Santo Stefano, origini e quando si festeggia
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Santo Stefano, origini e quando si festeggia

Il 26 dicembre si commemora il primo martire cristiano, celebrato il 26 dicembre nella cristianità occidentale e il 27 in quella orientale

Alessio Abbruzzese

Alessio Abbruzzese

GIORNALISTA

Nato e cresciuto a Roma, mi appassiono fin da piccolissimo al mondo classico e a quello sport, dicotomia che ancora oggi fa inevitabilmente parte della mia vita. Potete leggermi sulle pagine de Il cuoio sul Corriere dello Sport, e online sul sito del Guerin Sportivo. Mi interesso di numerosissime altre cose, ma di quelle di solito non scrivo.

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Santo Stefano è una festa famosissima, in Italia come a Città del Vaticano, San Marino, nella Svizzera italofona, in Austria, Croazia, Danimarca, Germania, Irlanda e Romania, che cade il giorno immediatamente dopo il Natale, cioè il 26 dicembre. Ma non è così da tutte le parti. Nella cristianità orientale, infatti, la commemorazione del primo martire cristiano si celebra invece il 27 del medesimo mese. A prescindere dal calendario delle festività religiose, ad ogni modo, c’è una domanda a cui non molti saranno in grado di rispondere. Chi era realmente Santo Stefano e perché viene ricordato tutt’oggi?

Chi era Santo Stefano

Santo Stefano nasce in Grecia nell’anno 5 d.C. ed è stato il primo di sette diaconi, cioè uomini saggi e di buona reputazione, scelti dalla comunità cristiana affinché aiutassero gli Apostoli nel Ministero della Fede: si occupavano pertanto dell’organizzazione della comunità, dell’assistenza ai più bisognosi e della predicazione. Stefano, in particolare, si prendeva cura degli orfani, delle vedove e di tutti coloro versassero in gravi situazioni di povertà, diffondeva il Verbo, annunciava a tutti che Gesù è il Salvatore degli uomini morto in croce e risorto, riconoscendolo come Messia anche di fronte agli Ebrei, giurando loro come Egli portasse a compimento le attese del popolo eletto: in altre parole, Santo Stefano testimoniò con la sua vita la fedeltà a Gesù, fino al giorno della morte, a Gerusalemme, a soli 31 anni.

La morte di Santo Stefano

Le parole di Santo Stefano, però, furono considerate vere e proprie bestemmie dalle frange più intransigenti e per tale motivo venne condannato a morte per lapidazione, diventando così il primo martire (o meglio Protomartire, cioè il titolo attribuito al primo cristiano di una Chiesa che abbia testimoniato la sua fede con il martirio) nella storia del cattolicesimo. Tale supplizio era la pena contemplata dalla legge mosaica per le colpe ritenute più gravi (come adulterio e, appunto, blasfemia) e, da un punto di vista storico, permette di datare con una certa sicurezza l’anno della morte di Santo Stefano: la pena capitale tipica dei romani, infatti, era la crocifissione, mentre nella comunità giudaica si ricorreva sovente alla lapidazione e, nel 36 d.C., in Palestina vi era un periodo di vuoto amministrativo – creatosi a seguito della deposizione di Ponzio Pilato, che si era inimicato in maniera irrimediabile la popolazione locale – colmato dal Sinedrio di Gerusalemme. Nella Bibbia, ad esempio, si legge che Stefano attirò su di sé l’antipatia di alcuni liberti, discendenti degli Ebrei schiavizzati da Pompeo nel 69 a.C. e che, col tempo, avevano ottenuto la libertà. Secondo la tradizione, in punto di morte Santo Stefano pregò così: "Signore Gesù accogli il mio spirito e non tenere conto di questo loro peccato".

Il culto di Santo Stefano

Il corpo di Stefano venne ritrovato a Gerusalemme nel 415 e, secondo quanto riferito da Sant’Agostino dieci anni dopo, nei luoghi di culto legati al Protomartire iniziarono a verificarsi una serie di eventi apparentemente inspiegabili, che vennero immediatamente considerati miracoli. Sant’Agostino racconta anche che ad Ancona vi era la cosiddetta "antichissima memoria di Santo Stefano", nata grazie all’arrivo nell’attuale capoluogo marchigiano di un marinaio, che affermava di aver assistito alla sua lapidazione, testimoniandone fede e coraggio. Viene, inoltre, citato un luogo di culto in Africa, presso Uzala, non molto lontano dall’odierna Tunisi. Nel 628, quindi, Papa Onorio I donò alcune reliquie di Stefano a san Bertulfo, abate dell’antica abbazia di San Colombano di Bobbio, tra cui l’avambraccio del santo contenuto in un cofano bizantino d’argento, elargito poi nel 1217 alla dipendenza bobbiese della rinascente abbazia di Santo Stefano di Genova: anche in questo caso, numerose sono le testimonianze di miracoli avvenuti semplicemente toccando le reliquie – razziate dai crociati nel XIII secolo, sparpagliate per tutta Europa e con il tempo mischiatesi ai tanti falsi realizzati ad hoc – o respirando la polvere presente nella sua tomba.

Celebrare Santo Stefano: non solo il 26 dicembre

La scelta del 26 dicembre per commemorare Stefano da parte della Chiesa non è casuale: essendo, infatti, il primo martire della storia, si è scelto il giorno immediatamente dopo il Natale, in cui si ricorda invece la nascita di Gesù. Eppure, non si tratta dell’unica data dedicata al santo di origine greca: il 3 agosto, giorno in cui si presume sia stato ritrovato il suo corpo, si festeggia infatti "l’Invenzione", vale a dire il rinvenimento (dal latino "invenio"). La suddetta data ha particolare valore in Italia a Santo Stefano al Mare (in provincia di Imperia), Concordia Sagittaria (Venezia), Selci (Rieti) e Taurisano (Lecce), località delle quali è patrono, così come a Putignano (Bari), dove è considerato il protettore e si conserva un frammento del suo cranio, e a Vimercate (Monza-Brianza). Il 3 agosto è anche il giorno scelto dalla Chiesa ortodossa per ricorda Stefano.

Santo Stefano nel mondo

In Italia il giorno di Santo Stefano è festivo soltanto dal 1947 e che, prima di quell’anno, era ritenuto invece un normale giorno lavorativo, con banche, uffici e negozi regolarmente aperti. È una festa religiosa, nata con l’intento di prolungare le Festività Natalizie, ma in Germania ed altri Paesi di lingua tedesca come l’Austria e parte della Svizzera è considerata una festa di precetto, cioè – come recita il Codice di diritto canonico – un giorno in cui "i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa; si astengano inoltre da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo". Nel Regno Unito, invece, corrisponde al Boxing Day e "scivola" al 27 dicembre (come nella comunità ortodossa orientale) nel caso in cui il 26 sia domenica, mentre in Irlanda è chiamato Lá Fhéile Stiofán o Lá an Dreoilín ed è collegato ad alcuni episodi della vita di Gesù con il passero: pertanto, durante questo giorno molte persone – munite di un uccellino in gabbia o di una sua immagine – girano di casa in casa tra caratteristici canti e balli. Infine, se in Spagna è un giorno festivo soltanto nella regione della Catalogna, in Serbia Santo Stefano è il santo patrono nazionale e viene ricordato il 9 gennaio, data comune a tutti i Paesi protestanti ed ortodossi che seguono il calendario gregoriano.