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Regalo a scuola Fonte foto: iStock - udra

Fine lezioni, occhio ai regali per gli insegnanti: pericolo multa

Quando finisce la scuola gli studenti e le loro famiglie sono soliti fare un regalo agli insegnanti, ma attenzione alle multe: cosa si rischia

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Con la fine delle lezioni, spesso gli studenti decidono di omaggiare i propri insegnanti con dei regali per ringraziarli del loro lavoro. Occhio però, perché il pericolo multa è dietro all’angolo. Tutto quello che c’è da sapere.

Cosa dice la normativa sui regali agli insegnanti

Con l’avvicinarsi della fine dell’anno scolastico, molti studenti e famiglie si organizzano per raccogliere fondi per acquistare un regalo agli insegnanti. Nonostante le buone intenzioni, in realtà questa pratica potrebbe sollevare questioni legali che non vanno sottovalutate.

Il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (dpr 62/2013 come modificato dal dpr 81/2023), infatti, inserisce una serie di limiti sulla questione dei regali ricevuti nello svolgimento delle proprie funzioni. Essendo gli insegnanti dei dipendenti pubblici, anche loro devono rispettare quanto previsto dal codice.

Ebbene, cosa prevede la normativa vigente? Nei commi 1 e 2 dell’articolo 4 (Regali, compensi e altre utilità) del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici si legge:

  1. Il dipendente non chiede, né sollecita, per sé o per altri, regali o altre utilità.
  2. Il dipendente non accetta, per sé o per altri, regali o altre utilità, salvo quelli d’uso di modico valore effettuati occasionalmente nell’ambito delle normali relazioni di cortesia e nell’ambito delle consuetudini internazionali. In ogni caso, indipendentemente dalla circostanza che il fatto costituisca reato, il dipendente non chiede, per sé o per altri, regali o altre utilità, neanche di modico valore a titolo di corrispettivo per compiere o per aver compiuto un atto del proprio ufficio da soggetti che possano trarre benefici da decisioni o attività inerenti all’ufficio, né da soggetti nei cui confronti è o sta per essere chiamato a svolgere o a esercitare attività o potestà proprie dell’ufficio ricoperto.

Il comma 3, inoltre, specifica che “i regali e le altre utilità comunque ricevuti fuori dai casi consentiti dal presente articolo, a cura dello stesso dipendente cui siano pervenuti, sono immediatamente messi a disposizione dell’Amministrazione per la restituzione o per essere devoluti a fini istituzionali”.

Ma cosa si intende per regali di “modico valore”? A darne spiegazioni è il comma 5: “per regali o altre utilità di modico valore si intendono quelle di valore non superiore, in via orientativa, a 150 euro, anche sotto forma di sconto”. Inoltre, si puntualizza che: “I codici di comportamento adottati dalle singole amministrazioni possono prevedere limiti inferiori, anche fino all’esclusione della
possibilità di riceverli, in relazione alle caratteristiche dell’ente e alla tipologia delle mansioni”.

Cosa rischiano gli insegnanti

Stando alla norma, dunque, gli insegnanti non possono ricevere regali di un importo superiore a 150 euro. Nel caso in cui un docente accetti un presente dai propri alunni di valore superiore a 150 euro, lo stesso può incorrere in sanzioni pecuniarie o nella sospensione dal servizio, come riportato dall’articolo 16 del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.

La circolare del preside

Per tutti questi motivi, nel corso degli anni alcuni presidi hanno invitato studenti e genitori a non organizzare collette per l’acquisto di regali agli insegnanti. Nel 2018 Tiziano Fattizzo, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Montessori – Bilotta di Francavilla Fontana (Brindisi) ha pubblicato una circolare rivolta ai docenti vietando l’accettazione di regali da parte di alunni e famiglie.

Intervistato da ‘Donna Moderna’, il preside aveva spiegato: “Ho saputo che in una classe erano stati chiesti 30 euro a famiglia per i doni alle maestre. Mi è sembrato davvero troppo, un’esagerazione. Così mi sono attivato”. Ma “non ho calato alcun divieto dall’alto, non ho inventato nulla. Anzi – aveva specificato -. Ho semplicemente ricordato a docenti, operatori e genitori quello che è già previsto dai contratti di lavoro e dai codici di comportamento degli insegnanti e dei dipendenti della Pubblica amministrazione, disposizioni che esistono da quasi vent’anni e direttive più recenti”.