Musica per studiare Fonte foto: 123RF
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Migliore musica per studiare: ecco una playlist per concentrarsi

Consigli utili per trovare la giusta musica per studiare. Ecco come reagisce il cervello a differenti generi e le playlist consigliate

Luca Incoronato

Luca Incoronato

GIORNALISTA PUBBLICISTA E COPYWRITER

Giornalista pubblicista ed esperto Copywriter, amante della scrittura in tutti i suoi aspetti. Curioso per natura, adoro scoprire cose nuove e sperimentarle in prima persona. Non mi fermo mai alle apparenze, così come alla prima risposta, nel lavoro come nella vita.

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La musica aiuta a concentrarsi o è soltanto un mito? Ascoltare dei brani può incrementare in qualche modo i risultati ottenuti durante una normale sessione di studio? Proveremo a rispondere a queste domande, che prima o poi tutti gli studenti si sono posti. Volgeremo lo sguardo alla questione, analizzandola nel dettaglio, così da capire quali siano i generi ideali e quali, invece, contribuiscono a creare delle "colonne sonore" che possono in realtà avere l’effetto opposto, distraendo il soggetto. In conclusione proporremo anche due differenti tipologie di playlist tra le quali scegliere, o dalle quali partire per crearne una propria e personalizzata.

L’effetto della musica sul cervello

Per comprendere l’impatto che generalmente la musica ha sul cervello, occorre fare un piccolo passo all’interno nel nostro sistema nervoso. Questo è costituito da neuroni, in grado di comunicare tra loro attraverso dei neurotrasmettitori. Questi si attivano, per così dire, soltanto al sopraggiungere di un impulso emotivo di varia natura. Solo in questo caso ha inizio un’interazione con altri neuroni limitrofi. Ciò provoca una trasformazione dell’iniziale impulso nervoso in una specifica risposta cellulare.

L’ascolto di musica ha un impatto importante, dal momento che genera il rilascio di dopamina nel cervello. Per essere più chiari, si tratta proprio di uno di quei neurotrasmettitori appena citati. Il suo compito è quello di esercitare il controllo sul movimento, la capacità di apprendimento e quella d’attenzione, limitatamente ad alcuni ambiti delle funzioni cognitive, sul meccanismo del sonno e sulla generale sensazione di piacere.

Si pensa generalmente a una connessione tra musica ed emozioni, almeno in soggetti più sensibili. È stata però dimostrata anche una diretta connessione tra le note prodotte e l’influencza generata sul sistema cardiovascolare, la pressione sanguigna e il battito cardiaco. Si spiega così l’abitudine di molti sportivi nell’isolarsi da tutto e tutti ascoltando della musica in cuffia, accumulando forza, energia e concentrazione prima di un grande evento.

Diversi stili musicali e differenti impatti

Facile convenire con un semplice concetto: la musica non è tutta uguale. Non si tratta meramente di una questione di gusti. Il discorso è un po’ più complesso. Lo sguardo deve posarsi in realtà sui differenti generi e stili, in quanto questi possono provocare degli effetti decisamente differenti in chi li ascolta. Il nostro organismo è particolarmente recettivo in tal senso, lasciandosi quasi trasportare sulla scia di un tappeto musicale ben studiato per l’occasione. Capita così che i livelli di cortisolo, ovvero l’ormone dello stress, diminuiscano in presenza di una musica rilassante. Al tempo stesso il crescendo di un’orchestra provoca una vasocostrizione della pelle del viso, legata all’aumento della pressione sanguigna.

Per esprimere in breve il concetto, possiamo sottolineare come la musica classica e meditativa riescano a ridurre sensibilmente lo stress e il dolore. Una musica ritmata, invece, trova i suoi benefici nell’aumento della concentrazione, nel migliorare generalmente l’umore e nell’incrementare le motivazioni del soggetto. In questa equasione, però, intervengono anche i gusti personali, sviluppati nel corso della vita. Questi possono porre un veto a determinati generi, a prescindere dall’impatto che statisticamente possano avere. La reazione, infatti, non è provocata soltanto dai suoni in sé, ma anche dal proprio bagaglio di conoscenze, ovvero da quanto ascoltato in precedenza, il che ha creato un magazzino di ricordi ed emozioni legati a determinati generi.

La reazione del cervello alla musica

Sono due le fasi attivate al momento dell’ascolto di una canzone. La prima è ovviamente quella dell’udire, legata all’orecchio e al nervo acustico. La seconda vede il raggiungimento del lobo temporale, attraverso il talamo, da parte del suono. Viene così chiamato in causa il sistema nervoso, con le relative funzioni psichiche. In gergo si dice che il suono musicale è stato così "intellettualizzato".

Abbiamo parlato specificamente di ascolto di una canzone, perché il cervello è in grado di operare una distinzione tra linguaggio e musica, agendo attraverso due sistemi neurali separati, riconoscendo da una parte la melodia e dall’altra il significato delle parole. La parte logica è affidata all’emisfero sinistro, che pone l’attenzione sul linguaggio, nel caso in cui ve ne fosse. La parte intuitiva è gestita dall’emisfero destro, che pone l’attenzione sul comparto musicale. Si creano così connessioni e questo "lobo emozionale", per così dire, attiva l’immaginazione e dà vita a sensazioni differenti.

In sintesi, entrambi gli emisferi traggono vantaggi dall’ascolto musicale. Un brano ricco di testo cantato, sovrapposto alla melodia, richiederà probabilmente una maggior attività da parte dell’emisfero sinistro, migliorando il senso del ritmo, la motricità e la memoria. Concentrandosi maggiormente sulla sezione destra del nostro cervello, invece, si evidenzierà un incremento della creatività e, in generale, una sensazione di armonia.

Musica per studiare

Gli studenti sono spesso alla ricerca di metodi per studiare velocemente, aumentando la propria concentrazione.Un modo per isolarsi da tutto e tutti, migliorando le capacità d’apprendimento, se pur di poco, ma soprattutto evitando distrazioni. È bene sottolineare come l’ascolto di un brano sia decisamente positivo durante una fase di studio, e non solo. La scelta e lo studio della playlist è però di grande importanza. Non vogliamo infatti ottenere l’effetto contrario.

Molti pensano d’aver bisogno di un ambiente totalmente tranquillo per studiare al meglio. Occorre specificare come alcuni riescano realmente a trarre beneficio dal totale silenzio. Molti, però, si ritrovano vittima della noia, il che può spingere a distrarsi, guardare più spesso il proprio smartphone e soccombere a quell’impulso del cervello alla fuga dai libri. Scegliere la giusta musica per studiare può essere un’arma vincente. Di seguito forniamo alcuni consigli pratici su come muoversi in questo ambito, trovando la propria playlist ideale.

Musica da studio: consigli nella scelta

La concentrazione può essere migliorata dall’ascolto di musica classica. Occorre però operare una scelta oculata, individuando composizioni dal carattere pacifico e armonioso. Effettuando ricerche in tal senso, ci si imbatterà facilmente nel cosiddetto "effetto Mozart", teoria scientifica controversa che sostiene come le prestazioni mentali vengano incrementate, seppur minimamente, dall’ascolto di brani del celebre autore.

Come abbiamo detto, però, molto dipende dal bagaglio culturale del soggetto. Pretendere d’ascoltare musica classica per la prima volta, preparandosi in questo modo durante una dura sessione d’esami, potrebbe portare al fallimento dell’esperimento. Si potrebbe infatti rigettare il tutto, ritenendolo ben lontano dai propri gusti o, all’opposto, lasciarsi rapire dalle melodie che, essendo del tutto nuove nel loro stile classico, rischiano di distrarre, non accompagnando lo studio ma ponendolo in secondo piano.

Generalmente si preferisce una musica ambient. Si tratta di un tappeto musicale composto da brani rilassanti, adatti a differenti circostanze in cui si ha necessità di concentrazione. Un genere più moderno del classico, che però vanta un impatto simile sul cervello. L’assenza di un testo cantato consente inoltre a parte del proprio cervello di concentrarsi unicamente sui vocaboli letti e non su quelli ascoltati.

A prescindere dal genere, però, è importante regolare il volume a un livello moderato. In molti tendono ad alzarlo quasi al massimo, al fine di creare un isolamento quasi totale dall’ambiente circostante. Così facendo si corre però il rischio di generare danni al proprio sistema uditivo. A ciò si aggiunge il fatto che un volume eccessivo distragga la mente, rovinando l’intero esperimento di concentrazione. Se proprio l’ambiente di studio non è dei più rilassanti, sarebbe il caso di investire in un paio di cuffie con isolamento del rumore, così da ascoltare brani a un livello moderato e, al tempo stesso, non percepire distrazioni esterne.

Si consiglia di creare una playlist, non dovendo quindi selezionare di volta in volta un brano, distogliendo l’attenzione dai libri. Comporre una selezione ben precisa o affidarsi ad altre create ad hoc sul web assicura una sessione ben precisa di rilassamento. Ascoltare brani "random", optando ad esempio per delle stazioni radio, può invece creare un effetto alti-bassi nei livelli di concentrazione. Sarebbe inoltre preferibile fare attenzione al minutaggio complessivo della playlist. Si consiglia di optare per un totale di 40-50 minuti, così da poter impostare una pausa relax al termine dell’ultimo brano.

Musica Lofi per lo studio

Negli ultimi anni si è tornati a parlare con insistenza di musica Lofi, soprattutto grazie alle numerose playlist presenti su YouTube, Spotify e non solo. Sono adatte per lo studio e in molti casi in riproduzione continua, senza stop. Volendo scavare nella storia della definizione, con Lofi si intende musica a "bassa fedeltà", ovvero creata con strumenti "poveri", senza grande attenzione alla qualità della riproduzione. Un sottogenere dell’hip hop e dell’indie rock.

Escludendo per un attimo la seconda sottocategoria musicale, in ambito di studio verrebbe da concentrarsi maggiormente sul Lofi hip hop, che è un ottimo strumento per rilassarsi, lavorando o, appunto, passando qualche ora sui libri in vista di interrogazioni o esami. Ecco gli i pro:

  • Effetto risallante ma bit in grado di tenere viva l’attenzione e non spingere verso il sonno;
  • Assenza di testi e dunque esclusione di distrazioni. Ciò aumenta il focus su quanto si legge;
  • L’ascolto di una playlist Lofi genera un effetto loop che mantiene costante i livelli d’attenzione;
  • Dopo svariati ascolti si genera una sorta di assuefazione, connessa a un "effetto placebo". Migliora quindi l’umore;
  • Consente di attenuare i rumori di fondo casalinghi ed esterni.

Playlist per lo studio

Il primo consiglio è ideale soprattutto per le nuove generazioni. Qualcosa che fa da ponte tra Millenniale Gen Z, a dire il vero. Parliamo di una leggenda del web, ovvero Lofi Girl, canale YouTube che trasmette senza interruzioni brani che spingono al relax assoluto e dal livello elevatissimo. Un progetto gratuito che mostra il lato geniale e migliore del web (disponibile anche su Spotify).

Volendo invece optare per una playlist più classica, si potrebbe voler dare una chance alle colonne sonore di film e videogiochi. Questa è una delle più apprezzate online:

  1. The Lord of the Rings: Sound of the Shire
  2. Skyrim: Dragonborn Theme
  3. Grand Budapest Hotel: (all of it)
  4. Darksiders II: The Maker’s Theme
  5. Pokemon: Pallet Town
  6. World of Warcraft: Stormwind Theme
  7. Halo 2: Unforgotten
  8. World of Warcraft: Seasons of War
  9. Uncharted 4: A Thief’s End
  10. How to Train Your Dragon: Test Drive