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Burioni bocciato all'università: la sua "lezione" agli studenti

La lezione agli studenti di Roberto Burioni dopo il caso del test di Microbiologia nella facoltà di Medicina all'università San Raffaele di Milano

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Roberto Burioni, dopo le polemiche sul pre-esame di Microbiologia in cui ha bocciato 398 studenti su 408, è tornato sul caso in un’intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Nelle sue parole, il prof ha voluto lanciare un messaggio: “Anche io sono stato bocciato all’università. Non lasciatevi ossessionare dai voti”. La ‘lezione‘ di Burioni agli studenti.

La ‘lezione’ di Roberto Burioni agli studenti

“Una volta, quando ero all’università, fui bocciato in Oculistica. Ovviamente anche io rimasi amareggiato in un primo momento, ma poi, semplicemente, ho studiato, ho rifatto l’esame e tutto è andato bene”, ha raccontato Roberto Burioni a ‘Il Corriere della Sera’. “Il messaggio che ogni giorno cerco di trasmettere ad allievi e allieve è questo – ha proseguito -: non lasciatevi ossessionare dagli esami o dagli errori. Semplicemente, si studia un po’ di più”.

Tornando sul ‘caso bocciature’ alla prova preliminare dell’esame di Microbiologia che ha creato tanto scalpore, Burioni ha detto che quello che è successo “può capitare, anzi, in un certo senso è bene che capiti”. E ha spiegato: “Questi non sono propriamente dei pre-esami. Al termine di ogni corso, c’è questa fase preliminare con domande base e poi l’esame vero e proprio”. Queste domande, ha proseguito, “servono a capire se gli studenti hanno inquadrato bene la materia o se, invece, serve un ulteriore approfondimento, tutto qui”.

Secondo il virologo, i ragazzi dovrebbero “considerare la vita, per quanto possibile, come una danza di tentativi, non un susseguirsi di momenti fatali”, sottolineando che anche lui è “caduto” più volte durante il suo percorso universitario e la sua carriera professionale.

“Anche io ho perso un anno ai miei tempi – ha confidato a ‘Il Corriere della Sera’ -. Dopo la laurea, scelsi una specializzazione che sembrava quella consona ai miei studi di medico. In seguito, però, capii che la mia vera strada non era quella, bensì la ricerca. In molti cercarono di scoraggiarmi – ha ammesso -, però io tenni duro”.

Burioni ha specificato che “quella che ho vissuto come una disperata caduta si è rivelata la chiave della mia carriera. Che non è stata facile come molti possono pensare, anzi. Ho subito una pesante ingiustizia in un luogo di lavoro e così, preso dallo sconforto, tornai negli Stati Uniti, senza sapere che sarebbe stato proprio lì che la mia attività di ricerca di virologo avrebbe conosciuto la svolta”, ha concluso Roberto Burioni.

Il ‘caso bocciature’ al test di Burioni all’università

La bufera mediatica sorta intorno al ‘caso bocciature‘ è stata sollevata su TikTok da una studentessa che aveva partecipato al test preliminare di Microbiologia che il prof. Burioni aveva sottoposto agli studenti della Facoltà di Medicina del San Raffaele di Milano. In quell’occasione, solo 10 ragazzi su 408 partecipanti erano riusciti a superare la prova, guadagnandosi così l’accesso all’esame vero e proprio.

“Non credo che sia normale che un esame lo possano passare così poche persone”, aveva denunciato la giovane con un video che, in poco tempo, faceva il giro del web ed entrava nel dibattito pubblico.

Il virologo aveva ribattuto alle polemiche inviando una mail agli studenti coinvolti dove, oltre ad indicare la percentuale di risposte esatte alle singole domande, aveva fatto notare che “il 17% dei partecipanti a questo appello ignorava l’agente eziologico della scarlattina e che il 44% non ha saputo indicare come fare una diagnosi di influenza”.

Le 8 domande del test, a detta di Burioni, non erano “difficili”, ma erano quesiti su “concetti base” che un futuro medico non può non conoscere.