
Bruno Pizzul da prof a telecronista: la sua lezione sulle parole
Bruno Pizzul non è stato solo il celebre telecronista sportivo Rai, ma anche un professore: cosa ha studiato e qual è la sua lezione sulla parola
È stato un grande giornalista sportivo e il suo stile era inconfondibile. Ogni telecronaca di calcio di Bruno Pizzul, morto il 5 marzo 2025 a quasi 87 anni, era elegante e sobria, proprio come lui. Non è stato soltanto colui che per 16 anni ha commentato le partite degli Azzurri e tantissimi altri match calcistici, ma nei primi anni dopo l’università ha rivestito anche il ruolo di professore.
In una delle sue più recenti interviste, la storica voce del giornalismo sportivo italiano ci ha lasciato una importante lezione sulla parola e sulla scelta del liceo classico a scuola.
- Bruno Pizzul e l'importanza della parola: cosa c'entra il liceo classico
- Bruno Pizzul e la carriera da prof: cosa ha studiato e dove ha insegnato
Bruno Pizzul e l’importanza della parola: cosa c’entra il liceo classico
Le sue telecronache non erano spettacolari, urlate e concitate. Al contrario, pacatezza, attenzione alle parole e ricerca di una varietà nel lessico erano il marchio di fabbrica di Bruno Pizzul.
Ma da dove è nata la sua celebre cura per la parola? Lo aveva spiegato in una recente intervista a La Repubblica: “Credo dal liceo classico, e da quel vezzo giovanile di mostrare il proprio bagaglio culturale”, aveva spiegato Pizzul.
Nel corso della sua carriera da telecronista di calcio, non sono mancate le critiche al suo stile, che veniva ironicamente imitato. “Il mio particolare rapporto con il lessico mi ha portato anche non poche critiche da parte chi mi chiedeva più enfasi – aveva raccontato -. Io, però, ho sempre pensato che fosse importante cercare un lessico vario all’interno di situazioni un po’ ripetitive come quelle di una partita di calcio. Non me ne vanto, mi viene così. E’ un istinto. Il mio linguaggio sono io”. Parole che restano oggi, dopo la sua dipartita, come un’importante lezione lasciata in eredità a tutti noi, e soprattutto alle giovani generazioni.
Bruno Pizzul e la carriera da prof: cosa ha studiato e dove ha insegnato
In pochi probabilmente lo sanno, ma l’indimenticato Bruno Pizzul non è stato solo la celebre voce Rai per le partite di calcio in Tv, ma anche un professore. Prima, però, si è diplomato e ha conseguito la laurea.
Nato a Udine l’8 marzo 1938, Bruno Pizzul ha studiato inizialmente al liceo classico Stellini di Udine. “Un liceo elitario in cui quelli come me – aveva raccontato il giornalista a l‘Avvenire – che si dividevano tra il calcio e il latino non erano visti di buon occhio, così optai per i più elastici professori del liceo Dante Alighieri di Gorizia che apprezzavano il mio doppio passo, sport e scuola, e mi portarono al diploma”.
È dal liceo classico che sarebbe nato il suo amore per le parole e la sua dedizione al lessico. In seguito all’anno da militare negli alpini (che un tempo era obbligatorio), si era trasferito a Catania per continuare a giocare a calcio e a studiare iscrivendosi alla facoltà di Giurisprudenza, in quella che lui chiamava la “Milano del sud”.
Una volta laureato ha iniziato a insegnare materie letterarie nelle scuole medie di San Lorenzo Isontino, in provincia di Gorizia. Sulla carriera da docente aveva raccontato a La Repubblica: “Ho fatto il professore di lettere per tre anni, alle medie: insegnavo storia, geografia, italiano e latino. E ancora mi capita di incontrare ex allievi che sono diventati signori pelati o corpulente signore. Quando li incrocio in qualche borgata, immancabilmente si avvicinano e mi domandano: ‘Professore, si ricorda di me?’ Allora mi faccio dire i cognomi, e la memoria rivive d’incanto”.
A Pizzul piaceva molto insegnare: “Era un mestiere stupendo, ti dava quel senso di utilità legato alla crescita delle persone più che al loro apprendimento. Invece il giornalismo sportivo è la sublimazione dell’effimero. Quando appresi di avere superato il concorso da telecronista, mi arrivò anche la nomina a professore di ruolo in storia e filosofia al liceo di Monfalcone. Devo dire che vacillai parecchio, non fu una scelta facile”. Alla fine scelse la carriera da telecronista sportivo: “È andata bene, non senza qualche rimpianto dovuto forse all’età. Era una grande soddisfazione, da insegnante, verificare i progressi dei ragazzi non solo sul piano del rendimento, ma del comportamento”, aveva concluso.