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Il ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara Fonte foto: Ansa

Discorso di fine anno: perché Valditara ha ringraziato Mattarella

Il ministro Giuseppe Valditara ha ringraziato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per aver parlato di scuola nel discorso id fine anno

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Come da tradizione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 31 dicembre, ha tenuto il suo discorso di fine anno, toccando tantissimi temi di stretta attualità. Oltre a parlare di pace e anche della detenzione della giornalista italiana Cecilia Sala in Iran, il Capo di Stato si è soffermato a riflettere anche sul mondo della scuola e sul ruolo degli insegnanti. Questi passaggi sono stati particolarmente apprezzati dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha ringraziato Mattarella per le sue parole.

Il messaggio di Valditara dopo il discorso di Mattarella

Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito del Governo Meloni, ha affidato ai social e, in particolare a Χ, il suo pensiero dopo aver ascoltato il discorso di fine anno di Mattarella. Ha voluto ringraziare profondamente il Presidente della Repubblica per le sue parole, legate anche al mondo della scuola. “Un sentito ringraziamento al nostro Presidente della Repubblica per aver richiamato il ruolo fondamentale degli insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani”.

Valditara ha poi voluto ringraziarlo “per aver ricordato l’importanza dei valori costituzionali e il valore del patriottismo. Per aver richiamato la centralità del rispetto che presuppone la lotta contro il bullismo, la prepotenza, ogni forma di violenza, a partire dalla violenza sulle donne, i rischi derivanti dal web. Un messaggio forte ed esemplare per i nostri giovani“.

Cosa ha detto Mattarella nel discorso di fine anno

Come di consuetudine, Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana, ha letto un discorso rivolto a tutti gli italiani, in occasione dell’ultimo giorno dell’anno. Puntuale alle ore 20 di martedì 31 dicembre 2024 il Capo dello Stato ha affrontato tanti temi. Dalla pace alla detenzione in Iran della giornalista italiana Cecilia Sala, dalla sanità all’economia senza dimenticare la questione ambientale e anche i femminicidi, con un riferimento a Giulia Cecchettin.

Diversi i passaggi in cui ha parlato dei giovani, come nel caso in cui ha citato la fuga dei ragazzi “che vanno a lavorare all’estero perché non trovano alternative, spesso dopo essersi laureati”. Ma anche quando ha fatto riferimento al “fenomeno della violenza. Tocca tutto il mondo ma diviene ancor più allarmante quando coinvolge i nostri ragazzi. Bullismo, risse, uso di armi. Preoccupante diffondersi del consumo di alcool e di droghe, vecchie e nuove, anche tra i giovanissimi. Comportamenti purtroppo alimentati dal web che propone sovente modelli ispirati alla prepotenza, al successo facile, allo sballo”.

Sergio Mattarella ha ricordato che “i giovani sono la grande risorsa del nostro Paese. Possiamo contare sul loro entusiasmo, sulla loro forza creativa, sulla generosità che manifestano spesso. Abbiamo il dovere di ascoltare il loro disagio, di dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni”.

Ricordando poi che l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto come parola dell’anno “rispetto”, il Capo dello Stato ha parlato anche di patriottismo: “quello dei nostri insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani”. Ed è proprio a questo passaggio che ha fatto riferimento Valditara nel suo post sui social.

Il Presidente ha poi concluso così il suo messaggio agli italiani: “Siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra. Perché la speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte. Buon anno a tutti!”.