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Insegnanti Fonte foto: iStock

Quanti insegnanti ci sono in Italia: la differenza tra Nord e Sud

Il rapporto Svimez 2024 ha scattato una fotografia del comparto Istruzione in Italia: quanti sono gli insegnanti e la differenza tra Nord e Sud

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Quanti insegnanti ci sono in Italia? C’è una differenza nel numero di docenti tra Nord e Sud? A fare una fotografia del comparto Istruzione del Belpaese è il 51esimo rapporto Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Ecco cosa emerge dal report.

Quanti docenti in Italia e differenze tra Nord e Sud

Nell’anno scolastico 2022-2023, in Italia gli insegnanti di tutti i cicli di istruzione non terziaria sono circa 709mila. A dirlo è il rapporto Svimez 2024, elaborato ogni anno dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno per analizzare l’andamento dell’economia e della società nel Sud e le politiche di sviluppo del nostro Paese.

Dei circa 709mila docenti italiani, 407mila sono impiegati al Centro-Nord (57,5%), i restanti 302mila nel Mezzogiorno (42,5%).

Come si legge sul report, il corpo docenti italiano è formato principalmente da donne (85,8%). La quota di uomini è particolarmente contenuta nei gradi di istruzione più bassi (1% nella scuola dell’infanzia e 4% in quella primaria). Aumenta considerevolmente, pur restando in netta minoranza, nella scuola secondaria di I e II grado (rispettivamente 23 e 31%). Non si registrano significative differenze tra Nord e Sud nella composizione per genere del corpo docente.

Età dei docenti in Italia

Le differenze tornano ad emergere quando si osserva l’età di maestri e professori. In media, gli insegnanti delle scuole del Mezzogiorno sono più anziani: la quota di docenti over 54 è del 38,3% al Centro-Nord e del 46,6% nel Sud Italia. In tutte le regioni del Centro-Nord, questa percentuale non supera mai il 43%, mentre rappresenta il valore più basso registrato nelle regioni meridionali.

Complessivamente, l’età media del corpo docente in Italia si attesta a quasi 52 anni: 51 al Centro-Nord, 53 nel Mezzogiorno. Le differenze territoriali sono particolarmente evidenti nei primi due cicli di istruzione:

  • nel Centro-Nord la quota di docenti over 54 è del 37% nella scuola dell’infanzia e del 36% nella scuola primaria;
  • nel Mezzogiorno ammonta rispettivamente al 48% e al 47%.

Gli insegnanti che hanno fino ai 35 anni rappresentano circa il 4% del corpo docente in tutte le scuole di ogni ordine e grado, ma si evidenzia una differenza territoriale: 5,3% al Centro-Nord e 2,5% al Mezzogiorno.

Rapporto docenti-studenti nel Centro-Nord e al Sud

A livello nazionale, il rapporto insegnanti-studenti è di 1 a 10, un dato che risulta inferiore rispetto ai valori medi di riferimento dell’Ocse (1 a 13) e dell’Ue-25 (1 a 12).

Il rapporto è di 11 alunni per docente nel Centro-Nord, mentre nel Mezzogiorno il dato scende a 9. Le regioni con il numero più alto di alunni per insegnante sono la Lombardia (12,6), l’Emilia-Romagna e il Veneto (12,4). Al contrario, quelle con il rapporto più basso sono il Molise (7,5), la Basilicata (8,2) e la Sicilia (8,5).

Quanto guadagna un insegnante in Italia

Come si legge ancora sul report Svimez 2024, secondo i dati Ocse, il salario lordo medio annuo degli insegnanti italiani è pari a:

  • 30.141 euro (2.318 euro al mese) per chi insegna alle scuole dell’infanzia e alle primarie;
  • 32.079 euro (2.467 euro mensili) per i docenti delle medie;
  • 34.027 euro (2.617 euro al mese) alle superiori.

Il livello medio delle retribuzioni degli insegnanti italiani si attesta intorno ai 47.111 dollari (circa 31.597 euro), al di sotto sia della media Ocse (54.241 dollari), sia di quella dell’Unione europea
(52.975 dollari), collocandosi tra i valori più bassi in Europa.