
Cosa significano i dazi Usa: la lezione d'italiano di Vecchioni
Roberto Vecchioni torna nei panni di professore per spiegare l'etimologia della parola "dazio", in questo periodo presente su molte pagine di cronaca
In questo periodo non si fa che parlare di dazi dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’attivazione di “dazi reciproci”, dando il via a quella che gli analisti definiscono già una “guerra commerciale” che sta avendo ripercussioni molto negative anche sulle borse di tutto il mondo.
Ma cosa significa dazio? Conosciamo a fondo l’origine di questa parola? Una spiegazione l’ha fornita prof Roberto Vecchioni, con una lezione che unisce greco, latino e storia del cinema.
- Cosa significa dazio: lo spiega prof Vecchioni
- Il dazio nel napoletano, l'esempio con Troisi e Benigni
- I dazi che "fanno piangere" secondo prof Vecchioni
Cosa significa dazio: lo spiega prof Vecchioni
“Si può guardare avanti se si guarda indietro”, è la recente affermazione di prof Vecchioni, che ha spiegato perché lo studio del greco antico è fondamentale ancora oggi per comprendere il mondo in cui viviamo.
Ed è proprio dal greco che è partito il celebre cantautore di Luci a San Siro e Sogna, ragazzo sogna (e grande sostenitore dell’importanza della parola), per spiegare il l’etimologia della parola dazio.
“Dazio deriva dalla parola greca dekama” e in particolare “viene dal verbo greco dekomai, che significa ‘ricevere'”, ha spiegato Roberto Vecchioni alla lavagna del programma condotto da Massimo Gramellini “In altre parole”, su La7. Dekomai ricorda la parola decimo, infatti “un decimo in più è quello che anticamente si teneva lo Stato, la Polis”, ha aggiunto il prof artista.
“I latini (del Medioevo, ndr) l’hanno poi chiamato come lo chiamiamo noi: datio. Il latino più tardo lo chiama poi datium (seconda declinazione)”. Ma cosa significa? “Dazio significa dare, consegnare. Ci sono vari tipi di dazio, in particolare due: il datium ponderis (basato sul peso di una merce, ndr) e il datium valoris (basato sul valore intrinseco del bene, ndr). Si trattava, infatti, fin dal Medioevo, di dare soldi sottoforma di imposta indiretta sui consumi, colpendo così la circolazione dei beni da un comune all’altro. “In antichità, nel Medioevo, il dazio non c’era durante le fiere, quindi in quei momenti c’era il libero scambio”, ha aggiunto.
“Poi nel Rinascimento venne usato meno, perché c’erano molte più situazioni di terre franche”, ha spiegato Vecchioni nel suo excursus storico. Oggi, invece, il dazio viene applicato da uno Stato all’altro.
Il dazio nel napoletano, l’esempio con Troisi e Benigni
Prof Vecchioni ha fatto anche l’esempio del dazio napoletano, chiamato gabella: “Il dazio comporta un prezzo che i napoletani hanno chiamato gabella. Da dove viene? Dagli arabi: qabāla, che significa versamento, ricevere. Ho il sospetto che c’entri anche l’antico irlandese gab, che significa scherzo, burla, presa in giro. Infatti ci sono i verbi gabbare e gabellare che significano appunto prendere in giro una persona.
Infine, per spiegare in parole semplici il funzionamento del dazio, Roberto Vecchioni ha rievocato la celebre scena del film “Non ci resta che piangere” con Massimo Troisi e Roberto Benigni. “Vi ricordate la scena del confine, dove Troisi e Benigni arrivano con il carro al confine, dove si fermano davanti al gabelliere?”. Lui fermo e immobile gli dice semplicemente: “Cosa fate, chi siete, cosa portate?”, Troisi gli risponde “niente”. Il gabelliere, perentorio: “Un fiorino!”. Troisi cerca di dissuaderlo, ma alla fine gli deve dare il fiorino. I due passano il confine, solo che un sacco cade e rimane dall’altra parte della linea. Troisi torna indietro passando ancora il confine e il gabelliere di nuovo: “Chi siete, cosa fate, cosa portate? Un fiorino!” ed è così costretto a pagare un altro fiorino. La scena si ripete un’altra volta, suscitando ilarità.
I dazi che “fanno piangere” secondo prof Vecchioni
A proposito della scena del film con Troisi e Benigni, che mostra facilmente il funzionamento del dazio, prof Vecchioni è tornato al motivo per cui oggi si parla tanto di dazi Usa, con una amara consapevolezza: “Purtroppo questi dazi fanno ridere (quelli del film, ndr), mentre quelli di Trump fanno piangere“.