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Docenti alla ricerca di supplenze: nuovo caso a Roma Fonte foto: iStock

CV "gonfiati" per ottenere le supplenze: il caso a Roma

Scoppia il caso sulle supplenze a Roma, dove molti docenti hanno presentato in graduatoria dei titoli non validi: cos'è successo nella Capitale

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

Un nuovo caso è scoppiato tra i docenti romani. Nella Capitale, e provincia, sono 100mila i docenti che hanno fatto domanda per coprire una cattedra da supplente, ma il 20% di loro avrebbe presentato titoli non validi. Vediamo cosa è successo.

Graduatorie per supplenze con titoli non validi: cosa è successo

Quest’anno a Roma e provincia sono state presentate precisamente 98.930 domande per le Graduatorie Provinciali di Supplenza (Gps). Si iscrivono a tali liste tutti quegli insegnanti che cercano posti di supplenza annuali negli istituti scolastici.

Ciascun docente, all’interno della finestra di presentazione delle domande, ha dovuto fornire diverse informazioni, tra le quali: gli anni di servizio, i titoli di studio e le certificazioni.

In base a questi dati si ottiene un punteggio finale calcolato da un algoritmo. Tale risultato viene poi esaminato dagli addetti dell’Ufficio scolastico regionale, che controllano la correttezza di tutti i calcoli svolti da tale algoritmo. Inoltre, dopo queste verifiche, anche i Presidi delle scuole hanno il compito di controllare i titoli di accesso dei docenti. Una volta concluso anche questa seconda revisione “umana”, l’istituto può convalidare o meno l’assegnazione della cattedra.

Proprio da queste verifiche, come riportato da ‘Il Messaggero’, sarebbe risultato che quest’anno, su 100mila domande presentate, ben 20mila presentavano titoli da togliere dal punteggio poiché ritenuti non validi.

Il problema sulle certificazioni delle lingue straniere

In particolare, sembra che il problema più grande in merito ai punti “sottratti” al conteggio dell’algoritmo (quindi non validi) riguarda le certificazioni delle lingue straniere, ovvero le Content and Language Integrated Learning (CLIL). Si tratta di riconoscimenti che attestano la conoscenza e l’apprendimento di una lingua straniera, che viene verificato attraverso alcuni moduli didattici.

Nel caso di Roma sarebbero molti i docenti che hanno presentato titoli CLIL non validi poiché non riconosciuti dal ministero dell’Università e della Ricerca. Infatti, nonostante siano molti i centri e le Scuole superiori di mediazione linguistica (SSML) che organizzano i corsi per ottenere tali certificazioni, in realtà sono soltanto quelli erogati dalle università ad essere ritenuti validi. Lo ha specificato il ministero dell’Università e della Ricerca nella nota n. 11276 dell’11 giugno 2024: “Non è attualmente prevista da alcuna disposizione legislativa e/o regolamentare la possibilità, per le SSML accreditate presso lo scrivente Ministero, di rilasciare certificazioni CLIL (stesso discorso valga anche per i Master di I e/o II livello o altri corsi analoghi, non autorizzati dalla normativa citata)”.

Oltre alle certificazioni linguistiche non valide, sono emersi anche casi in cui l’algoritmo è stato tratto in inganno dagli anni di servizio prima della laurea, dai titoli esteri e dai punteggi in merito al servizio civile universale.

Curriculum gonfiati o buona fede?

Alla luce dei dati raccolti, che parlano del 20% di titoli non validi presentati dai docenti alla ricerca di supplenze, sorge spontaneo il dubbio che ciò sia stato fatto in buona fede oppure con la volontà di “gonfiare” un po’ il proprio curriculum in modo da ottenere un punteggio migliore e posizionarsi meglio in classifica.

A tal proposito, “Il Messaggero” ha intervistato la Preside Katia Tedeschi, in ruolo al liceo scientifico Avogadro di Roma. “Noi pensiamo che eventuali errori non siano mai fatti in cattiva fede, quindi speriamo che si tratti di errori di distrazione“, dichiara la dirigente scolastica, che prosegue però ammettendo: “Eppure gli aspiranti supplenti hanno tempo per compilare le domande ed esistono diverse associazioni pronte a chiarire i loro dubbi”.