Basta compiti a casa in Polonia, troppe ore: è record in Italia
Basta compiti a casa in Polonia: troppo tempo per lo studio tra le mura domestiche con pochi miglioramenti, mentre in Italia è record di ore
Niente più compiti a casa per i primi tre anni di elementari, ridotti drasticamente per le scuole medie. È la decisione presa dalla Polonia, che sta rivoluzionando il sistema di istruzione nazionale per renderlo più moderno. La scelta deriva dalle troppe ore di studio che gli alunni dedicano ai compiti, sottraendo tempo ad altre attività extra-scolastiche. Un tema che riguarda anche l’Italia, che ha registrato il record di ore dedicate ai compiti da svolgere a casa.
- La Polonia dice addio ai compiti a casa
- Compiti a casa: pro e contro
- I compiti a casa in Italia e nel mondo: il confronto
La Polonia dice addio ai compiti a casa
Addio ai compiti a casa. La Polonia si prepara ad abbandonare la pratica dei compiti da svolgere a casa, dopo la scuola, per gli alunni che frequentano i primi tre anni di scuola primaria. Ridotti in maniera significativa anche i compiti delle scuole secondarie.
Il nuovo esecutivo guidato da Donald Tusk ha presentato la novità come un passo per alleggerire il carico di studio per gli studenti più piccoli e favorire una maggiore integrazione con le attività extracurriculari, con il fine ultimo di allungare le giornate trascorse in classe e migliorare la qualità dell’apprendimento.
È stata l’ultima indagine PISA (Programme for International Student Assessment), l’indagine internazionale promossa dall’OCSE che misura le competenze degli studenti quindicenni dei Paesi aderenti, a dimostrare come gli studenti polacchi passino quotidianamente molto tempo a fare i compiti a casa: in media sono 1,7 ore al giorno (la media OCSE si attesta invece a 1,5 ore). Un numero importante, se si considera che, nonostante il tempo trascorso sui compiti, gli studenti non ottengono risultati migliori a scuola.
Non sono mancate le critiche. L’opposizione, guidata dal partito Diritto e Giustizia, ha dichiarato che tale riforma sarebbe un attacco all’istruzione, mentre una parte di docenti e di genitori teme che la riduzione o eliminazione dei compiti possa comportare una diminuzione nella qualità dell’apprendimento.
L’abolizione dei compiti scolastici del governo polacco, formato da un’ampia coalizione di centro-sinistra, fa parte di una riforma più estesa, che prevede altri cambiamenti nel sistema di istruzione nazionale. Tra questi troviamo anche l’aumento del 30% degli stipendi degli insegnanti e la modifica dei programmi scolastici, ponendo attenzione alla riduzione delle ore di insegnamento di religione cattolica e anche alla revisione di determinati contenuti di storia e letteratura polacca.
Compiti a casa: pro e contro
Il tema dei compiti a casa è sempre più dibattuto a livello politico e sociale. Da una parte c’è chi sostiene l’abolizione totale o la riduzione della mole di studio a casa per gli studenti, affermando che il tempo trascorso a casa dovrebbe essere dedicato al riposo e alle attività extra-scolastiche, utili a favorire lo sviluppo generale. I favorevoli ritengono anche che senza compiti a casa, gli studenti potrebbero passare più tempo a scuola svolgendo attività pratiche, mirate a sviluppare la collaborazione e l’interazione tra bambini e adolescenti. Dall’altro lato, c’è chi sostiene invece che i compiti a casa siano utili per ripetere e studiare i concetti appresi a scuola.
I compiti a casa in Italia e nel mondo: il confronto
Abbiamo visto i dati sui compiti a casa della Polonia, ma quante ore impiegano per studiare a casa gli studenti nel resto del mondo e in Italia? Una panoramica la fornisce l’indagine statistica OCSE-PISA (2018), dalla quale è emerso che anche in Italia (dove è scoppiata recentemente il caso di una classe di studenti che faceva i compiti con ChatGpt) gli alunni dedicano una quantità di tempo record ai compiti a casa: la media (che comprende i tre ordini) si attesta attorno alle 8,5 ore settimanali, che diventano circa 11 ore se si prendono in considerazione soltanto le scuole secondarie.
Se si confronta il dato italiano con quelli degli altri stati dell’OCSE, emerge un quadro interessante che conferma il record dello Stivale: tutti gli altri Paesi impiegano la metà, se non un quarto, del tempo calcolato in Italia per i compiti a casa.
Danimarca (metà del tempo), Finlandia e Svezia (un terzo del tempo), Lussemburgo (meno della metà): sono alcuni dei Paesi europei nei quali gli studenti devono dedicare meno tempo rispetto all’Italia ai compiti. La Finlandia ha eliminato i compiti a casa per moltissimi studenti, soprattutto nelle scuole primarie, mentre Bulgaria, Romania, Lettonia e Danimarca hanno ridotto al minimo il carico di lavoro post scuola. La Francia registra circa 7 ore nelle secondarie, ma scende a 3 nelle scuole primarie. Anche Spagna e Slovacchia totalizzano meno ora settimanali di studio a casa rispetto all’Italia.
Al di fuori dall’ambito europeo, in Corea del Sud (che ha un sistema educativo molto più rigido rispetto a tutti gli altri) gli alunni impiegano solo 2,5 ore settimanali allo studio a casa. Gli studenti giapponesi, invece, vi dedicano circa 3,8 ore settimanali. Anche in altri Stati le ore impiegate per i compiti sono inferiori a quelle italiane: Brasile (3,3 ore), Argentina (3,7 ore), Regno Unito (4,9 ore), USA (6,1) ore e Australia (6 ore). Soltanto la Russia totalizza una media di ore per i compiti simile a quella italiana, ossia 9 ore settimanali tra gli ordini scolastici.