Salta al contenuto
Perché l'Italia ha perso 2 milioni di giovani lavoratori Fonte foto: iStock

Perché l'Italia ha perso 2 milioni di giovani lavoratori

Da un rapporto del Cnel emerge che cala il numero di giovani lavoratori (under 35) in Italia: quali sono le cause e come intervenire sull'occupazione

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Il Cnel ha comunicato i dati del rapporto intitolato “Demografia e forza lavoro”, curato dal consigliere Alessandro Rosina. Nello studio emerge un aumento di lavoratori over 50, mentre quelli con meno di 35 anni sono sempre di meno. Le persone occupate con un’età compresa tra i 15 e i 34 anni sono passate da 7,6 milioni a 5,4 milioni nel giro di 20 anni, con un calo di oltre due milioni di unità tra il terzo trimestre del 2004 e il terzo trimestre dei 2024. Nello stesso periodo gli occupati tra i 50 e i 64 anni sono passati da 4,5 milioni a più di 8,9 milioni. In flessione anche i lavoratori tra i 35 e i 49 anni, diminuiti a quota 8,8 milioni (dai precedenti 9,8 milioni).

Perché ci sono meno giovani lavoratori

Alessandro Rosina evidenzia che il motivo per cui il mercato del lavoro in Italia sta cambiando è legato all’andamento demografico. In particolare, lo studio del Cnel ha evidenziato che, da dieci anni, è entrata in fase di continua e sensibile riduzione la quota di lavoratori che appartengono alla popolazione maschile nella fascia di età compresa tra 35 e 49 anni, ovvero la componente che tradizionalmente è stata al centro della crescita economica del Paese.

Nel 2014 gli occupati uomini tra i 35 e i 49 anni erano più di 7 milioni. Adesso invece sono 5,7 milioni con una riduzione che continuerà anche nei prossimi decenni. Secondo il rapporto “Demografia e forza lavoro”, questo è il principale fattore che sta indebolendo il potenziale della forza lavoro italiana e, di conseguenza, mettendo a rischio la competitività del sistema Paese.

Gli interventi proposti da Alessandro Rosina (Cnel)

Secondo il demografo Rosina, “per rispondere agli squilibri demografici in atto, continuando a garantire benessere e sviluppo, non c’è altra strada che rafforzare attrattività e valorizzazione del capitale umano“. Un ruolo determinante è rivestito anche dall’efficienza dei servizi di incontro tra domanda e offerta e dall’accessibilità degli strumenti per la conciliazione dei percorsi professionali con le scelte di vita.

“Agire in questa direzione – ha sottolineato Rosina – ha ricadute positive anche sulla natalità, perché mette giovani e donne nelle condizioni di poter scegliere, se lo desiderano, di avere un figlio. In questo modo poi si riducono i divari territoriali perché gli svantaggi di genere e generazionali sono maggiormente presenti nel Mezzogiorno”. L’Italia ha infatti un indice di dipendenza degli anziani (rapporto tra 65 e più su popolazione tra i 20 e i 64 anni) che ha superato il 40% e si trova di circa 14 punti percentuali sopra la media Ue-27. Secondo le previsioni Eurostat potrebbe continuare a salire fin oltre il 65%.

Come affrontare la sfida sull’occupazione giovanile

Il demografo ha evidenziato che il ridimensionamento demografico della componente maschile al centro della vita adulta lavorativa, ossia la componente che maggiormente contribuisce alla crescita del Pil e alla fiscalità generale pagando le tasse, va a mettere in crisi la sostenibilità della spesa pubblica. Per controbilanciare questo aspetto, secondo il Cnel, si potrebbe puntare sull’aumento dell’occupazione femminile, il cui valore si attesta attualmente attorno al 65% in Italia, il livello più basso tra i Paesi Ue (circa 13 punti sotto la media).

Per riportare la situazione in equilibrio, si legge nel rapporto curato da Rosina, è necessario puntare anche sulla crescita dell’occupazione degli under 35. I residenti in Italia nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni sono circa 6,2 milioni. Il Cnel segnala che negli ultimi vent’anni sono diminuiti di circa 2,3 milioni. Nello stesso periodo gli occupati in questa fascia d’età sono scesi da 6 milioni a circa 4,2 milioni.