Mussolini e la serie M - Il figlio del secolo: gli errori storici
Continua a far discutere 'M - Il figlio del secolo': lo studioso Giordano Bruno Guerri ha elencato gli errori storici della serie su Mussolini
Sta facendo molto discutere la nuova serie tv su Benito Mussolini ‘M – Il figlio del secolo‘, tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati che ha vinto il Premio Strega nel 2019. C’è chi la loda, ma non sono mancate le critiche. Tra queste ci sono quelle dello storico Giordano Bruno Guerri, che nelle prime due puntate andate in onda ha rilevato alcuni errori storici.
L’attacco dello storico alla serie tv M – Il figlio del secolo
In ‘M – Il figlio del secolo’ “ho trovato errori, svarioni e forzature“. A parlare, in un’intervista a Il Tempo, è Giordano Bruno Guerri, storico, saggista e giornalista, noto studioso del ventennio fascista.
L’esperto ha spiegato che nella serie “il protagonista (ovvero Mussolini, interpretato da Luca Marinelli) riceve una lettera di D’Annunzio con la calligrafia Mussolini. La scena, poi, del samurai è ridicola. D’Annunzio tra i suoi uomini aveva un giapponese, ma era un quieto docente dell’Università di Napoli. Le forzature, ripeto, sono tante e non legate a necessità cinematografiche”, ha sentenziato.
Dunque, per lo storico, “l’immagine del figlio del secolo venuta fuori nell’ultima serie, anche se ben fatta dal punto di vista cinematografico, non è credibile” e “non offre una lettura completa della nostra storia“.
Il libro di Antonio Scurati, e di conseguenza la serie, “dice solo che tutto è cattivo, che gli italiani sono vittime innocenti e che dunque esiste la necessità di vigilare su un pericolo”, ha affermato Guerri. Che ha aggiunto che oggi “è impossibile tornare al fascismo di Scurati o meglio alla dittatura politica”.
Gli errori storici nella serie su Mussolini con Luca Marinelli
Ma quali sono gli errori storici presenti nella serie ‘M – Il figlio del secolo’, che vede l’attore Luca Marinelli vestire i panni di Mussolini? Giordano Bruno Guerri li ha elencati in un commento pubblicato su Il Fatto Quotidiano.
“Mi si chiede di trovare nella serie eventuali inciampi, errori e falsi – ha scritto lo storico -. Eccone un gruzzolo, soltanto dal marzo all’ottobre del 1919, neanche tutta la prima puntata. Non sono attribuibili a necessità cinematografiche, sono svarioni. Chissà cosa c’è dopo”.
Per prima cosa, “nel settembre del 1919 a Mussolini arriva una lettera di D’Annunzio. Peccato che sia scritta con la calligrafia di Benito”. Secondo: “Il duce parla di ‘paradisi fiscali’, un’espressione che all’epoca non esisteva“.
E ancora, nella serie Margherita Sarfatti, amante di Mussolini (interpretata da Barbara Chichiarelli), racconta che nel 1912 aveva respinto le avances di Gabriele D’Annunzio. Ma, ha proseguito Guerri, “esiste un carteggio Sarfatti-d’Annunzio, e niente fa supporre un corteggiamento del grande seduttore“.
Lo studioso ha anche menzionato un “grottesco samurai” che appare “con tanto di spada” durante una cena “nel bel mondo milanese” per portare un messaggio a Mussolini da parte di D’Annunzio. Il poeta vate, impegnato nell’impresa fiumana, “aveva un seguace giapponese, ma era un mite docente cicciottello dell’Università di Napoli“.
Successivamente, “ecco il duce pilotare un aereo, peccato che imparerà a farlo parecchi anni dopo“, ha precisato lo storico.
Infine, “un’altra scena grottesca è sagacemente ispirata a Putin – ha affermato Guerri -: il Vate riceve il duce a un tavolo così lungo da far dubitare che si potessero sentire”,
Le critiche di Giordano Bruno Guerri non risparmiano neanche il romanzo di Antonio Scurati su Benito Mussolini da cui è tratta l’omonima serie. “Scurati ha scritto un buon romanzo (lessi quasi tutto il primo volume) che somiglia a un’opera storiografica quanto un cammello a un cavallo“, ha scritto lo storico.