La grammatica italiana non è di certo la più semplice da memorizzare, considerando il gran numero di regole ed eccezioni. Più facile da fronteggiare, ma spesso in grado di generare un’enorme confusione, è la punteggiatura. Si tende a scrivere allo stesso modo in cui si parla, ignorando le necessarie pause, utili al lettore per prendere fiato e non solo, anche avere una piena comprensione del testo.
Una punteggiatura assente, lacunosa o totalmente errata può infatti rendere ardua la lettura, così come l’interpretazione del messaggio che lo scrivente intende trasmettere. Esistono poi scrittori e scrittrici che ne fanno un uso artistico, conferendo spesso un particolare senso al proprio lavoro proprio grazie all’assenza, totale o parziale, dei segni d’interpunzione. Questo è però un discorso che non ha nulla a che fare con l’uso quotidiano che riguarda tutti noi.
Qual è il principe degli errori in questo campo? Senza dubbio il punto e virgola. Molto spesso viene ignorato il suo utilizzo in ambito scolastico, generando una lacuna che ha radici profonde, fin dalle elementari. Altre volte, invece, la spiegazione tra i banchi di scuola c’è, ma il suo scarno utilizzo e la mancanza di ripetizioni di tale concetto alle medie e superiori portano a continui dubbi ed errori. Come e quando si usa il punto e virgola?
A cosa serve il punto e virgola
In molti ambiti della nostra vita risultiamo alquanto "liberi" nell’utilizzo della punteggiatura. Pensiamo ai messaggi che ogni giorno mandiamo a decine di persone differenti. Non sono tanti gli scriventi che preferiscono anche in questo caso utilizzare la punteggiatura in maniera corretta, o in assoluto. Molte chat sono totalmente prive, o quasi, di punti, virgole e altri segni di interpunzione.
Anche chi è abituato a scrivere lunghi messaggi, aggiungendo punti, virgole, due punti, punti esclamativi e interrogativi, difficilmente fa ricorso al punto e virgola, che resta in quest’ombra di ignoranza per moltissimi.
In tanti ritengono si possa sostituire con punto o virgola, senza alcuna perdita comunicativa, ma le cose non stanno affatto così. Spieghiamo, quindi, a cosa serva esattamente il punto e virgola, così da iniziare ad avere le idee un po’ più chiare in merito. Secondo la grammatica italiana, ecco gli utilizzi di questo segno di interpunzione:
- creare una connessione tra elementi appartenenti a un complesso elenco;
- collegare proposizioni al cui interni sono presenti altri segni di interpunzione;
- creare un ponte tra idee espresse all’interno di un testo, vicine a livello concettuale;
- evitare eventuali ambiguità;
- consentire al testo di giovare di particolari effetti stilistici.
Come usare il punto e virgola
Diamo uno sguardo specifico ai cinque punti espressi in precedenza, così da offrire esempi pratici e consentire a chiunque di iniziare a usare il punto e virgola in maniera consapevole.
Collegare elementi di un elenco
Generalmente si usa la virgola per separare gli elementi di un elenco. Questo avviene anche quando non sarebbe il caso, ovvero nelle circostanze in cui la lista non si compone di singole parole, bensì di frasi articolate, più o meno lunghe. Vi è un legame di qualche sorta tra tutte quelle trascritte, proprio come nell’elenco riportato nel paragrafo precedente. Per generare una connessione tra loro, a livello grammaticale oltre che concettuale, ricorriamo al punto e virgola.
Va da sé che gli elenchi non debbano essere necessariamente impaginati in questo modo, offrendo una visuale distaccata al lettore, il che facilita la separazione. Vi sono casi in cui troviamo il tutto in prosa in maniera più classica. Pensiamo, ad esempio, alla descrizione di un personaggio visto da un altro all’interno delle pagine di un romanzo. Uno dei due inizia mentalmente a descrivere l’altro, o a ricordarlo nei minimi particolari. Ecco formarsi frasi di varia lunghezza, connesse da un filo logico concettuale, che per la loro complessità non dovrebbero essere divise dalla virgola. Ecco un esempio alquanto basico: "Aveva gli occhiali scuri, sia nel vetro che nella montatura; capelli crespi e disordinati, di un nero acceso; pantaloni stropicciati e di una taglia più grande del necessario; scarpe un po’ scolorite ma non logore, vissute".
Ciò che si ottiene è una maggior scorrevolezza del testo, dal momento che viene mutata la gestione delle pause richieste al lettore. Risulta più semplice seguire il filo del discorso, anche quando il periodo è alquanto lungo e arricchito da differenti elementi posti in connessione tra loro.
Collegare frasi con altri segni di interpunzione
A uno sguardo poco attento questo paragrafo potrebbe risultare identico, nelle premesse, al precedente. In questo caso, però, si parla in maniera netta di proposizioni da porre in connessione tra loro attraverso il punto e virgola.
Laddove la virgola interrompe, seppur brevemente, il punto e virgola connette. Ecco la grande differenza. Ciò vuol dire che nel secondo caso si va a creare una composizione testuale più fluida e leggibile. Ciò risulta fondamentale, poi, quando concettualmente vi è un legame tra le parti e quindi non si ha bisogno di una cesura così drastica.
Un esempio potrebbe essere il seguente: "Nel corso del primo quadrimestre ho osservato un miglioramento dell’impegno nello studio da parte di suo figlio, oltre a un aumento dell’attenzione in classe; i voti sono migliorati di conseguenza, facendo ben sperare per il secondo quadrimestre; e il bilancio di quest’anno non potrà che migliorare di questo passo".
Connessione di idee vicine per concetto
Il punto e virgola viene in nostro soccorso anche quando abbiamo bisogno di collegare tra loro due frasi che presentano una vaga correlazione di significato. Non vi è, dunque, un connettivo logico tra loro, così come un chiaro nesso di causa-effetto.
È nostra intenzione consentire al lettore di individuare i legami che possono risultare sottintesi. Una scissione netta romperebbe questo fragile equilibrio, rallentando la lettura e rendendo più complessa la comprensione. In qualche modo gli elementi verrebbero vissuti come separati e distinti.
Si può dire che in circostanze del genere il punto e virgola crei armonia nella frase, sottolineando quanto in realtà questi elementi distanti sia vicini sotto un certo aspetto.
Come evitare ambiguità
Il punto e virgola è un fedele alleato quando vogliamo trasmettere un messaggio in maniera perfettamente chiara, evitando qualsiasi sorta di ambiguità con il lettore. Si crea maggiore chiarezza laddove una virgola andrebbe a tranciare possibili connessioni, rendendo di fatto due frasi non più interconnesse, bensì giustapposte.
Un esempio tanto semplice quanto lampante è dato dalla gestione cronologica degli elementi interni al testo scritto. Quando vi è una concatenazione logistica, non si può utilizzare la virgola senza alcuna logica e conoscenza grammaticale. Si corre il rischio di confondere la gerarchia temporale e, di conseguenza, la logica delle informazioni. Sarebbe preferibile interrompere la fluidità del testo, apporre un punto e ripartire. Minore leggibilità ma maggiore chiarezza. Per avere invece entrambi gli elementi, si ricorre al punto e virgola.
Effetti stilistici
Vi è anche un aspetto meramente creativo nell’uso del punto e virgola. Si va infatti a conferire una sorta di enfasi a una singola parola o un gruppo. Consente inoltre di "giocare" con le pause, dando un certo peso ad alcune sezioni. Non sempre, ovviamente, il punto e virgola dovrebbe sostituire la "semplice" virgola. A volte, però, è possibile scegliere e nessuna delle due opzioni comporta un errore. Optando per il punto e virgola si ha però la certezza di rallentare leggermente determinate proposizioni, rimarcando un concetto ed evitando che determinati concetti sfuggano rapidamente al lettore, senza assaporarne il senso ultimo.
Gli errori grammaticali più comuni
Non è facile avvicinarsi alla lingua italiana se non si è parlanti nativi. Lo dimostra il fatto che molti italiani di nascita, che mai hanno vissuto altrove, faticano a tenere bene a mente le svariate regole grammaticali esistenti.
Gli svarioni commessi in fase di scrittura sono per molti all’ordine del giorno. Un errore dopo l’altro, non corretto da chi legge per svariati motivi, porta poi all’errata concezione di una scrittura corretta. A sua volta, tutto ciò può comportare la diffusione di idee errate.
Quali sono, quindi, alcuni degli errori grammaticali più comuni in Italia:
- Qual è o qual’è: molti si interrogano sulla presenza o meno dell’apostrofo. Non è mai corretto inserirlo, in questo caso. Qual è si scrive senza e non vi sono eccezioni;
- Congiuntivo: il difficile rapporto con il congiuntivo affonda le radici tra i banchi di scuola. Un mancato studio adeguato, unito con il frequente uso del dialetto (importante ma non sostitutivo della lingua italiana), portano spesso a sostituire la forma corretta con l’indicativo presente. In questo la televisione gioca un ruolo cruciale. Forma incorretta: "È importante che hai capito l’errore". Forma corretta: "È importante tu abbia capito l’errore";
- L’apostrofo: un classico errore in tal senso riguarda la scrittura di "un po’". Occorre l’apostrofo e non l’accento;
- L’accento: gli esempi di accenti indesiderati sono davvero tanti. Basti pensare a sto male, non lo so e qua. In nessuno di questi casi occorre un’accentazione che li trasformi in stò male, non lo so e qua;
- Maschile e femminile: un altro e un’altra, ecco le forme corrette da ricordare, ma soprattutto da comprendere. Nel caso maschile non vi è alcuna troncatura, quindi nessuna necessità di un apostrofo. Nel caso femminile, invece, si va a troncare la a dell’articolo indeterminativo, evitando la forma "una altra".