"Sciopero dei voti" a Bologna: cosa sta succedendo e perché
Perché a Bologna un'insegnante di Filosofia ha proposto ai colleghi precari lo "sciopero dei voti": cosa sta succedendo nel mondo della scuola
Un’insegnante di un liceo di Bologna ha proposto lo “sciopero dei voti” . Ecco cosa sta succedendo e perché, dai racconti dei prof alla denuncia dei sindacati fino alla nota del ministero.
- Perché gli insegnanti vogliono indire lo "sciopero dei voti"
- La posizione dei sindacati: "È vergognoso"
- La nota del ministero
Perché gli insegnanti vogliono indire lo “sciopero dei voti”
Carlotta insegna Filosofia al Liceo artistico Arcangeli di Bologna da ottobre scorso, dove segue nove classi per un totale di 220 studenti. Ad oggi, come riportato da la Repubblica, ha ricevuto solo 1.057 euro lordi, arrivati il 26 novembre. Da quel giorno, non ha più visto nessun pagamento sul suo conto corrente per il suo lavoro al liceo bolognese.
Per protesta ha così deciso che per correggere le verifiche dei suoi alunni “impiegherò lo stesso tempo del ministero a pagarmi”. Lo ha chiamato lo “sciopero dei voti”, che “ho proposto ai colleghi nella mia situazione, tre solo nella mia scuola”. Per la professoressa si tratta della “unica forma di protesta che noi precari possiamo adottare. Ci stiamo pensando”, ha riferito.
La docente ha proseguito: “Mai avuto uno stipendio puntuale“, ma “quest’anno è peggio. Sto lavorando su contratti di 15 giorni in 15 giorni, il che è già assurdo. Per ognuno dei nostri stipendi servono sette passaggi amministrativi. Sono stata pagata solo per le prime due settimane. Sto mendicando lo Stato per un diritto costituzionale“, ha concluso.
Un’altra insegnante, 41enne, ha dichiarato che è iscritta alle graduatorie, ma quest’anno lavora con supplenze brevi presso due istituti comprensivi di Bologna che la chiamano “con continuità”. Come lo scorso anno, ha sottolineato, lo stipendio non arriva puntuale: “Fino ad oggi ho ricevuto 600 euro, con tranche anche da 40 euro, è fantascienza“. La prof ha spiegato che ha appena concluso un master da 1000 euro per acquisire i 24 crediti per l’insegnamento. “E ora dovrei, per ottenere gli altri 60 crediti necessari, sborsarne altri 2500 che non ho”, ha ammesso.
“Insegnare mi piace – ha concluso -, ma in questa situazione è molto difficile. Non è nemmeno semplice cambiare lavoro alla mia età”.
La posizione dei sindacati: “È vergognoso”
“È vergognoso e inaccettabile quanto si sta perpetuando ai danni di centinaia di docenti precari che dal mese di ottobre ancora non hanno visto accreditarsi lo stipendio“, hanno tuonato dal sindacato degli insegnanti Gilda.
“Una situazione drammatica – hanno proseguito -, uno scenario sicuramente solo italiano, che ancora una volta ignora i bisogni del comparto docente, compromettendone la serenità e facendolo risultare l’ultima ruota del carro. Il primo diritto di ogni cittadino lavoratore è ricevere la giusta retribuzione per il lavoro che svolge, per adempire anche a tutte quelle spese che ognuno, nella vita di tutti i giorni, deve coprire”.
Dello stesso avviso la Flc Cgil: “Per l’ennesima volta si è ripetuta la vergogna degli anni passati, e cioè il mancato pagamento dei supplenti secondo una scadenza rispettosa dei diritti degli interessati”.
Il sindacato ha aggiunto: “Abbiamo ripetutamente segnalato al ministero che questa modalità di pagamento dei supplenti brevi non funziona, ed infatti abbiamo chiesto ripetute volte, ad ogni occasione utile con vari emendamenti a diversi provvedimenti di legge, che la spesa per retribuire le prestazioni di supplenza breve e saltuaria venga trattata alla stregua di partita di spesa fissa, come già avviene nel caso degli stipendi del personale supplente in maternità. Questo è il modo di porre fine a questo stillicidio indegno di un datore di lavoro quale è lo Stato”, hanno concluso dalla Flc Cgil.
La nota del ministero
Il 10 gennaio è arrivata la risposta del ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) in una nota a nome di Jacopo Greco, capo Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale del dicastero.
“Grazie alle variazioni di bilancio che il MIM ha effettuato tra settembre e novembre del 2024 – si legge – è stato possibile dare copertura ai ratei contrattuali del personale con incarichi di supplenza breve e saltuaria inseriti e autorizzati dalle scuole. Il ministero, tra novembre e dicembre è così riuscito, per la prima volta negli ultimi 10 anni, a garantire il pagamento di tutti gli stipendi che sono stati autorizzati dalle segreterie scolastiche nei tempi previsti“.
Greco ha precisato: “Se vi sono casi di ritardato pagamento, occorre verificarne le cause rispetto alle situazioni specifiche. In ogni modo, si tratta di un fenomeno di dimensioni notevolmente contenute rispetto a quanto accaduto negli ultimi 10 anni“.
Nella nota si precisa inoltre che “il 18 gennaio è calendarizzata l’emissione di Noipa e in questa circostanza si darà copertura a tutti gli stipendi arretrati”.
Infine, dal MIM hanno assicurato di aver “comunque preso contatti direttamente con il sindacato Gilda per avere l’elenco delle segnalazioni in modo da poter fare le opportune verifiche”.