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Bibbia Fonte foto: iStock

Bibbia a scuola, la novità annunciata da Valditara e Frassinetti

Con i nuovi programmi scolastici a scuola arriverà anche la Bibbia: la novità annunciata dal ministro Valditara e dalla sottosegretaria Frassinetti

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha anticipato le nuove indicazioni nazionali per le scuole, previste per l’anno scolastico 2026-2027. Queste indicazioni, che hanno sostituito i tradizionali ‘programmi scolastici’, introducono una serie di novità nell’insegnamento di alcune materie. Tra queste, sta facendo molto discutere lo studio della Bibbia alla scuola primaria, sul quale è intervenuta la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti.

Nuovi programmi scolastici tra Bibbia e Storia d’Italia

Dopo “oltre cento audizioni”, la commissione chiamata a sostenere il ministero dell’Istruzione e del Merito nella stesura dei nuovi programmi scolastici ha dato corpo al progetto che il ministro Giuseppe Valditara ha annunciato in un’intervista a Il Giornale.

“Prendiamo il meglio della nostra tradizione per una scuola capace di costruire il futuro – ha commentato il responsabile dell’Istruzione -. Abbiamo disegnato il cammino di bambini ed adolescenti dai 3 ai 14 anni, insomma il percorso dall’infanzia alle medie. Ma stiamo lavorando anche per le superiori“.

Tra le novità menzionate troviamo la reintroduzione del latino (opzionale) a partire dalla seconda media e l’abolizione della geostoria alle superiori.

Inoltre, ha spiegato il ministro, “sin dalla prima elementare avvicineremo i bambini alla musica”. E “sarà dato più spazio alla letteratura, anche dell’infanzia, e alla grammatica“, in modo che “gli allievi prendano gusto alla lettura e imparino a scrivere bene”. Poi “già alle elementari i primi accenni di epica classica, mitologia greca e orientale ma anche le saghe nordiche”.

Nell’insegnamento della storia, materia che nelle intenzioni di Valditara va sviluppata “come una grande narrazione, senza caricarla di sovrastrutture ideologiche”, sarà privilegiata “la storia d’Italia, dell’Europa, dell’Occidente – ha proseguito il ministro -. Di più, nella scuola primaria l’insegnamento verterà anche sullo studio del nostro patrimonio storico. Negli ultimi due anni, in particolare l’attenzione si concentrerà sui popoli italici, le origini e le vicende dell’antica Grecia e di Roma, le loro civiltà, i primi secoli del Cristianesimo“, ha aggiunto.

Nell’intervista a Il Giornale Valditara non è entrato nel dettaglio dei testi che saranno proposti agli alunni, ma i giornali citano, tra gli altri, la Bibbia.

Studio della Bibbia alle elementari

A parlare di Bibbia è stata la sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti, raggiunta da Ansa. Alle elementari, oltre ad un primo accenno all’epica classica, la mitologia greca e alle saghe nordiche, verrà anche contemplata la conoscenza della Bibbia “come testo della nostra tradizione, anche per aver ispirato numerose opere di letteratura, musica, pittura e influenzando il patrimonio culturale di molte civiltà”, ha detto Frassinetti.

La polemica degli studenti

Le proposte annunciate dal ministro Valditara hanno ricevuto numerose critiche anche dagli studenti. Per l’Unione degli studenti (Uds), “questa riforma taglia spazio allo studio della geostoria per aumentare quello destinato allo studio della storia dell’Italia, dall’antica Roma al Risorgimento, passando dal Cristianesimo e quindi dalla Bibbia. Ma questa riforma lascia molto spazio alle critiche”, si legge in una nota dell’organizzazione studentesca riportata da La Stampa.

Tommaso Martelli, coordinatore nazionale di Uds, ha commentato: “L’introduzione dello studio della Bibbia nel programma è una chiara scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici del governo, che si prova a nascondere con la scusa dello studio delle ‘radici della cultura italiana’ che sappiamo invece essere molto più ampia”.