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Luciana Littizzetto Giuseppe Valditara Fonte foto: ANSA

La letterina di Littizzetto a Valditara: la "boiata" del ministro

Luciana Littizzetto legge la sua letterina al ministro Valditara e non risparmia le critiche: cosa ha detto sul patriarcato e perché, cos'è successo

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

“Caro Valditara, ministro dell’Istruzione, del Merito e delle grandi inopportunità. Tu che hai detto che il patriarcato non esiste, abolito negli anni ’70 e che la violenza si deve agli immigrati…”. Inizia così la nuova letterina di Luciana Littizzetto indirizzata al ministro Giuseppe Valditara durante la puntata del 24 novembre di ‘Che tempo che fa’ (Nove).

Parole dirette che criticano ciò che il ministro dell’Istruzione ha pronunciato in un suo intervento durante la presentazione alla Camera dei deputati della Fondazione dedicata a Giulia Cecchettin. Il padre della giovane studentessa uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, presente all’evento, ha risposto alle parole di Valditara, il quale ha successivamente chiarito la sua posizione, confermando quanto detto. Vediamo cos’è successo.

Le parole di Luciana Littizzetto indirizzate al ministro Valditara

“Tu che hai detto che il patriarcato non esiste, abolito negli anni ’70 e che la violenza si deve agli immigrati. E lo hai detto in faccia al papà di Giulia, che è stata ammazzata da un uomo italianissimo, un bravo ragazzo, di buona famiglia. E Giulia non è la sola, è una, come tutti sanno, delle tante donne uccise da un uomo italiano. Il 90% degli aggressori sono italiani, il patriarcato esiste, legge o non legge e il femminicidio non ha nazionalità”. Così Luciana Littizzetto nella prima parte della lettera.

“Tu Valditara – ha proseguito la comica torinese – la pensi così, ma mi chiedo, ma proprio quel giorno lì la dovevi dire questa roba? Non hai pensato ma sta ‘boiata’ non sarebbe meglio non dirla? Non hai un filtro, un tubo minchialitico, un filtro, che separa la verità dai dati falsi? Per di più lo hai detto in un video registrato… neanche in diretta e nessuno rivedendolo ti ha detto niente?”.

Cosa ha detto Valditara sul patriarcato e la reazione di Gino Cecchettin

La letterina di Luciana Littizzetto del 24 novembre si riferisce a quanto dichiarato dal ministro Valditara, un discorso che nei giorni scorsi ha fatto scoppiare la polemica.

“La visione ideologica vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato – ha dichiarato Valditara -. Ma come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia la famiglia fondata sulla eguaglianza”.

Il ministro ha sottolineato che “ci sono ancora residui di maschilismo, di machismo, che vanno combattuti e che portano a considerare la donna come un oggetto”. Ma la polemica è scoppiata anche perché Valditara ha allargato il discorso al tema dei migranti. “Deve essere chiara a ogni nuovo venuto la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso. Occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”.

Papà Gino Cecchettin, presente alla Camera, ha risposto diplomaticamente a Valditara: “Le parole del ministro Valditara? Diciamo che ci sono dei valori condivisi e altri sui quali dovremo confrontarci, ecco”.

Successivamente, in un’intervista al ‘Corriere della sera’ ha spiegato: “Non è che se neghi una cosa questa non esiste. Il ministro ha parlato di soprusi, di violenze, di prevaricazione. È esattamente quello il patriarcato ed è tutto ciò che viene descritto nei manuali”. Cecchettin ha chiarito che si tratta di una questione di nomenclatura, aggiungendo: “È la parola, oggi, che mette paura: ‘patriarcato’ spaventa più di ‘guerra'”.

Secondo il padre di Giulia, c’ è “un problema sociale, non ideologico. Quando ci riapproprieremo tutti del significato di questa parola, vorrà dire che avremmo fatto metà della strada”.

Spazio anche alla questione sull’immigrazione illegale, che secondo il ministro sarebbe alla base dell’aumento della violenza sulle donne. Gino Cecchettin ha voluto così chiarire: “Vorrei dire al ministro che chi ha portato via mia figlia è italiano. La violenza è violenza, indipendentemente da dove essa arrivi. Non ne farei un tema di colore, ma di azione. Di concetto”.

Valditara torna sul tema: “Confermo parola per parola”

Il 25 novembre, Giornata contro la violenza sulle donne, il ministro Valditara è tornato a dare spiegazioni sulla sua posizione in merito alla polemica nata dal suo intervento. “Confermo parola per parola – ha detto il ministro dell’Istruzione a Nicola Porro nel programma ‘Quarta Repubblica’ -. Se vogliamo combattere contro la violenza sulle donne dobbiamo fare un ragionamento a 360 gradi, affrontando i temi della cultura del rispetto, della discriminazione e delle violenze sessuali. Prendo atto dalle statistiche che la marginalità sociale e la devianza, che discendono dall’immigrazione clandestina, generano un fenomeno oggettivamente pericoloso”.

Valditara ha toccato poi il tema della genitorialità e dell’educazione dei figli, spiegando che “la figura del padre e anche della madre oggi è sbiadito”. Inoltre, ha aggiunto: “Quindi penso sia inutile attaccare ancora la figura del padre. Semmai i ragazzi hanno bisogno di genitori autorevoli. Anche Crepet ha detto che oggi, più che il patriarcato, ci troviamo di fronte al figliarcato”. Infine, non sarebbe il patriarcato, ma il “maschilismo, ovvero la cultura che considera la donna un oggetto”, il problema secondo il ministro.

Valditara ha poi rivolto un pensiero direttamente a Gino Cecchettin: “Il nostro obiettivo è comune: combattere contro la violenza sulle donne e per la cultura del rispetto”. Un impegno che si riflette nei programmi di educazione civica a scuola, nei quali, tra “gli obiettivi di apprendimento, è stata inserita anche la cultura del rispetto”. Una tematica su cui gli studenti verranno valutati, perché “l’immaturità di molti maschi” porta alla violenza e i giovani vanno educati “a saper sopportare i no”, ha concluso il ministro.