Lo sfogo di prof Schettini su ChatGPT: "Ma stiamo impazzendo?"
Il prof di fisica Vincenzo Schettini affida ai social il suo sfogo sull'uso dell'IA, da parte dei giovani studenti, per fare i compiti a casa
L’uso dell’Intelligenza Artificiale da parte dei giovani nelle scuole (e non solo) continua ad alimentare il dibattito pubblico, anche sui social. A sfogarsi sul tema è anche il seguitissimo prof di fisica Vincenzo Schettini, che in un post su Threads espone il suo pensiero sul fatto che gli studenti ormai sfruttino ChatGPT per fargli svolgere i compiti a casa al loro posto.
Il prof de “La fisica che ci piace”, format seguito su Instagram da ormai da 2,8 milioni di persone, non nasconde una certa preoccupazione per i quattordicenni di oggi. Scopriamo perché.
- Cosa pensa prof Schettini sull'uso di ChatGPT per i compiti a casa
- Compiti a Intelligenza Artificiale: come affrontare il tema?
Cosa pensa prof Schettini sull’uso di ChatGPT per i compiti a casa
“Ma stiamo impazzendo? Una mamma mi ha detto: ‘Mio figlio ha chiesto a ChatGPT di scrivere un tema sul secondo capitolo de I Promessi Sposi di Manzoni inserendo nel tema gli errori che farebbe un quattordicenne'”. Inizia così lo sfogo di prof Schettini sulla propria pagina Threads.
“Questa cosa mi ha fatto rabbrividire”, continua Schettini, che rivolge ai giovani un invito: “Se il vostro obiettivo è arrivare al diploma, usate ChatGPT. Ma se il vostro obiettivo è essere uomini e donne di valore, cioè riuscire un domani a essere meglio degli altri, dovete saper essere smart. Ma dovete essere voi smart, non ChatGPT…”.
Come lui, non sono poche le persone che sostengono che l’IA metta “in pausa” il cervello degli studenti, togliendone il lavoro del pensiero critico e del ragionamento per trovare la soluzione ad un problema o un quesito.
“Quello che a me preoccupa è essere un quattordicenne al giorno d’oggi”, afferma il prof di fisica più amato del web, allarmato per lo sviluppo dei giovani studenti: “In quasi vent’anni di insegnamento, dal 2007 al 2025, ho visto il quoziente intellettivo crollare e la soglia dell’attenzione abbattersi. Mi ricordo quando ero studente io: avevamo solo i libri, i professori e il nostro cervello. Dovevamo usare il cervello. O era finita”.
Compiti a Intelligenza Artificiale: come affrontare il tema?
Il tema dei compiti a casa fatti con l’IA continua a far discutere. Da un lato, molti giovani sostengono che l’Intelligenza Artificiale sia ormai essenziale anche nel mondo della scuola e che supporti gli studenti nello svolgere i compiti in classe (ritenuti ormai obsoleti e appartenenti a un metodo di insegnamento “vecchio”). Dall’altro, ci sono i dubbiosi e coloro che sostengono un effetto deleterio sullo sviluppo giovanile e sulla qualità dell’apprendimento.
La realtà è che ormai tanti studenti si sono abituati a svolgere i compiti a casa aiutati dall’IA, sia per la ricerca di informazioni, sia per “copiare” e trovare il risultato già pronto senza alcuna fatica. Ma come risolvere il problema? C’è chi sostiene che sia essenziale abbracciare il cambiamento in atto e adattare i metodi di insegnamento dei docenti a queste nuove tecnologie, per aiutare i giovani a sfruttarle al meglio e in maniera positiva.
A sostenerlo è anche Randi Weingarten, presidente di uno dei principali sindacati della scuola americani che, secondo quanto riportato dal ‘Corriere della sera’, ha dichiarato: “Gli insegnanti hanno due possibilità: pensare che gli studenti abusino di ChatGPT o provare a mostrare loro come usarlo in modo responsabile”. Servono, infatti, professori sempre più formati sulle nuove tecnologie.
In Italia, a portare avanti esperimenti per capire come introdurre l’intelligenza artificiale a scuola è l’Invalsi, l’ente di valutazione delle scuole italiane, insieme al ministero dell’Istruzione e del Merito: si punta ad utilizzare un assistente virtuale dell’insegnante che faccia esercitare gli studenti in materie scientifiche e nelle lingue, in modo da intercettare più facilmente eventuali difficoltà. Un assistente che, però, non potrà mai sostituire l’intelligenza emotiva umana, come ha sottolineato il ministro Valditara: “Una cosa è l’IA, ma l’intelligenza umana è un’altra cosa e solo i docenti sanno cogliere la personalità dei loro allievi”.