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Prof 'suggeritore' Fonte foto: iStock

Esami passati col prof "suggeritore": la maxi richiesta di danni

Gli esami venivano passati grazie all'aiuto da casa del prof 'suggeritore' che riceveva le prove via chat: la maxi richiesta per danni dell'università

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Gli studenti passavano gli esami grazie al prof ‘suggeritore’ che, da casa, inviava le risposte agli universitari tramite Whatsapp dietro pagamento. Questa è l’accusa rivolta ad un insegnante delle scuole superiori e a 26 ex studenti della facoltà di Economia dell’Università di Genova. La vicenda è finita in tribunale e dall’ateneo ligure è arrivata la richiesta di una maxi cifra per danni: quasi 5o0mila euro.

Il maxi risarcimento richiesto

Quasi mezzo milione. 500mila euro che l’Università di Genova, tramite l’Avvocatura di Stato, ha chiesto a 26 ex studenti di Economia e a un docente delle superiori che, secondo la Procura, per i ragazzi scriveva tesi o risolveva sessioni di esame rispondendo da casa via WhatsApp in tempo reale dietro compenso.

Come ha riportato ‘la Repubblica’, nella prima udienza del processo gli avvocati degli imputati si sono opposti alla richiesta di risarcimento invocando i criteri sempre più stringenti per costituirsi parte civile indicati dalla riforma Cartabia e segnalando alcune irregolarità. Con molta probabilità, quello che si teme di più sono le possibili ripercussioni, in caso di condanna, sui titoli di studio degli imputati già laureati.

Il giudice ha così rinviato la decisione alla prossima udienza, quando i legali indicheranno quale percorso seguire nel processo. C’è chi ha intenzione di chiedere un dibattimento ordinario, e chi sta valutando la richiesta di messa alla prova. Secondo quanto scritto dal quotidiano, nessuno, al momento, sta pensando al patteggiamento.

La vicenda

Ai 27 imputati è contestato il reato previsto da una vecchia legge del 1925 sulla “falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche”.

L’inchiesta è partita nel 2019 dalle segnalazioni alla stessa Università di Genova da parte di alcuni studenti. Una di loro, in particolare, aveva spiegato che “dopo l’ennesima bocciatura, un mio collega mi ha dato il numero di telefono” di un professore “il quale terrebbe lezioni di ripetizione a casa sua in Ragioneria Generale che ti garantirebbero il superamento dell’esame”. Ma i costi, aveva proseguito la giovane, “erano troppo alti”. Pertanto, “anche su divieto dei miei genitori, ho deciso di non avvalermene”.

Le indagini sono proseguite fino al blitz della Guardia di Finanza proprio durante un esame. Le Fiamme gialle hanno colto l’insegnante a casa sua mentre suggeriva ai ragazzi le risposte di una prova via chat. Nel frattempo un finanziere si era ‘infiltrato’ in una sessione d’esame per capire come andassero realmente gli esami finiti nel mirino.

I prezzi del prof ‘suggeritore’

Come riportato su un articolo di 2 anni fa de ‘Il Fatto Quotidiano’ che ricostruiva la vicenda, durante gli esami il prof imputato avrebbe ricevuto dagli studenti tramite chat la foto del compito (le materie coinvolte sono Statistica, Ragioneria, Economia della Mobilità urbana, Politica economica e finanziaria). Dopo di che avrebbe svolto la prova da casa per poi rimandarla, completa di soluzioni, agli universitari.

Per quanto riguarda i prezzi, per le tesine di fine triennio il docente avrebbe preso circa 600 euro, e ogni ora dedicata alle ripetizioni sarebbe costata 35 euro. Pagamenti che sarebbero stati tutti ricevuti a nero. Da qui la possibilità di tentare l’esame con l’aiuto da casa del prof.