Compiti a casa, studenti italiani primi in Europa: record di ore
Con il nuovo rapporto Censis 2024, emerge che gli studenti italiani impiegano più ore di studio a casa rispetto ai coetanei europei: i numeri
Gli studenti italiani sono i campioni europei di compiti a casa: mediamente, passano 2,3 ore al giorno di studio individuale a casa. È quanto risulta dal 58° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, pubblicato il 6 dicembre 2024.
Un dato sorprendente, che però non è indice di risultati migliori a scuola. Vediamo perché.
- I numeri sui compiti a casa degli studenti italiani: primi in Europa
- I compiti a casa dovrebbero cambiare: perché serve una riforma
I numeri sui compiti a casa degli studenti italiani: primi in Europa
Dall’ultima indagine Censis 2024 emerge che gli studenti di 15 anni italiani spendono più tempo, rispetto ai loro coetanei europei, svolgendo i compiti a casa, con una media di 2,3 ore giornaliere. Un dato che conferma la precedente indagine OCSE-PISA del 2018.
A questo dato, si aggiunge anche il tempo della frequenza scolastica, che nel Bel Paese risulta tra i più elevati: in media, gli italiani trascorrono 27,2 ore alla settimana a scuola, un valore più basso solo di quello della Germania, che totalizza 28 ore di frequenza, ma richiede ai giovani alunni solo 1,2 ore al giorno dedicate allo svolgimento dei compiti a casa.
Se da un lato si rileva sicuramente un grande impegno profuso dagli studenti italiani, con molte ore dedicate allo studio ogni giorno, dall’altro lato i risultati scolastici purtroppo non risultano migliori. L’indagine evidenzia infatti che il maggior tempo impiegato nello studio non è garanzia di un apprendimento ottimale.
Il tema dei compiti a casa è sempre più dibattuto a livello politico e sociale. Se da un lato c’è chi sostiene che siano utili per ripetere e studiare i concetti appresi a scuola, dall’altro c’è chi afferma che il tempo trascorso a casa dovrebbe essere dedicato al riposo e alle attività extra-scolastiche, utili a favorire lo sviluppo generale, sostenendone l’abolizione totale (come nel recente caso della Polonia) o la riduzione.
Ci si interroga, quindi, su quali siano le cause di bassi rendimenti a fronte di tante ore di studio a casa, e i possibili miglioramenti da applicare nel metodo di studio e nell’organizzazione del lavoro assegnato agli alunni per casa.
I compiti a casa dovrebbero cambiare: perché serve una riforma
Attraverso il nuovo rapporto Censis 2024, emerge la necessità di riformare la gestione dei compiti a casa. Il 67,5% dei dirigenti scolastici delle scuole italiane, che hanno partecipato allo studio, hanno infatti indicato l’esigenza di una regolamentazione specifica che superi le circolari degli anni ‘60 ormai obsolete.
Per la quasi totalità dei dirigenti, il 98,3%, è fondamentale che ogni docente si ritagli del tempo in classe per migliorare il metodo con cui gli studenti svolgono i compiti, e sarebbe indispensabile un maggior coordinamento tra insegnanti (per il 95,1% del campione studiato).
Inoltre, se il 63,7% sottolinea l’importanza di assegnare i compiti a casa, ma per l’85,4% gli insegnanti dovrebbero essere più attenti alle ricadute sull’apprendimento.
Emergono anche criticità sulle modalità di correzione dei compiti a casa: per il 52,5% dei presidi spesso i docenti si limitano a verificare lo svolgimento degli esercizi, senza correggerli, mentre per il 58,4% non esiste una linea di condotta comune nell’ambito di uno stesso istituto scolastico.
Un altro dato interessante riguarda una buona percentuale di presidi: per il 51% di loro gran parte dei docenti darebbe per scontato il supporto dei genitori nello studio a casa dei figli, e il 43,0% aggiunge che spesso vengono assegnati compiti troppo difficili, che gli alunni non saprebbero svolgere in autonomia senza l’aiuto dei genitori.