un po’ d’acqua per rivitalizzarsi e magari prendere un po’ d’aria fresca. Una sorta di risveglio muscolare e mentale, da non sottovalutare.
Ascoltare il corpo
Riteniamo che studiare con attenzione e impegno dipenda tutto dalla mente. Se è vero che occorre garantire al cervello condizioni ideali per restare concentrati il più a lungo possibile, non si possono di certo ignorare i bisogni fisiologici del corpo. Possiamo analizzare il tutto come una sorta di gioco di squadra, che dev’essere il più fluido possibile per poter funzionare al meglio.
Studiare richiede uno sforzo fisico. Il solo fatto di restare seduti, col capo chino sui libri, per svariate ore, rappresenta un’enorme forzatura per il corpo. Se a ciò si aggiunge l’intensità mentale richiesta, è facile capire come non si possa studiare al 100% delle proprie potenzialità per l’intera giornata.
Questo intendiamo quando diciamo che è importante ascoltare il corpo, prendendosene cura. Ricordiamo sempre come vi siano delle ore nelle quali generalmente riusciamo a lavorare meglio. In altre fasce orarie, invece, tendiamo per natura a distrarci più facilmente, essendo maggiormente stanchi e quindi desiderosi di riposare, anche mentalmente.
Studiare al mattino, facendo magari partire la propria giornata alle 7,00, vuol dire avere una marcia in più. Un vero e proprio "boost" che diventa chiaro se si studia per larghi tratti della giornata. Sarà evidente la fatica che si prova alle 20,00 di sera, ad esempio.
Sarebbe il caso programmare dei momenti di riposo. Così come i tanti dispositivi tecnologici che utilizziamo, anche noi abbiamo bisogno di ricaricarci. Ignorare questa fase vuol dire andare incontro a eventuali "problemi di sistema". Si può optare per due differenti approcci. Il primo è già stato citato. Si tratta di cinque minuti di stop ogni 30 minuti di studio. Da non trascorrere, però, con gli occhi fissi su un display, aggiornando l’home dei propri social.
Il secondo prevede invece una parte della giornata dedicata a uno studio continuato, in seguito alla quale concedersi una pausa ben più prolungata di 5 minuti. Si consiglia anche in questo caso di mettersi in moto, bevendo e recuperando energie mentali. Una passeggiata può fare una grande differenza, ritrovando nuove motivazioni.
Oltre al semplice fermarsi, abbiamo sottolineato anche l’importanza di bere. Ciò che ingeriamo, infatti, fa una grande differenza. Un discorso che vale ovviamente anche per il cibo, e non solo per i liquidi. Da evitare il "junk food", che offre un senso di benessere ma soltanto momentaneo. Appesantisce e rende più faticoso lo studio. Cibi leggeri e sani, tanto durante i posti principali che gli spuntini, che potrebbero essere caratterizzati da frutta di stagione, ricca d’acqua e vitamine. Armi a proprio vantaggio da considerare sempre nell’ampia equazione del proprio studio.