Fiorello in cattedra all'Università di Urbino: la lezione-show
Fiorello è salito in cattedra all'Università di Urbino: perché è andato in visita all'ateneo e cosa ha detto agli studenti nella sua lezione-show
Fiorello è salito in cattedra all’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’ e ha tenuto una lezione-show. Ecco perché l’artista è andato a far visita all’ateneo marchigiano e cosa ha detto durante l’incontro con gli studenti.
La lezione-show di Fiorello all’Università di Urbino
Il 21 maggio Rosario Fiorello è stato ospite dell’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’ per ricevere il Sigillo di ateneo, una riproduzione del timbro apposto in un diploma di laurea datato 11 ottobre 1588.
Prima di lui, questo riconoscimento è stato assegnato ad importanti personalità del panorama italiano, sia del mondo del cinema, come al regista Marco Bellocchio, sia imprenditoriale, come a Tonino Lamborghini, sia istituzionale, come al magistrato Nicola Gratteri e alla Guardia di finanza.
Quest’anno il Sigillo di ateneo è stato assegnato a Fiorello, che si è presentato in aula magna con tanto di cappello e toga da accademico, perché “osservatore attento dell’uomo”, come ha spiegato il rettore Giorgio Calcagnini, “capace di interpretarne le istanze più profonde con spirito pungente senza mai discostarsi dal garbo”.
La lectio magistralis di Rosario Fiorello all’Università di Urbino, intitolata ‘La mia vita, la mia carriera: lo stesso grande spettacolo’, è stata un susseguirsi di battute, racconti e aneddoti. Oltre a ricordare la sua infanzia, lo showman ha raccontato il primo “meraviglioso applauso”, quando interpretò Ulisse in una recita scolastica. Inoltre ha parlato della sua passione per il calcio, del lavoro in un’agenzia funebre, delle radio libere e della sua esperienza come animatore nei villaggi turistici, che è stato il suo “sliding doors, che mi ha permesso di arrivare qui”.
Le parole di Fiorello agli studenti
“Tutto quello che mi è capitato non l’ho mai cercato“, ha detto Fiorello agli studenti in platea, evidenziando però che non bisogna mai “restare fermi, immobili”.
“Quello che posso dirvi, ragazzi, è che penso che lo studio sia la cosa più bella del mondo – ha proseguito il conduttore -. Se dovessi rinascere, cercherei di fare tutte e due le cose”, ovvero studiare e lavorare. “Lo studio è importante, la cultura è importantissima – ha continuato -. Io non ho potuto farlo perché dovevo lavorare. E non potevo lavorare, studiare e fare sport. Sono arrivato all’ultimo anno di Liceo scientifico e neanche mi sono diplomato”. E scherzando, rivolgendosi al rettore, ha detto: “Ne avete di diplomi da darmi? Oltre ai sigilli, un diplomino honoris causa?”.
“I miei genitori – ancora Fiorello – si sono fatti in quattro per farci studiare, a me, le mie sorelle e mio fratello. Però bisogna fare l’uno e l’altro. Io ho fatto solo l’altro, ma si possono fare entrambe le cose: avere una bella cultura, sapere le cose, e nel frattempo coltivare la propria passione. Invidio chi sa dipingere, chi sa suonare uno strumento. Quello ad esempio l’avrei potuto fare – ha aggiunto -, ma ad un certo punto nella mia vita è subentrata la pigrizia, perché meno studi e meno vuoi studiare”.
Infine, Fiorello ha dedicato il riconoscimento che gli è stato assegnato dall’Università di Urbino a sua madre, presente all’iniziativa: “Mia madre ha sempre sognato un figlio laureato – ha detto l’artista -. Mamma, ce l’abbiamo fatta. O di riffa o di raffa, qualcosa l’abbiamo acchiappata”, ha concluso.