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Prof per mesi senza stipendio per un "tilt" Fonte foto: iStock

Prof per mesi senza stipendio per un "tilt": cosa è successo

La storia della docente rimasta senza stipendio per settimane per un blocco nella burocrazia, e come lei migliaia di insegnanti: la denuncia

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

Migliaia di insegnanti si sono ritrovati senza stipendio per mesi a causa di tilt del sistema tecnico. Come loro anche Eloisa Aquilina, docente originaria di Agrigento trasferita a Lampedusa per insegnare, che ha denunciato i limiti della burocrazia del sistema scolastico e le condizioni lavorative degli insegnanti, che hanno organizzato uno sciopero il 31 ottobre in tutta Italia.

Un’odissea, questa, che ha messo in difficoltà molte famiglie di docenti assunti a tempo indeterminato nell’anno scolastico 2023/24 e molti supplenti nominati dalle Gps (Graduatorie Provinciali di Supplenza). Vediamo cos’è successo.

Perché alcuni prof sono rimasti per mesi senza stipendio

C’è stato un vero e proprio tilt nella burocrazia scolastica italiana, che ha portato migliaia di docenti a non ricevere lo stipendio per settimane e addirittura per mesi dall’inizio del nuovo anno scolastico. In particolare, si tratta di una parte dei docenti assunti a tempo indeterminato nell’anno scolastico 2023/24 e di supplenti che sono stati nominati dalle Gps.

Ma cos’è successo? Il blocco dei pagamenti sarebbe dovuto a un rimpallo di responsabilità tra ministero dell’Istruzione e del Merito, segreterie scolastiche e ragionerie territoriali. Le mancate comunicazioni tra organi amministrativi e i ritardi nella stipula dei contratti, sembra che abbiano portato il ministero dell’Economia e delle Finanze a non acquisire in tempo i pagamenti, dando vita a questo tilt tecnico che ha messo in difficoltà numerose famiglie.

La denuncia della prof Eloisa Aquilina

“È stato umiliante, molti si sono indebitati, altri per non usare l’auto si sono messi in malattia”, le parole della professoressa Eloisa Aquilina, intervistata da “La Stampa”. Dall’inizio della scuola è rimasta senza stipendio per settimane, fino a due mesi. La sua storia è come quella di migliaia di insegnanti italiani. Per alcuni il problema è stato risolto soltanto pochi giorni fa, mentre altri devono ancora attendere.

“Noi docenti ci siamo improvvisati tecnici amministrativi per la stipula dei contratti di validazione e trasmissione sul Sidi, il sistema informativo dell’Istruzione, un’area riservata in cui sono disponibili le applicazioni (e relative comunicazioni) per le segreterie scolastiche e gli uffici dell’amministrazione centrale e periferica che hanno il compito di acquisire, verificare e gestire i dati che il sistema informativo raccoglie sui docenti, sia per quanto riguarda il ruolo che in pratica non hanno comunicato, le scuole non hanno stipulato i contratti in tempo”, spiega la docente.

“La situazione quest’anno pare sfuggita fuori da ogni controllo da parte del Ministero dell’istruzione e del Merito e Mef – racconta Aquilina -. Molti colleghi nominati da Gps, infatti, ovvero i cosiddetti supplenti annuali, sono rimasti anche loro a bocca asciutta per due mesi. Probabilmente la scuola oggi rappresenta perfettamente le falle in cui vive questo Paese”.

Il blocco dei pagamenti, che ha messo in difficoltà intere famiglie, ha indotto la professoressa Aquilina a lanciare una petizione su Change.org per cercare di smuovere le acque. “Come comitato docenti vincolati abbiamo lanciato una provocazione. Ovvero uno sciopero generale fatto il 23 ottobre, data in cui normalmente i dipendenti pubblici percepiscono gli stipendi”, ha spiegato nell’intervista. Ad aderire alla petizione sono stati numerosi insegnanti da tutta Italia.

“La minaccia di un papabile sciopero ha sembrato dare i suoi frutti nelle prime 24 ore, tanto che miracolosamente il Mef aveva acquisito i nostri contratti dandoci il contentino di possibili pagamenti il 25 ottobre, salvo poi rimandare ulteriormente la data di riscossione al 28 ottobre”. Ritardi che hanno messo in seria difficoltà molti docenti, soprattutto coloro che vivono lontano da casa e che devono affrontare ulteriori spese per affitti e trasporto. “Ho saputo di colleghi davvero in una brutta situazione, che hanno chiesto prestiti ad amici e parenti”, denuncia Eloisa.

Il 31 ottobre, la scuola e le università si sono fermate per lo sciopero proclamato da Flc Cgil, con manifestazioni, presìdi e flash mob in ben 40 città italiane. Alla base della manifestazione c’è la richiesta di un contratto giusto e un lavoro stabile per docenti e personale Ata. Ma la delusione della prof Aquilina si allarga anche ai sindacati, che non starebbero ottenendo ciò che gli insegnanti chiedono a gran voce. “Gran parte dei docenti in Italia oggi non si riconosce in alcuna sigla sindacale. Abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa, e i sindacati hanno firmato contrattazioni che non ci garantiscono. Mi dica lei se dobbiamo continuare a subire un trattamento simile. Gli ultimi d’Europa e gli ultimi in Italia in termini di retribuzione. Siamo veramente stanchi e arrabbiati”.

La polemica contro il ministero dell’Istruzione e del Merito

La denuncia di molti docenti è legata proprio alla burocrazia scolastica lenta e farraginosa che mette in ginocchio l’intero sistema. “È chiaro che la scuola stia vivendo un momento di profonda difficoltà – afferma Eloisa -. Da educatori siamo diventati meri burocrati”, una condizione che “non ci consente di manifestare e applicare la libertà di insegnamento che la costituzione ci garantisce (art.33)”.

E a proposito del ministero dell’Istruzione e del Merito, infine, dichiara: “Mi verrebbe da dire del demerito, vista la nostra situazione. Nell’ambiente scolastico infatti da troppi anni ormai non si tiene conto del merito e delle competenze del corpo docente”, e cita il caso delle abilitazioni a pagamento erogate da chiunque, che hanno ribaltato le graduatorie per le supplenze e penalizzato colleghi preparati, vincitori di concorso, professionisti affermati che per motivi meramente economici”.