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baby anoressia Fonte foto: iStock

Emergenza baby anoressia in Italia: linee guida per contrastarla

Aumentano i casi di disturbi alimentari in Italia: alla Camera sono state presentate le linee guida per contrastare l'emergenza della baby anoressia

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

In Italia sempre più persone soffrono di disturbi del comportamento alimentare (DCA), soprattutto tra gli adolescenti. Gli esperti hanno rilevato che l’età di esordio dei disturbi legati all’alimentazione si sta progressivamente abbassando, tanto da parlare di ‘baby anoressia‘. Ecco le linee guida presentate alla Camera dei deputati per contrastare questa emergenza.

Le linee guida per il contrasto dei DCA a scuola

Fare prevenzione nelle scuole per contrastare la diffusione dei disturbi legati all’alimentazione. È con questo obiettivo che sono state presentate, presso la sala stampa della Camera dei deputati, le prime linee guida per la gestione della prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare, promosse dal progetto FoodNet e dall’associazione Animenta.

I disturbi del comportamento alimentare sono patologie che nella stragrande maggioranza dei casi riguardano la popolazione adolescente. Per questo parlarne nelle scuole è diventato di fondamentale importanza. Le linee guida nascono dalla volontà di definire i criteri, le buone pratiche e le procedure necessarie per realizzare azioni di prevenzione all’interno degli istituti di ogni ordine e grado.

I numeri dell’emergenza anoressia

I DCA sono patologie complesse, inserite tra i disturbi mentali con il più alto tasso di mortalità: i dati riportati da FoodNet e Animenta parlano, per l’Italia, di circa 4mila decessi all’anno nella fascia di età compresa tra i 12 ed i 25 anni. Nel nostro Paese sono circa 4 milioni le persone che ne soffrono, il 5% della popolazione, di cui il 70% adolescenti, con un preoccupante abbassamento fino all’età pediatrica. Si parla, infatti, di ‘baby anoressia’ nel 3% della popolazione tra gli 8 e gli 11 anni, con oltre 300mila minori italiani che ne soffrono, secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità.

Nonostante questo, hanno sottolineato da FoodNet e Animenta, “la prevenzione primaria dei DCA è ancora troppo poco diffusa, così come risultano insufficienti gli interventi e gli investimenti dedicati a quest’area”.

L’abbassamento dell’età di esordio dei DCA “mette quindi in luce come sia sempre più urgente intervenire sulle fasce maggiormente a rischio per promuovere un rapporto sano con l’alimentazione e insegnare a riconoscere e gestire in maniera funzionale la diretta connessione tra alimentazione e mondo emotivo attraverso la famiglia, i docenti e chi sta principalmente a contatto con bambini e adolescenti”.

Il commento della psicologa sull’anoressia

“Ci troviamo di fronte a un paradosso nel paradosso: i casi aumentano e le attività di prevenzione diminuiscono“, ha denunciato Deborah Colson, psicologa e psicoterapeuta responsabile del progetto FoodNet. L’iniziativa è nata nel 2017 per opera dell’Associazione per la Ricerca in psicologia clinica ETS, che da oltre 35 anni realizza attività di prevenzione e di intervento psicologico.

L’obiettivo di FoodNet è quello di attivare interventi di prevenzione primaria dei disturbi alimentari nelle scuole per sensibilizzare sulla connessione tra cibo ed emozioni. In 7 anni, ha realizzato iniziative in 59 classi elementari (quarta e quinta), coinvolgendo più di 1.300 alunni.

“Il nostro progetto nasce per diffondere l’idea che la prevenzione dei DCA non solo è possibile, ma è ormai necessaria – ha proseguito -. Oggi il Paese non ha nessuna risorsa per prevenire o curare i disturbi alimentari, a seguito anche del taglio del Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione operato dal Governo“.

Salute e benessere sono condizioni da co-costruire con il diretto coinvolgimento dell’individuo, dei gruppi e delle comunità sociali, che devono essere coinvolti e aiutati tramite lo sviluppo di concreti programmi di prevenzione”, ha concluso la dottoressa Colson.