4 a chi usa l'IA per i compiti a scuola: interviene l'assessore
L'assessore all'istruzione della provincia autonoma di Trento ha parlato della diffusione delle nuove tecnologie e del loro utilizzo a scuola
L’intelligenza artificiale è entrata a far parte anche del mondo scolastico. Tra sperimentazioni in alcune classi in cui l’IA, sotto forma di assistente virtuale, viene usata per individuare le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti da segnalare al docente, e test sulle capacità delle nuove tecnologie di comprendere ed elaborare testi, i diversi software si stanno diffondendo nelle aule per supportare prof e studenti. Ma cosa succede se Chatgpt viene usata per fare i compiti? Il dibattito si è aperto dopo la decisione di un insegnante di mettere 4 agli allievi che si erano fatti aiutare da questa tecnologia per un’analisi di un testo.
La decisione del prof sull’Ia
In una scuola del Trentino Alto Adige, una professoressa ha valutato con un bel 4 gli alunni che hanno utilizzato ChatGpt per l’analisi del testo della poesia di Gabriele d’Annunzio. L’insegnante ha deciso di mettere una grave insufficienza, e quindi di punire severamente gli studenti, con l’obiettivo di promuovere un uso responsabile e consapevole dell’intelligenza artificiale nelle aule scolastiche. La vicenda ha aperto un dibattito sul tema nel quale si è inserita anche l’assessore all’istruzione della provincia autonoma di Trento, Francesca Gerosa.
Cosa dice l’assessora sull’uso dell’Ia per fare i compiti
Alla testata Il T quotidiano, la politica ha spiegato che, secondo lei, “l’intelligenza artificiale non deve essere bandita perché in futuro avrà un ruolo determinante”. Allo stesso tempo “bisogna lavorare a una cultura dell’onestà” per evitare l’utilizzo improprio di questi strumenti.
“I ragazzi di oggi sono ragazzi smart – ha detto Gerosa – hanno tutte le informazioni a portata di clic e sono abituati ad avere risposte nell’immediatezza. Quindi dobbiamo immaginare una scuola che segua questa trasformazione. Non possiamo pensare di conservare le metodologie classiche di fronte a una generazione che viaggia su altre velocità. Dobbiamo ricordarci che dalla scuola escono i futuri protagonisti del mondo del lavoro”. Ma la sfida principale consiste nel promuovere un uso responsabile e consapevole delle tecnologie, contrastando il rischio di un utilizzo improprio per la realizzazione di compiti e saggi.
Per l’assessore “ChatGpt non deve essere una scorciatoia” perciò Gerosa è d’accordo “con quella professoressa che ha messo 4 agli studenti che hanno utilizzato ChatGpt per l’analisi del testo della poesia di Gabriele D’Annunzio. Dobbiamo lavorare a una cultura dell’onestà, dell’integrità e dell’importanza della propria cultura personale“.
Quando l’IA può supportare insegnanti e studenti
Allo stesso tempo l’assessore della provincia di Trento ha sottolineato che, se usata correttamente, l’Ia potrebbe essere una risorsa. “L’intelligenza artificiale può dare un supporto eccezionale al processo di personalizzazione della didattica. Da un lato – ha chiarito – permette di analizzare i progressi degli studenti e, più nello specifico, di individuare le aree carenti, dall’altro lato consente agli studenti di mettere in pratica le proprie conoscenze attraverso la realtà virtuale. Non solo. L’intelligenza artificiale può essere utile anche per la correzione delle prove, dove è possibile farlo, e per la pianificazione delle lezioni. Dobbiamo usare l’intelligenza artificiale a supporto di chi opera nel mondo della scuola, come opportunità e non come mezzo di sostituzione delle persone”.
D’accordo anche sull’uso di applicazioni antiplagio da parte degli insegnanti, Gerosa ha aggiunto che bisogna “pensare a nuovi tipi di verifiche o temi che mettano al centro il pensiero critico e l’applicazione di conoscenze trasversali che non possono trovare risposta nell’intelligenza artificiale. Questa è la vera sfida: dobbiamo rimettere le persone al centro della didattica. I ragazzi devono percepire che la scuola è al passo con i tempi: noi dobbiamo adeguarci, non devono essere i ragazzi ad adeguarsi a una scuola vecchia”.