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Il ragazzo dai pantaloni rosa Fonte foto: ANSA

"Il ragazzo dai pantaloni rosa": no al film a scuola. La polemica

Alcune famiglie hanno detto no alla proiezione a scuola del film sull'omofobia 'Il ragazzo dai pantaloni rosa' ed è scoppiata la polemica: il caso

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

È arrivato il no di alcune famiglie di una scuola media di Treviso alla partecipazione dei loro figli alla proiezione del film sull’omofobia ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’. La pellicola racconta la vera storia di un ragazzo di 15 anni vittima di bullismo che si è tolto la vita nel 2012. Ed è scoppiata la polemica: ecco cosa è successo.

Il caso

I genitori di una scuola media di Treviso si sono opposti alla proiezione de ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’, da poco presentato alla Festa del cinema di Roma, alla quale avrebbero dovuto partecipare i loro figli. Il film è tratto dal romanzo autobiografico di Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, lo studente 15enne del liceo Cavour di Roma vittima di bullismo che nel novembre del 2012 si è tolto la vita.

La proiezione dell’opera di Margherita Ferri, che vede Claudia Pandolfi nei panni della madre, era prevista il 4 novembre, e l’istituto trevigiano aveva già prenotato i posti per gli studenti. Alcune famiglie, però, hanno chiesto alla dirigente scolastica di evitare la partecipazione dei ragazzi sostenendo che potesse avere in loro influssi “negativi”. Come riporta ‘Ansa’, la preside ha accolto questa richiesta, pur precisando che la visione è stata solo temporaneamente sospesa.

Cosa ha detto il sindaco di Treviso

Il sindaco di Treviso Mario Conte, esponente della Lega, ha così commentato la scelta delle famiglie: “Evitare di confrontarsi su questi argomenti non credo sia la soluzione. Omofobia, depressione, suicidi sono, ahimè, molto attuali nella società. Dispiace quello che è successo a Treviso, ma preoccupano anche le reazioni omofobe di Roma: due situazioni che devono far riflettere tutta la nostra comunità”.

Il secondo riferimento è alle frasi omofobe pronunciate da alcuni studenti durante la visione del film nell’ambito di ‘Alice nella città 2024’, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni.

I commenti omofobi di alcuni studenti

La pellicola, infatti, è al centro delle polemiche da giorni. Precisamente dal 24 ottobre, quando alla presentazione de ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’ alcuni studenti si sono lasciati andare a commenti omofobi e violenti.

“Quanto accaduto il 24 mattina ad ‘Alice nella città’ dà la misura dei tempi che viviamo”, ha denunciato sui social Teresa Manes, mamma di Andrea Spezzacatena.

“Un gruppo di studenti, accompagnati (e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa – ha raccontato -, ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti come macigni. *Froxio, *Ma quando s’ammaxxa, *Gay di mxxxa, sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio. Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto”.

La donna ha proseguito: “Credo fermamente che noi adulti dobbiamo essere esempio e guida per le nuove generazioni. Quegli insulti erano sorretti dall’impalcatura della indifferenza che è la forma più subdola della violenza. Io non so se dietro quel gruppo rumoroso c’è l’assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia. Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio. Ma in quel contesto, anch’esso educativo, chi ha fallito è stato quell’adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti, venendo, comunque, meno all’esercizio del ruolo che ricopre”.

Ancora Manes: “Mi piacerebbe che chi continua a negare l’omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito. Perché la parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima. Mio figlio non c’è più, ma l’omofobia a quanto pare si“, ha concluso.

L’intervento del ministro Valditara

Su quanto accaduto è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che si è detto “commosso e indignato” e ha chiesto all’Ufficio scolastico regionale del Lazio di “attivarsi per per conoscere chi siano i responsabili di questi comportamenti vigliacchi e squallidi”.

Oltre a rinnovare “la mia vicinanza e solidarietà alla mamma di Andrea”, il ministro ha dichiarato che “appena saranno noti i nomi dei responsabili, andrò nella loro scuola perché voglio incontrarli personalmente”. E ha ribadito: “Il bullismo va contrastato con la massima severità”.