Crepet e la "cinghiata libera": la frase sull'educazione a scuola
Le parole di Paolo Crepet sull'educazione e sul disagio giovanile delle nuove generazioni, messi a confronto con il sistema autoritario del passato
Il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet è tornato a parlare di alcuni temi centrali all’interno del dibattito odierno: il sistema educativo e il disagio giovanile. Lo ha fatto con un intervento nel programma di approfondimento giornalistico di La7 “Tagadà”, nel quale ha dichiarato che “la scuola ha perso la bussola”, passando da un sistema autoritario (ma che non porta autorevolezza) ad uno in cui c’è un vuoto educativo. Scopriamo cosa ha detto.
- Violenza ed educazione: il problema secondo Crepet
- Disagio giovanile e violenza di genere: cosa ha detto Crepet
Violenza ed educazione: il problema secondo Crepet
“Siamo passati da un modello che era ‘schiaffo libero’, ‘cinghiata libera’, a nulla. La scuola ha perso la bussola”. È l’introduzione fortemente critica di Crepet verso il sistema educativo odierno, che si discosta da quello tipico delle generazioni passate, anche se erano epoche in cui l’educazione seguiva un pensiero diverso, ma non di certo idilliaco: la violenza era infatti un metodo esistente nelle famiglie e nelle scuole di un tempo.
“Sono andato a scuola con ragazzi che venivano la mattina con i segni delle cinghiate dei padri”, ha rivelato il sociologo nel suo intervento, che ha aggiunto di essere stato testimone di “sberle del docente che passava tra i banchi”.
Una cultura autoritaria e repressiva che faceva parte della generazione del dopoguerra e oltre, ma che è stata poi rivoluzionata da figure come quelle di Maria Montessori e Don Milani. I nuovi metodi basati sull’idea di “prendersi cura” dell’educazione dei giovani hanno segnato un passaggio che, però, secondo Crepet, non siamo stati capaci di cogliere e al quale “non abbiamo dato nutrimento”.
Nella sua riflessione critica, lo psichiatra ha quindi aggiunto che il problema attuale non è il ritorno a un passato autoritario, ma la mancanza di autorevolezza e il vuoto educativo.
Disagio giovanile e violenza di genere: cosa ha detto Crepet
Il problema dell’educazione sfocia anche nel disagio giovanile e nei problemi legati all’uso di alcol e droghe. Una commissione parlamentare sull’infanzia e l’adolescenza ha rilevato che il 34% degli studenti tra i 15 e i 17 anni ha consumato almeno una volta una sostanza illegale. Inoltre, l’uso di alcol è ormai una consuetudine.
Crepet ha commentato questi dati dichiarando che “droghe e alcol sono sostanzialmente anestetici”, sottolineando quindi come i giovani cerchino di anestetizzare il proprio profondo disagio, “un dolore di vivere, legato probabilmente a una percezione del futuro che non è così entusiasmante come forse lo è stato per altre generazioni, che non vedevano l’ora di crescere, di lavorare, di girare il mondo”.
Lo studioso, recentemente, era già entrato in merito al tema inerente all’uso di alcol e droghe tra i giovani, criticando i genitori di oggi, che non sarebbero capaci di porre dei paletti. A tal proposito, aveva dichiarato: “Nessuno impone regole, mette paletti. I 40enni, che sono i padri e le madri degli adolescenti di oggi, sono convinti che farlo sarebbe sbagliato. Nei casi migliori credono che sarebbe giusto dare confini, ma non sanno come farlo”, aggiungendo che il problema è che “li abbiamo adultizzati, permettendo loro di concedersi ogni tipo di trasgressione”.
Tornando alla recente intervista a “Tagadà”, Crepet ha proposto anche una propria analisi sul tema della violenza di genere, sottolineando come la volontà di possesso non sia una prerogativa maschile, ma un problema culturale radicato in un’idea distorta dell’amore.