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Giovani e imprese Fonte foto: iStock

Perché sempre meno giovani vogliono avviare un'impresa in Italia

Il Rapporto Italia Generativa 2024 segnala un calo della propensione ad aprire un'impresa dei giovani italiani sotto ai 35 anni: quali sono le cause

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Il mondo dell’imprenditoria in Italia sta attraversando un momento di grande trasformazione. Il Rapporto Italia Generativa 2024, pubblicato da Unioncamere, ha segnalato una riduzione netta della voglia di fare impresa nei più giovani. A pesare ci sono diversi fattori che spingono i lavoratori a rinunciare allo sviluppo delle loro idee professionali.

Il rapporto sui giovani imprenditori in Italia

“Negli ultimi 10 anni abbiamo avuto una riduzione significativa delle imprese a guida under 35. Il dato demografico c’entra, ma rispetto a qualche anno fa è venuta meno anche la voglia dei giovani di fare impresa perché la reputano una scelta troppo complicata“, sono state le parole con cui il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha presentato il Rapporto Italia Generativa 2024.

Dal Rapporto Italia Generativa 2024 emerge che nel Bel Paese i giovani non risultano particolarmente inclini all’iniziativa privata. Il 48% dei ragazzi e delle ragazze intervistati esprimono una preferenza netta per l’autonomia lavorativa in contrapposizione all’impiego da dipendente. Un valore particolarmente rilevante se confrontato con il dato francese (33%) e tedesco (38%). Questo desiderio di indipendenza, tuttavia non trova spesso sbocco virtuoso nel mercato del lavoro.

Perché i giovani italiani non vogliono aprire un’impresa

Secondo Prete, tanto più in un periodo di turbolenze come quello che stiamo vivendo, da ultimo con i dazi, “abbiamo indiscutibilmente un panorama burocratico che, anche se tutti parlano sempre di semplificazione, poi semplifica ben poco”.

I giovani rinuncerebbero quindi ad aprire un’impresa a causa di difficoltà burocratiche. Se si guarda anche al contesto attuale italiano ed europeo, sono vari i fattori che possono ostacolare la crescita delle iniziative private, a partire dal declino demografico fino ai processi globali geopolitici e geoeconomici, a un generico invecchiamento della popolazione imprenditoriale che non trova forze sufficienti per un ricambio generazionale efficace.

Anche il quadro della concorrenza globale sta diventando sempre più aggressivo rispetto ai decenni precedenti e i giovani che si confrontano con il mondo delle aziende non sempre hanno preparazione e competenze per decodificare la complessità dei mercati.

Il presidente di Unioncamere ha per esempio indicato altre due aree “su cui lavorare” per promuovere l’imprenditorialità: le donne e gli stranieri. “Le imprese a guida straniera hanno un tasso di crescita significativo negli ultimi 10 anni e un terzo hanno durata più che decennale, sono aziende che si sono consolidate”, ha spiegato parlando di “un’integrazione di fatto che c’è nel Paese”.

Quali sono le principali difficoltà per le imprese in Italia

Tornando ai dati su quali sono le principali difficoltà che frenano i giovani imprenditori, solo l’11,5% del campione preso in considerazione identifica il generale contesto economico incerto come ostacolo principale. Emerge, invece, una più solida questione culturale: la figura dell’imprenditore fatica a essere riconosciuta socialmente.

Gli altri fattori che riducono la propensione a fare impresa dei giovani lavoratori del domani sono: la mancanza di risorse finanziarie, segnalata dal 41,8% degli intervistati; la scarsa fiducia da parte degli investitori, indicata nel 31,8% dei casi; la mancanza di competenze e conoscenze che registra il 30,6% e le difficoltà burocratiche e amministrative che sono state nominate dal 29% degli intervistati.