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Corano Fonte foto: iStock - miracsaglam

Ramadan a scuola, con malore segnalazione alla Procura: il caso

Polemiche sulla circolare di un istituto genovese sul Ramadan a scuola: in caso di malore, ha detto la preside, scatterà una segnalazione alla Procura

Virgilio Scuola

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REDAZIONE

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Polemiche sull’istituto comprensivo Maddalena Bertani di Genova, che ospita scuole simbolo della cosiddetta “buona integrazione”, con alte percentuali di seconde generazioni e figli di famiglie straniere.

A innescare i malumori tra i genitori è stata una circolare scolastica nella quale la preside Michela Casareto ha spiegato che eventuali malori ai bimbi causati dal digiuno del Ramadan saranno segnalati alla Procura presso il Tribunale dei minori.

Il Ramadan è iniziato l’11 marzo e proseguirà fino al 10 aprile. Vediamo nel dettaglio cosa dice la circolare dell’istituto genovese sulla gestione di questo periodo e perché sono sorte nuove polemiche.

Ramadan a scuola: il caso della circolare a Genova

La preside dell’istituto comprensivo Maddalena Bertani di Genova ha rilevato che nel 2024, rispetto agli anni scorsi, sono in crescita i dati relativi alle famiglie che scelgono di far osservare le regole del digiuno durante il Ramadan anche a figli in età inferiore, alle elementari e anche alla scuola materna. Un trend che ha spinto la dirigente scolastica a diramare una circolare che ha generato malumori, in quanto ritenuta da alcuni genitori “offensiva”.

“Se la vostra scelta è quella di far digiunare i vostri figli, considerate che è molto pesante stare anche otto ore a scuola senza potersi cibare e può essere pericoloso per la salute”, si legge nella circolare dedicata alle famiglie musulmane che vogliono che i figli osservino il digiuno del Ramadan.

La dirigente ha inoltre spiegato che è necessario che i genitori presentino una richiesta scritta per mettere nero su bianco il digiuno del figlio aggiungendo che in assenza di tale comunicazione “il personale della scuola non può che prendere atto della presenza e comunicarla all’impresa di ristorazione con il conseguente addebito della spesa relativa alla famiglia”.

La preside Casareto ha aggiunto che l’istituto si impegna a garantire la massima attenzione per “far raggiungere all’alunno classi con diversi turni di mensa”, in modo da non lasciare i bambini a digiuno insieme ai compagni nel momento in cui questi ultimi consumano il pasto. Sempre nella circolare viene spiegato che se tale soluzione non è percorribile, “chiederemo di prelevare l’alunno durante il pasto perché venga ricondotto a scuola per la ripresa delle lezioni pomeridiane”.

Quindi il passaggio più discusso della comunicazione della preside che ha premesso che, in caso di “malori per il digiuno”, la scuola è “tenuta a intervenire non solo chiamando gli addetti primo soccorso o il numero di emergenza, oltre naturalmente i genitori stessi, ma anche segnalando la situazione alla dirigente per successiva segnalazione alla Procura presso il Tribunale dei minori”.

Le polemiche e la replica della preside della scuola di Genova

Con la circolare dell’istituto genovese sono sorte le prime polemiche. I toni della comunicazione sono stati giudicati, da alcuni padri e madri, troppo netti. Come riferito da ‘La Repubblica’, c’è infatti chi ha manifestato malumori. “Se era un modo per venire incontro ai genitori, o evitare discriminazioni, mi pare abbia sortito gli effetti contrari: i toni sono quelli di una stigmatizzazione del Ramadan”, ha affermato un genitore, il cui ragionamento è condiviso da altri.

Non ha tardato ad arrivare la replica alle polemiche della preside Casareto. Nonostante i mugugni, ha rivendicato il suo modus operandi, sottolineando che, per il ruolo ricoperto, lei è tenuta a fare due cose fondamentali, vale a dire “tutelare i minori e mettere il personale scolastico nelle condizioni migliori per lavorare, con indicazioni chiare per la gestione degli alunni”.

“La mia circolare – ha rimarcato la dirigente – viene contestata dalla pruderie di certi benpensanti, ma voleva essere uno strumento di organizzazione il più possibile garantista per tutelare il diritto alla salute dei bambini”. Casareto ha quindi dichiarato, come riportato ancora da ‘La Repubblica’, che da sempre, organizzando con l’istituto scuole di composizione mista (con circa il 25 per cento degli iscritti di origine straniera), si premura di gestire il tutto con attenzione e rispetto delle differenze culturali.

E ancora: “Siamo in Italia e non faremo mai come in Francia dove si arriva persino a vietare il velo a scuola, ma come prima cosa la scuola deve essere sentinella del supremo interesse del minore”.

“Il tentativo è anzi quello di evitare ogni tipo di discriminazione, ad esempio si eviterà di far digiunare in mensa davanti ai bambini che mangiano. La segnalazione in Procura è solo un’extrema ratio, mi stupisco che qualcuno si sia sentito offeso dal nostro lavoro”, ha concluso la preside.

Ramadan a scuola 2024: cos’è, date e normativa italiana

È tornato, come ogni anno, l’appuntamento con il Ramadan, il periodo di digiuno e preghiera dei credenti musulmani. Iniziato l’11 marzo 2024, durerà un mese, fino al 10 aprile. Il digiuno che va dall’alba al tramonto, negli ultimi anni ha iniziato a coinvolgere anche i bambini in età scolare più piccoli, oltre che gli adulti. Per questo motivo sono sorte le prime polemiche a scuola e sulla conciliazione tra libertà religiosa, tutela della salute e diritto allo studio.

Cosa dice la normativa italiana a proposito del Ramadan per gli studenti che lo praticano negli istituti scolastici? La scuola, nell’esercizio della propria autonomia, come sancito dalla Costituzione e da diverse norme (le più importanti sono racchiuse nel Documento della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2013) è tenuta a prendere in considerazione tutte le misure più idonee da adottare per garantire il corretto equilibrio tra il rispetto della libertà religiosa e la tutela della salute dei propri studenti e lavoratori. In definitiva, anche durante il Ramadan, deve riuscire a garantire l’equilibrio tra il diritto alla salute e le scelte religiose della famiglia, senza ostacolarle.